I PROFILI DI PPN: Gennaro Calabrese, Un Calabrese su Marte

L’impatto con Gennaro Calabrese, attore, showman, comico e imitatore alla Alighiero Noschese, è a dir poco traumatico. 45 anni il prossimo 3 maggio, alle spalle una bellissima storia di emigrazione e di successi, e davanti a lui ancora una sequela di appuntamenti e di grandi eventi che prima o poi lo consacreranno stella di prima grandezza del teatro comico italiano.

di Pino Nano
Lunedì 25 Aprile 2022
Roma - 25 apr 2022 (Prima Pagina News)

L’impatto con Gennaro Calabrese, attore, showman, comico e imitatore alla Alighiero Noschese, è a dir poco traumatico. 45 anni il prossimo 3 maggio, alle spalle una bellissima storia di emigrazione e di successi, e davanti a lui ancora una sequela di appuntamenti e di grandi eventi che prima o poi lo consacreranno stella di prima grandezza del teatro comico italiano.

Divertente? È dire poco. Satirico? È dire ancora molto poco. Intelligente? È dire certamente troppo poco. Ma allora, di cosa parliamo in realtà? Bene, oggi abbiamo scelto di raccontarvi la storia di un geniaccio da teatro, un ragazzo reggino che ha appena concluso la sua tournée al Teatro Roma di Piazza Santa Maria Ausiliatrice, cuore più solenne del quartiere romano di San Giovanni, con il tutto esaurito per giorni, e standing ovation ogni sera alla conclusione del suo show. Che fare in una situazione come questa? Cercare di saperne di più, del resto non c’è altra via di uscita. Ecco allora, che domenica pomeriggio mi presento, insalutato ospite, al teatro che sta in Via Ubertide e mi confondo tra il pubblico in sala. Roba da impazzire, credetemi.

Per due ore sono alle prese con un saltimbanco fuori da ogni schema, una sorta di giullare di corte chiamato dal re per ridare il sorriso al figlio depresso, un attore poliedrico, dalle mie sfaccettature possibili, uno showman capace di parlare più dialetti diversi, ma soprattutto una forza della natura, una carica umana da lasciare strabiliati, una corsa contro il tempo, decine di gag diverse, decine di imitazioni strabilianti, decine di testi mozzafiato, applausi a più non posso, altro che circo del sorriso. Molto peggio, e molto di più. Se vi capitasse di trovare nelle vostre città un manifesto con questo tiolo “Un Calabrese su Marte”, non abbiate nessun dubbio, lo spettacolo vale il costo del biglietto, e alla fine resterete delusi solo perché dopo due ore di spettacolo l’unica domanda che vi chiederete è “ma come, è già finito?”. Del resto sul cartellone ufficiale dello spettacolo avevamo già letto. “Tra buchi neri, stelle cadenti, meteore, extraterrestri e interterroni, non resta che allacciare le cinture e prepararsi ad uno spettacolo…di un altro pianeta”. Come dire? “Uomo avvisato, mezzo salvato”.

La storia che questo artista porta in scena racconta “l’umanità seriamente minacciata da una serie di eventi che ne mettono a rischio la sopravvivenza”. L’unica soluzione, quindi, per evitare l’estinzione del genere umano è ricominciare su un altro pianeta. Ecco allora che un coraggioso e improbabile “Comandante”, insieme al suo buffo equipaggio, decide di avventurarsi in una missione interstellare, con l’obbiettivo di trasferire le “migliori” menti del nostro paese, sul pianeta Rosso.

È un viaggio divertentissimo, spettacolare, interamente vissuto a bordo della navicella dal nome tipicamente “calabrese”, Cipollo 11, in un susseguirsi di colpi di scena, dove per due ore di fila avremo a che fare con tutti questi strani personaggi “a cui è affidato il compito di garantire la continuità della razza umana”. E solo alla fine, nel caos generale di un teatro che ha ripreso ad emozionarsi, e soprattutto a sorridere, viene fuori la grande verità ufficiale della storia, e cioè che il comandante che ha guidato su Marte questa moderna “Arca di Noè” è semplicemente, e incredibilmente, un “terrone calabrese” a cui nessuno prima di quell’impresa avrebbe mai dato un solo centesimo di credito.

Bellissimo. Uno spettacolo davvero coinvolgente, costruito con rara intelligenza, e recitato alla grande, da questo straordinario marpione da cabaret che si chiama Gennaro Calabrese, e che da anni calca le scene, non dei tribunali come invece dovrebbe, ma dei teatri di mezza Italia. A questo punto vi chiederete, cosa c’entri il riferimento ai tribunali. Bene, c’entra e come, perché Gennaro Calabrese ha due vite parallele e due storie professionali completamente diverse, che di tanto in tanto si incontrano senza mai però incrociarsi sul serio.

C’è, infatti, un Gennaro Calabrese che per professione fa l’avvocato, regolarmente laureato in giurisprudenza, e regolarmente iscritto al Consiglio Nazionale Forense, dopo aver superato in maniera brillantissima il suo Esame di Stato. E poi c’è l’altro Gennaro Calabrese, che è invece l’attore comico che incanta e emoziona il suo pubblico, questo stupendo menestrello d’altri tempi che abbiamo avuto la fortuna di incontrare sul palcoscenico del teatro Roma di San Giovanni, e alle prese con un astronave che si richiama- ma non poteva che essere così- alla cipolla di Tropea e con dentro un carico di salumi pecorino e ‘nduja calabrese da portare su Marte per sfamare gli ospiti della sua Arca.

Poliglotta? Non ci crederebbe nessuno, ma Gennaro Calabrese oltre che l’inglese, come lingua straniera quasi obbligata ormai per il mondo dello spettacolo, parla oggi correntemente almeno, e benissimo, quattro dialetti italiani diversi, naturalmente quello suo, il calabrese, ma conosce e parla correntemente anche il napoletano, il palermitano, e il romano. E se in teatro o al cinema gli chiedono di interpretare personaggi diversi, non ha nessuna difficoltà a interpretare ruoli che richiedano la cadenza catanese, livornese, fiorentina, emiliana, romagnola, umbra, piemontese, barese, leccese, abruzzese, genovese, milanese, e persino bresciana. e bergamasca. Insomma, genio e sregolatezza insieme, follia e fantasia nel senso più completo del termine. Ma non basta. Perché da grande imitatore quale è diventato nel corso di questi anni l’avvocato Gennaro Calabrese è in grado di interpretare al cinema anche personaggi alle prese con l’accento e lo slang tipico dell’uomo medio americano, tedesco, giapponese, arabo, persino africano. Una vera e propria macchina infernale.

Ma nella vita di questo giovane avvocato squattrinato c’è anche tantissima radio: “Voci di Serie A”, Radiosa Music; “I Mattinieri”, Radio KissKiss; “Ridi Radio”, RTR; “Rete Sport”; “Il Comunikattivo”, RadioUNO;“Ottovolante”,RadioDUE;“A tutte le auto kisskiss”,Radio KissKiss;“Tentata Evasione”, Centro suono; “Ma mi faccia il piacere”, Radio Touring 104;“Mucho Gusto”, Nuova Spazio Radio; e “Radio cuore”.

Una palestra senza pari questa della radio per Gennaro, perché la radio è uno dei pochi strumenti della tecnologia moderna che se non sai dominare ti distrugge nello stesso momento in cui entri in regia per la messa in onda. In radio, o ci sei o non ci sei, e il pubblico da casa ormai sa bene di cosa ascoltare e soprattutto di chi fidarsi, e per Gennaro la Radio è stata una miniera infinita di ascolti e di fans, su cui poi costruire questa “strabenedetta” immagine televisiva.

Appena in giro si sparge la voce del suo talento non mancano gli inviti “a colazione da Tiffany”. Ecco allora i primi festival, e le prime vere comparsate importanti, termine che in gergo tecnico indica la partecipazione ufficiale ai grandi eventi. Dal “Festival di Castrocaro”, al “Premio Alighiero Noschese” a San Giorgio a Cremano, a “Bravo grazie” a Saint Vincent, l’anno prima “Bravo Grazie” al Teatro Francesco Cilea di Reggio Calabria.

Ero ancora giovanissimo quando partecipai per la prima volta come concorrente al programma di Rai 1 “Si, si è proprio lui”, il concorso nazionale per Imitatori condotto da Luisa Corna, e in cui venni subito definito un caratterista di talento. Poi, nel dicembre del 2006, ricevetti a San Giorgio a Cremano il Premio Nazionale intitolato al più grande trasformista e imitatore di sempre, Alighiero Noschese. Non potevo desiderare di più e di meglio. Noschese rimane uno dei monumenti sacri del mondo di noi imitatori”.

-Ma quanta televisione c’è nella vita di un artista eclettico e poliedrico come lui?

Più di quanto non si immagini. Una miriade di partecipazioni eccellenti, di prime serate, di programmi famosissimi, ma anche di tanti programmi di nicchia, alti e bassi, una roulette russa, oggi in cima, domani in coda, poi di nuovo in cima, vai dove ti porta il vento, è la filosofia degli uomini di spettacolo, che non si fermano mai, e soprattutto che non fanno mai nessuna differenza tra un programma di prima serata o un programma che va in onda a notte inoltrata. Per un artista, il palcoscenico è vita, e per vivere non c’è ora che non sia utile per farlo. 

-Progetti futuri? Possiamo parlarne?

Uno solo per ora. Certo che possiamo parlarne. Il mio desiderio più grande oggi è quello di poter dividere la mia vita tra Roma e Reggio Calabria. Tra Roma e la Calabria. Un mese qui, un mese laggiù, poi di nuovo in partenza ma per farne sempre ritorno. Sento che il mio cuore è diviso tra Roma e Reggio, e lo sarà così per sempre. Sai cosa mi manca di più stando in giro per il mondo? Mi mancano le voci e i volti di Sbarre, del mio quartiere che era Gebbione, i negozi e il caos di Viale Aldo Moro. Mi manca Pentimele, mi manca il mio mare, e i tramonti dello Stretto. Ma questo non lo scrivere, per favore, perché mi prenderanno per un provinciale che non ha capito come va il mondo. Ma la verità, è che il mio mondo più caro è rimasto ancora laggiù.


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