Gli italiani e il sesso, più metodi naturali e lezioni già dalla primaria

L’indagine della Fiss per la Settimana del Benessere Sessuale mette a confronto le risposte di oggi con quelle di quattro anni fa.

(Prima Pagina News)
Martedì 03 Settembre 2019
Roma - 03 set 2019 (Prima Pagina News)

L’indagine della Fiss per la Settimana del Benessere Sessuale mette a confronto le risposte di oggi con quelle di quattro anni fa.

Crescono i metodi naturali fra i contraccettivi utilizzati, si abbassa l’età ideale in cui seguire lezioni di educazione sessuale e cala chi ammette il tradimento. Per la VI edizione della Settimana del benessere sessuale, in programma dal 28 settembre al 5 ottobre 2019 in tutta Italia, la Federazione Italiana di Sessuologia Scientifica (FISS) ha condotto un’indagine sulle abitudini e le preferenze degli italiani a letto. Questa volta la Federazione ha distribuito lo stesso questionario del 2015 con l’obiettivo di fare un confronto. Alla domanda “Se il partner non vuole avere rapporti sessuali, qual è il comportamento che adotta prevalentemente?”, oltre il 51% ha risposto che “Cerca di parlarne col partner” in linea con il risultato di quattro anni fa. La percentuale più alta a seguire è rappresentata da chi sceglie di fare finta di niente (14.6%). Cresce il numero di chi chiede aiuto esterno a uno specialista, quest’anno salito all’1,7% rispetto allo 0,9% del 2015. Resta costante la percentuale che invece sente aggressività e la mostra (2,5%). Oltre il 44,9% pensa che sia la comunicazione la componente più importante in una relazione affettiva di coppia. Al secondo posto compare la fiducia (30,7%) e la reciprocità (17,4%). Il 2,1% sceglie l’umorismo mentre supera di poco lo 0,3 l’aspetto economico. Chi nel 2019 lascia nel cassetto il condom spiega che diminuisce il piacere (31,1%, nel 2015 era il 45%), il 9,7% invece per non interrompere il rapporto. Sale ma di poco la percentuale di chi dice di non usare il preservativo perché costa troppo (oggi è il 2,1%, nel 2015 era l’1%). Anche se non usano il profilattico durante il rapporto, gli intervistati sanno che il rischio di contrarre infezioni sessualmente trasmissibili è alto (50%), altissimo il 36% mentre ritiene sia basso il 10,2%. Sale la consapevolezza sul rischio di una gravidanza indesiderata (dal 50% del 2015 all’attuale 58,1%) e si conferma il 2.5% di chi crede sia una ipotesi inesistente. Fra i contraccettivi preferiti, resiste come quattro anni fa al primo posto la pillola per il 34%. Cresce chi si affida ai metodi naturali (oggi al 13%, ieri era il 7%). Il preservativo femminile è più conosciuto di quattro anni fa ma ancora non spopola. Oggi è noto al 52,5% degli intervistati che però afferma di non usarlo. Nel 2015 invece oltre il 50% degli intervistati non lo conosceva. Oggi come ieri solo l’1% lo usa ma non ha intenzione di farlo di nuovo. Coloro che hanno risposto al questionario fanno parte di un esercito di amanti fedeli: solo il 15,7% ammette di aver tradito il partner attuale. Il dato è in calo rispetto alla tendenza di quattro anni fa quando a tradire era il 21%. L’introduzione dell’educazione sessuale nelle scuole dovrebbe essere introdotta durante la primaria per il 38,6%. Si tratta di una abbassamento dell’età visto che nel 2015 era la scuola media a vincere le preferenze (46%). Per il resto, le risposte rimangono in linea: per il 67,8% l’educazione sessuale andrebbe affidata agli specialisti mentre il 24% preferisce i genitori e il 7,2 sceglie gli insegnanti. Confermata la tendenza su quando avere il primo rapporto sessuale sia per i maschi sia per le femmine. Nel questionario di quest’anno, il 51,1% crede sia meglio che un maschio abbia il suo primo rapporto sessuale intorno ai 17-18 anni. Solo il 12% pensa che il ragazzo debba superare la maggiore età. Anche per le ragazze, secondo il campione, il passo andrebbe fatto a 17 anni (49,2%), con un aumento al 14,8% di coloro che pensano che sia meglio superare i 18. Cresce la concezione che l’omosessualità sia un orientamento sessuale (oggi è l’87,5%, nel 2015 era l’83%) e cala la fetta di chi la considera una malattia (oggi è lo 0,4%, nel 2015 era l’1,55%). Il campione di circa 500 persone è composto dal 75.2% di donne e il 24,8% di uomini. Le risposte sono state raccolte tramite il sito e la pagina Facebook della Fiss da giugno a luglio 2019. Il 55,9% che ha risposto sono celibi o nubili. Il 31% è coniugato, il 10,6 è separato e il 2,1 è vedovo. Il 22,9% si dichiara single, il 51,3% come coppia convivente e il 25,8% come coppia non convivente. Oltre l’88,8% è prevalentemente eterosessuale, solo il 7,2% è omosessuale e il 4% è bisessuale. La maggioranza, circa l’64,1%, non ha figli. Così come un abbondante 44,5% ha come titolo di studio la laurea e ben un oltre il 26% che ha una specializzazione post laurea. La maggior parte è occupato (oltre il 73%) ma non manca un 7,4% di disoccupati e un 9,5% rappresentato da studenti. Per lo più vivono nel Nord Italia (48%). Fra le religioni professate, vince il cristianesimo (53,6%) e al secondo posto l’ateismo con oltre il 29,9%. "I dati confermano dei trend che conosciamo, meno uso dei contraccettivi e della protezione anche a fronte della maggiore consapevolezza delle malattie sessualmente trasmissibili, cresce il bisogno di informazione e si ritiene sia giusto inserirla sin dalle elementari. La sessualità è un argomento sempre più diffuso nella popolazione ma che riceve ancora poca attenzione a livello di politiche sociali e sanitarie. Abbiamo bisogno che sia preso in carico e non lasciato soltanto alla libera iniziativa di professionisti che se ne occupano facendo del proprio meglio, ma non essendo adeguatamente sostenuti", commenta la dottoressa Roberta Rossi, presidente della Fiss.


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