Abbiamo intervistato Giuseppe Lavra di Orgogliosamente Medici, la lista che capeggia per le prossime elezioni dell'Ordine dei Medici di Roma.
Quando iniziano i problemi della Sanità italiana? Dopo la seconda metà degli anni ‘80 quando, dopo la legge 833/’78, si abbandonano gli Organi collegiali di gestione delle Unità Sanitarie e si addiviene all’aziendalizzazione del SSN con il Decreto Legislativo 502/’92 e s. m. Infatti questo processo, con l’istituzione di Organi monocratici, ha innescato una serie di interferenze che hanno minato progressivamente l’efficienza e la qualità dei Servizi che, subito dopo il ’78, stavano in discreta salute, tant’è che si parlava allora del miglior Servizio Sanitario del mondo.
Quale altra tappa ha conosciuto il nostro SSN? Potrei riferirmi alla 229 del ’99 che ha definitivamente svilito il ruolo e la funzione della componente tecnico-professionale degli operatori sanitari, medici in primis, per favorire quella politico-gestionale ed in particolare l’ingresso massiccio del privato di modesta qualità nel SSN. Poi è sopraggiunta la crisi economica del 2008 che ha innescato la stretta economica ed ha devastato le risorse umane col blocco del turnover protratto per circa 12 lunghi anni, riducendo i Servizi Pubblici a situazioni da terzo mondo, favorendo quel privato di cui sopra.
Ci sono altri aspetti che hanno contribuito a questo disastro? Certo. Una programmazione assurda della formazione degli operatori che ha creato ad esempio il famigerato imbuto per l’accesso alla formazione specialistica post laurea, determinando il dramma della fuga all’estero di migliaia di professionisti sanitari, nell’arco degli ultimi dieci anni. Senza considerare lo scadimento e l’inefficienza degli Atenei che non hanno mai voluto coinvolgere gli Ospedali nella formazione dei medici. Poi è arrivato COVID, il quale non solo ha generato le situazioni che stiamo vivendo da oltre dieci mesi, ma ha messo a nudo tutte le conseguenze degli errori commessi, calandoci nel dramma attuale. In questo sfacelo le principali responsabilità ricadono sulla classe politica dirigente ma anche sugli organismi di rappresentanza delle professioni sanitarie che si sono fatte troppo spesso conniventi e non per ragioni nobili.
Ora cosa si può fare? Riesaminando a fondo e seriamente dove abbiamo sbagliato e prendendo le mosse dai principi di solidarietà e universalità del ’78, credo si possa ricostruire un SSN degno di questo nome. E’ però necessario che si realizzi prima un progetto in cui i Servizi Sanitari pubblici siano portanti e i Servizi Sanitari privati siano sussidiari ad esso e tutto deve essere rigorosamente definito secondo parametri di efficienza e qualità strutturale, organizzativa e tecnologica. Il tutto nel rispetto dei ruoli e delle competenze di tutti gli attori del sistema, politica compresa. Purtroppo non si vede all’orizzonte chi possa assumersi un tale compito in modo credibile, anche se questo progetto non è più eludibile. L’alternativa sarà che tutto il Paese si adegui ai livelli di Sanità attualmente vigenti nel centro sud.
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