Fare Sindacato, la “lezione” di Pier Paolo Bombardieri dedicata a Roberto Castagna

Leader al contrario. Libertà, giustizia sociale, tutela dei lavoratori”, appena fresco di stampa l’ultimo saggio di Roberto Castagna, sindacalista da una vita, per passione e per mestiere, per giunta in una regione lontana dal mondo come lo è ancora la Calabria, scritto a quattro mani con il giornalista Francesco Kostner per la Pellegrini Editore.

di Pino Nano
Domenica 02 Ottobre 2022
Roma - 02 ott 2022 (Prima Pagina News)

Leader al contrario. Libertà, giustizia sociale, tutela dei lavoratori”, appena fresco di stampa l’ultimo saggio di Roberto Castagna, sindacalista da una vita, per passione e per mestiere, per giunta in una regione lontana dal mondo come lo è ancora la Calabria, scritto a quattro mani con il giornalista Francesco Kostner per la Pellegrini Editore.

Non ha nessun dubbio il Segretario Generale della UIL Pier Paolo Bombardieri su quello che è e su quello che deve essere il ruolo del sindacato in Italia, e soprattutto su cosa significhi oggi dover fare il sindacalista per mestiere in una delle regioni più periferiche del Sud del Paese come la Calabria.

Nella bellissima prefazione che il leader sindacale dedica al il saggio di Roberto Castagna, sindacalista calabrese anche lui, Pier Paolo Bombardieri spiega senza retorica e senza mezzi termini che scegliere di fare il Sindacalista comporta rinunce e sacrifici.“Dedicarsi agli altri vuol dire impegnare il proprio tempo per chi ha bisogno. Tempo che si sottrae, per esempio, alla propria famiglia ed alla sfera degli affetti personali. Tempo non sempre preventivabile o circoscrivibile, perché chi fa Sindacato con passione sa che non esistono giorni festivi né telefoni spenti. Chi compie la scelta di esercitare il proprio mestiere, il proprio incarico, la propria funzione nel Mezzogiorno d’Italia, più specificatamente nella nostra splendida Calabria, si confronterà con dinamiche più complicate rispetto a chi opera in altre aree del Paese; non necessariamente meno affascinanti e umanamente più ricche ma sicuramente più ostiche perché la questione meridionale resta immutata e si è, per certi aspetti, accentuata”.

Ma è ancora più forte il ruggito del “leone” che in questi anni ha saputo riportare la UIL ai tavoli del grande confronto sindacale: “Chi fa Sindacato – sottolinea Pier Paolo Bombardieri- è per definizione presidio di legalità e sollecitatore di risposte. La parabola di Roberto Castagna abbraccia questi elementi che fanno rima con generosità e coraggio”.

Assolutamente convincente e avvolgente il ritratto che il laeder sindacale dà del suo “amico e compagno di lotta” Roberto Castagna, e che Pier Paolo Bombardieri definisce “Un dirigente sindacale di lungo corso, apprezzato e riconosciuto, con grande capacità di ascolto, di unire e di fare squadra, che ha attraversato le fasi salienti della vita della UIL ad ogni latitudine di incarico. Una vita di battaglie, trascorsa dalla parte dei lavoratori e delle persone. Una vita spesa nei luoghi di lavoro, nelle piazze e nelle sedi istituzionali”.

319 pagine piene di storia italiana, di lotte sindacali, di vertenze, di confronti anche durissimi, di veti incrociati, di scontri feroci con la politica, e di successive mediazioni perché con la politica che governa qualche volta bisogna anche saper mediare, caratteristica questa che ha segnato più volte la vita dello stesso Roberto Castagna per lunghissimi anni alla guida della UIL calabrese.

Ma il libro è ancora molto di più, perché a concludere il racconto che Roberto Castagna fa della sua vita e della sua “missione” a Francesco Kostner è il padre vero della UIL italiana, Giorgio Benvenuto, oggi Presidente della “Fondazione Bruno Buozzi”, storico e carismatico Segretario Generale della UIL, quando la storia della Repubblica in Italia più che altrove era scritta guidata e condizionata dalla voce e dalla forza del movimento sindacale, lui grande protagonista.

Ricordo in RAI, dove ho lavorato 37 lunghi anni della mia vita, un collega che conosceva la storia del sindacato italiano come nessun altro in Calabria, era Raffaele Malito, grande cronista politico, un giornalista che ha trascorso tutta la sua vita a tessere le lodi e gli elogi del sindacato, anche quando Raffaele Malito era convinto del contrario, ma per lui il sindacato era simbolo di libertà e di indipendenza dalla politica dominante, quindi andava difeso oltre ogni dubbio. E leggendo il saggio di Roberto Castagna, mi tornano in mente i tantissimi servizi speciali che Raffaele Malito, da socialista militante anche,ha dedicato allo stesso Castagna e alle sue mille battaglie impossibili, dando di lui -mille volte, mille- l’immagine di un visionario e di un apostolo dei poveri.Altri tempi, altre sensibilità, altre passioni civili.

Questo saggio – sottolinea Giorgio Benvenuto- “È il colloquio tra un grande giornalista ed un leader politico e sindacale carismatico. È un dibattito molto articolato a tutto campo, molto scorrevole, venato da una sottile ironia priva di luoghi comuni, denso di idee, di progetti, di proposte. È stato per me piacevole scorrere le pagine e riandare col pensiero alle tante iniziative comuni che ho avuto modo di sviluppare con lui nel mio impegno nella UIL e nel PSI”.

Una testimonianza, dunque, lucida, coraggiosa ma, quel che più vale, non scontata, capace anche – scrive nella prefazione al libro il giornalista Francesco Kostner- “di offrire un contributo alla valorizzazione e al rafforzamento dei valori fondanti della nostra Costituzione; e, dunque, della democrazia nel nostro Paese. Attraverso questa intervista, non dovrebbe essere difficile capirne le ragioni. Confermando in tal modo la fondatezza dell’opinione comune secondo la quale Roberto Castagna rappresenta un esempio di probità, serietà e responsabilità di cui la Calabria può certamente menar vanto”.

Il vero tesoro di questo libro è l’indice analitico dei temi e dei nomi che ci troverete dentro, perchè non è altro che la storia del sindacato calabrese, in tutte le sue declinazioni, in tutte le sue chiavi di lettura possibili e immaginabili, con nelle ultime pagine alcune foto dello stesso Roberto che anche nei momenti più duri della lotta sindacale si consentiva il lusso di indossare sempre la cravatta e di sorridere. Ma questo alla fine lo ha portato al successo finale.

40 anni di vita sindacale, per lui pare di capire che siano stati anche 40 anni di serenità intima. Beato lui.

 


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