Sei sicuro di voler sbloccare questo articolo?
Economista, Esperto in Politiche e Programmi dell’Unione Europea, Professore Universitario di “Impresa turistica e mercati internazionali” presso l’Università della Calabria, campus nel quale ha conseguito con lode la laurea in “Economia e Commercio con indirizzo in Economia delle Amministrazioni Pubbliche e delle Istituzioni Internazionali”, il prof. Peppino De Rose è l’uomo che per motivi di studio oggi conosce meglio di chiunque altro oggi il mondo dei calabresi sparsi per il mondo.
All' Università della Calabria, dove oggi insegna, ha ricoperto da studente, la carica di Presidente del Consiglio degli Studenti. Ha conseguito il Dottorato di ricerca in “Formazione della Persona e Mercato del lavoro” presso l’Università di Bergamo e diverse specializzazioni. Tra queste, la specializzazione in “Governo del territorio” presso l’Università Guglielmo Marconi di Roma e in “Management delle imprese non profit” alla Bocconi di Milano. È stato cultore della materia in Diritto Pubblico, Legislazione Scolastica e Pedagogia presso l’Università della Basilicata.
Da giovanissimo è stato chiamato a svolgere funzioni di consulente e consigliere politico nei Bureaux dei Deputati al Parlamento Europeo, e di esperto presso vari dipartimenti della Regione Calabria, in particolare presso il Dipartimento Programmazione Nazionale e Comunitaria e il Dipartimento Turismo e Beni Culturali. Fra le altre cose che fa è anche direttore scientifico di progetti di ricerca sperimentale sul turismo internazionale e l’internazionalizzazione delle Regioni del Mezzogiorno d’Italia.
-Professore, nessuno meglio di lei conosce il mondo dei Calabresi che sono lontani. Da dove vogliamo partire?
Dalla consapevolezza che i calabresi nel mondo rappresentano uno straordinario patrimonio di conoscenza e cultura oltre che un modello vincente di impegno, sacrificio e abnegazione nel mondo del lavoro.
-In che senso Professore?
Essi rappresentano una grande risorsa per le importanti reti di relazioni intessute a livello nazionale ed internazionale che possono tornare utili al sistema Calabria, aiutando ad accrescere la reputazione della regione nei Paesi in cui oramai vivono e lavorano, stimolando anche la domanda di beni e servizi nei mercati ed incoraggiando l’attrazione degli investimenti in Calabria.
-Ha un valore sociale tutto questo?
Non lo dice mai nessuno, ma i Calabresi nel mondo, grazie ai successi ottenuti in tutto il mondo, rappresentano il miglior testimonial della Calabria e rappresentano anche un grande esempio per i giovani calabresi, che oggi, così come nel passato, sono ancora costretti a partire dalla Calabria in cerca di fortuna altrove.
-Mi pare che nella maggior parte dei casi non abbiamo molte altre alternative, non crede?
Mettiamola allora così, la Calabria oggi è una meravigliosa terra che gode di una serie di potenzialità in linea alle esigenze dei mercati internazionali. Una serie di fattori favorevoli, come l'andamento demografico in Europa e le nuove abitudini o aspettative dei turisti, richiamano oramai ad un adeguamento rapido da parte degli attori dello sviluppo dei territori per poter creare un livello di competitività soddisfacente in grado di utilizzare al meglio l’importante patrimonio storico, culturale e naturale disponibile capace di generare posti di lavoro continuativo.
-Cosa c’entra tutto questo con i giovani?
C’entra, e come! I giovani calabresi svolgono un importante ruolo di promotori dello sviluppo. Il problema è che il passaggio, naturale e spesso scontato dal mondo della scuola, della formazione a quello del mercato del lavoro, nell’ultimo decennio si è configurato sempre più difficoltoso ed all’insegna di una strada incerta e tortuosa da percorrere, tanto da spingere le istituzioni europee e nazionali a considerare nuovi strumenti per garantire ai giovani l’accesso alla vita attiva.
-Sembra una cosa facile?
È un passaggio quanto mai delicato, che implica l’incontro tra più attori quali giovani, istituzioni scolastiche, università e mercato del lavoro, poiché non sono ancora ben chiari i legami e le corrispondenze tra formazione, sostegno all’occupazione e conseguente sviluppo economico della Calabria. Nonostante il ritardo di sviluppo della Calabria rispetto alle altre regioni d’Italia e d’Europa, di cui tutti siamo consapevoli per come emerge anche dai documenti report della Commissione europea, si stanno verificando una serie di condizioni favorevoli che possono generare un cambiamento ed una rinascita della nostra Regione.
-Nel senso che ci sono ancora spazi di movimento importanti?
Ne sono certo. La Calabria, nonostante tutto, rimane ancora una regione attrattiva ed a forte potenziale di crescita, oltre per le oggettive bellezze e patrimonio culturale e turistico, ma anche per tutta una serie di mutamenti a livello globale.
-Da economista, ci aiuta a immaginare il futuro?
Entro il 2030 la maggior parte dei Paesi mondiali avranno a disposizione una popolazione identificabile in maggioranza come ‘’ middle class’’. Ci sarà una maggiore richiesta di beni e servizi di qualità ed una crescente urbanizzazione: ogni anno entreranno a far parte della popolazione urbana di 65 milioni di persone. La dimensione della ‘’classe media globale’’ crescerà sino a un valore di 4,9 miliardi di persone nel 2030, ci saranno popolazioni sempre meno giovani ed i trend settoriali nel turismo sono quelli del turismo lento, naturalistico, esperienziale e culturale. Infine, c’è una grande attenzione da parte delle persone a livello mondiale sull’alimentazione di qualità, e la Calabria è la patria della Dieta Mediterranea, questa antica pratica alimentare supportata da studi scientifici che incide positivamente sulla longevità delle persone.
-Esistono dei numeri reali relativi a questo mondo?
Assolutamente si. Le associazioni italiane all’ estero sono distribuite nel seguente modo: in Europa 3.319 unità, 2.865 unità tra America settentrionale e meridionale, Oceania 755, Asia 702 ed infine 15 unità in Asia. Il maggior numero di associazioni italiane si trova in Svizzera con le sue 1.438 unità e in Germania con 645 gruppi, come risulta dai dati provenienti dal sito del Ministero degli Affari esteri, Direzione Generale dell’Emigrazione e degli Affari esteri.
-Sono tante, e che ruolo hanno a suo giudizio?
Le associazioni cercano di preservare e rafforzare l’identità di provenienza, creando dei momenti di socializzazione senza operare con l’idea di contrapporsi a quella che è la società che li ospita. L’ obiettivo è quello di creare una posizione intermedia tra la comunità di partenza e i luoghi che ospitano gli emigrati. Anche le associazioni calabresi sono nate con questo spirito ed assumevamo la forma di società di mutuo soccorso.
-Può darci un’idea di quante siano oggi le associazioni dei calabresi all’estero?
Attualmente le associazioni calabresi all’ estero che sono iscritte ai registri sono un totale di 178 unità.
-Abbastanza per dare il senso della nostra presenza nel mondo?
Sa cosa succede? Che i processi che si innescano con questo tipo di azioni sono più che positivi perché abbattono qualsiasi confine nazionalistico, aprono gli occhi ad un mondo multiculturale dove chi prima era percepito come uno “straniero” possa essere invece oggi una risorsa che permette di aprire una finestra su delle realtà diverse rispetto a quelle che siamo abituati a vivere quotidianamente.