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Girando per le vie di paesi e soprattutto di città ti capita di incontrare e di leggere le insegne più strane. Alcune coinvolgenti, altre deludenti, altre ancora normali, altre di grande impatto visivo.
Girando per le vie di paesi e soprattutto di città ti capita di incontrare e di leggere le insegne più strane. Alcune coinvolgenti, altre deludenti, altre ancora normali, altre di grande impatto visivo.
Quelle che colpiscono di più, in genere, sono quelle dei ristoranti o dei bar accorsati. Mai avrei immaginato, camminando in macchina, per una strada affatto secondaria di Cosenza, di notare una insegna assolutamente inusuale. “Clinica audiologica”.
Mi sono chiesto, ovviamente cosa faranno mai?
Mi fermo, trovo un parcheggio idoneo ed entro. Non c’erano né pubblicità di apparecchi acustici, né disegni di anziani, men che meno camici, pigiami ed infermieri. Solo una bella signora – e la cosa non guasta, anzi- alla reception. Di cosa vi occupate esattamente, chiedo. Un attimo, e la faccio parlare col dottore, è stata la pronta e garbata risposta. Arriva un uomo sulla quarantina in camice bianco e mi fa accomodare nella sua stanza. E da lì, se ne vanno due ore due di discussione. Con me a domandare ed il signore- scoprirò poi essere il dottore-titolare della clinica- a rispondere puntualmente. Insomma, questo signore si chiama Giuseppe Blasi, cosentino di nascita e di residenza. Mi racconta la sua vita, avendomi riconosciuto come vecchio giornalista televisivo, conduttore del Tg.
“Come le è saltato in mente di aprire questa clinica a Cosenza”? Nella risposta, la prende alla lontana e mi racconta le sue peripezie, non dissimili da quelle di uno studente universitario più di altri tempi che di adesso. Squattrinato, vecchia auto, poche lire in tasca, alla ricerca di un posto. “L’unica strada che mi si apriva era quella del collaboratore scientifico del farmaco, peraltro ero portato a occuparmi di medicina, perché meno difficile e di grandi soddisfazioni.” Invece, il nostro “audiologo”, lo scoprirò dopo, non ha trovato la casa farmaceutica che pure gli avevano promesso. Passa ad una società di recupero crediti, ma il lavoro non era facile né remunerativo a sufficienza. Il mondo di questo signore era più vicino, dice, alla medicina e alla sofferenza. Gira e rigira, allora come oggi, nonostante il pnrr, colloqui dopo colloqui, finisce in una agenzia di pompe funebri, con annessi e connessi. Guadagnava pure bene, ma non riceveva le soddisfazioni che avrebbe voluto. Il solito parente interviene perché aveva conosciuto un signore che era stanco di vendere protesi ortopediche. Lo pagavano bene, ma era sempre in giro per conoscere potenziali pazienti-clienti.
Man mano che comincia a prendere contezza, dalle ortopediche passa alla protesi per l’udito. In questo settore, girava a comando. C’era un capo area che lo “amministrava” e gli indicava i clienti-pazienti da visitare e tentare di convincere ad acquistare gli apparecchi. Tutto questo nell’Alto Jonio cosentino, con Rossano, città di riferimento. Arriva a Cosenza e mentre sta aprendo la filiale, una vicina, che aveva compreso l’attività che si apprestava ad iniziare, sottopone al futuro audiologo, il problema di una bambina che non riusciva a sentire le parole della mamma.
“Da uomo, la bambina non mi ha sconvolto, ma mi ha coinvolto”. Aveva interrotto gli studi, riprende e riesce a laurearsi in tecniche audio-protesiche, a Siena. Con l’esperienza acquisita, con gli studi fatti e con la strumentazione indicata, mi aggiunge entusiasta, aveva restituito la felicità alla bambina, che chiamandola per nome- Annalisa- gli aveva rivolto un bel sorriso, il primo della sua vita. Gli è costato sacrifici non indifferenti, seguire i corsi di medicina specialistica a Siena, col professor Luigi Infantino. Fino ad oggi, quando ha deciso di aprire questa clinica audiologica, l’unica della Calabria, tra le poche del Mezzogiorno. Una clinica che si avvia sulla strada del successo, grazie anche alla telemedicina, che, com’è noto, ha fatto passi da gigante.
La sua più grande soddisfazione, a parte il guadagno?
“Il sorriso sulle labbra delle persone e degli accompagnatori che vengono da noi”.
Pazienti con i quali si instaura un rapporto di empatia e che vogliono, giustamente, essere seguiti sempre. Ed in Molise, per questo, è stata fatta una convenzione con la Regione per quanti soffrono di ipoacusia. Solo così chi ha uno scarso udito non si isola più, gli torna il sorriso sulle labbra, socializza. Insomma, può cambiare –grazie a questo tipo di clinica- la qualità di vita della famiglia. Non si restituisce solo la vista agli orbi, ma anche l’udito a chi non sente e non a chi non vuole sentire.