Elezioni e Crisi di Governo, ormai siamo diventati “Caoslandia”

L’Italia del remare contro in balia di poteri esterni? L’analisi dello scrittore Mimmo Nunnari non lascia molto spazio alla speranza.

di Mimmo Nunnari
Domenica 31 Luglio 2022
Roma - 31 lug 2022 (Prima Pagina News)

L’Italia del remare contro in balia di poteri esterni? L’analisi dello scrittore Mimmo Nunnari non lascia molto spazio alla speranza.

Dopo l’indecifrabile crisi del Governo Draghi (scelta interna? o incoraggiamento esterno?) torna l’interrogativo preoccupante se esiste davvero l’Italia, se ha un ruolo come nazione nello scacchiere europeo e sulla scena internazionale, o se è il solito “paese più disgraziato e principesco della terra” (la definizione è di Mark Twain del 1867) spesso in balia di poteri esterni. Non è dubbio da poco, per capire se gli italiani [lo Stato, dopo più di un secolo e mezzo dall’Unità] siamo quel che vogliamo, oppure se siamo quello che vogliono gli altri, come è probabile: un suk delle barbe finte di ogni dove. 

Non sveliamo un segreto se diciamo che l’Italia con la sua capitale Roma è uno
dei principali crocevia di operazioni diplomatiche internazionali che più esplicitamente potremmo chiamare intrighi. Da sempre sul Belpaese, baricentro mediterraneo, africano e mediorientale, sede anche del Vaticano, puntano gli occhi vigili diplomatici, lobbisti e spie di tutto il mondo, per cui, quando accade qualcosa che riguarda le nostre istituzioni (Governo, Parlamento) non sappiamo perché accade: se per volontà interna o se ci sono manine straniere che aiutano, orientano o ricattano.

Le letture quando ci troviamo di fronte a certe questioni possono essere tante. Nei giorni scorsi misteriose ombre russe sono state proiettate sullo scenario politico nostrano, coinvolgendo la Lega di Salvini in un inquietante sospetto di relazioni pericolose tra la Russia e il Carroccio. E’ stato il giornale “La Stampa”, a rivelare notizie che gettano una luce Russa sulla caduta di Draghi.

Ma anche “la Repubblica” il giorno dopo ha titolato: “intense relazioni di Berlusconi e Salvini con l’ambasciata di Mosca”. Ma se procediamo con ordine dobbiamo ricordare che dopo l’invasione scatenata da Putin contro l’Ucraina 30 diplomatici russi sono stati espulsi e prima ancora si era registrato l’affaire Bliot, con l’arresto di un ufficiale della marina accusato di aver venduto documenti segreti ai russi.

In mezzo a questi recenti impicci c’è stata l’indagine del Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) circa rapporti tra il premier (ex) Conte e il ministro della Giustizia Usa Bill Barr e successivamente si è registrato il caso dell’ambigua missione umanitaria russa nella prima emergenza Covid, che si sospetta sia stata un’operazione di spionaggio sanitario. Non ci sono tuttavia prove di attentati alla sicurezza nazionale, o di complicità italiane nelle azioni di spionaggio, ma c’è stata quantomeno una indubbia disinvoltura nell’affrontare certi dossier.

Lo si può dire, senza recare offesa a nessuno. L’Italia è da sempre così: un via vai inquietante di “stranieri” che agiscono per interesse dei loro Paesi. Forse, con Draghi, per via del suo indiscusso prestigio le cose stavano cambiando, ma l’ex banchiere centrale dell’Ue è stato impallinato dal remare contro, che è un altro vizio della politica italiane.

Un difetto, che insieme a tante altre cose che sarebbe lungo elencare, non ci fa godere di buona fama all’estero.
Tempo fa un politico (italiano) di lungo corso affermava: “Noi sappiamo benissimo quanto poco siamo considerati in Europa e nel mondo, anche dai nostri partner. Ma facciamo come se contassimo davvero. Mimiamo lo Stato che non abbiamo”.

E’ forse e questo il problema: lo Stato, che non abbiamo, che non è compiuto, ricentrato, unito da un ideale comune. L’Italia, la nostra Italia, nonostante le battaglie risorgimentali, non è altro che la conseguenza delle decisioni di altre potenze: la Francia prima di tutte. La nazione dello Stivale non è nata dell’emancipazione della borghesia, tantomeno dalle ambizioni di quel geniale statista piemontese che è stato Camillo Benso di Cavour e neanche dal piglio rivoluzionario del generale Giuseppe Garibaldi. L’Italia unita era ed è rimasta un’Italia senza Italia, non è stata mai un progetto geopolitico.

All’epoca, il processo unitario fu un matrimonio fatto frettolosamente sol perché altri Paesi dell’Europa erano realtà unitarie da tempo, e non si voleva correre il rischio [per l’Italia spezzettata fin dai tempi di Giulio Cesare] della non unità, che aveva dei costi. Non ci sono stati moti spirituali, culturali e politico-letterari a rincorrere l’unità italiana, poiché al fondamento sono mancati un’identità e un interesse comune, per la nazione in fieri.

L’unità, fu qualcosa a metà tra il matrimonio d’interesse, il matrimonio obbligato e il matrimonio di riparazione, e questo marchio, indefinibile, misterioso, disdicevole, ha prodotto disuguaglianze, rancori, egoismi, incomunicabilità. Il costo della non unità, che sembrava alto prima dell’unità, fatta l’unità, in modo malcerto, resta un costo altissimo che si riflette anche sulla sicurezza dell’l’Italia, sul suo essere sistema. Lungi dall’essere una nazione realmente unita da Nord a Sud l’Italia è una nazione adusa a remare controcorrente.

Come si può classificare altrimenti un Paese che ha per costume di abbattere i suoi governi, uno dopo l’altro, senza che ci sia una ragione credibile, un interesse logico, superiore, nazionale? La caduta del Governo guidato da Mario Draghi è l’esempio, lampante, dell’esercizio del remar contro, del mettere il bastone tra le ruote, del mettersi di traverso per antica italica abitudine, per superficialità, incoscienza e scarso senso dello Stato.

Nessuno potrà provare che Draghi sia caduto per rispondere ai desiderata di qualche potenza straniera, ma il sospetto c’è, inutile negarlo: davvero abbiamo bruciato uno degli uomini di maggior prestigio internazionale per un inceneritore d’immondizia a Roma? O per basso calcolo elettorale del politicume di oggi?

Dopo questa crisi l’Italia è caoslandia, ed è in questa situazione di oscurità e d’incertezza che andremo a votare. Le elezioni saranno una via crucis per gli italiani, consapevoli che non cambierà nulla, se non in peggio. E’ come quando si cambia l’amministratore del condomino: quello che viene dopo è quasi sempre peggio di quello di prima.

Mai, come adesso, l’Italia, paese delle piccole patrie e delle tribù politiche è in pericolo, appetita dalle potenze straniere che se la contendono. L’amara conclusione è che la storia italiana non appartiene al genere epico -  com’è stato per molte grandi e piccole nazioni del mondo -  ma a quello della commedia, appunto all’italiana.

 


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