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Il Capo dello Stato a Vienna: "Il crimine organizzato può essere vinto a patto che le istituzioni e le varie articolazioni della società si riconoscano nei doveri condivisi di civica responsabilità".
Il Capo dello Stato a Vienna: "Il crimine organizzato può essere vinto a patto che le istituzioni e le varie articolazioni della società si riconoscano nei doveri condivisi di civica responsabilità".
“Oggi l’Onu continua a essere la cornice di riferimento fondamentale per affrontare sfide che travalicano i confini nazionali: la promozione di un’agenda condivisa per la preservazione del nostro pianeta, le sfide poste dall’intelligenza artificiale, la tutela della salute globale, solo per citarne alcune: il crimine organizzato rientra in questa categoria di sfide che richiedono una risposta internazionale costante e coordinata. In questo lungo percorso non sono mancati ostacoli, errori e lacune, in parte riconducibili a carenze strutturali dell’Organizzazione, in parte all’altalenante volontà politica degli stessi Stati membri a sostenerne pienamente l’azione”.
E' quanto ha detto il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, intervenendo a Vienna per il 25mo anniversario della Convenzione delle Nazioni unite contro la criminalità organizzata transnazionale.
“La recente riforma UN80 varata dal segretario generale Guterres – ha proseguito – è stata avviata per fornire risposta a questa richiesta di maggiore efficacia. Si tratta di un passo nella giusta direzione che, comunque, sollecita a una riflessione più ampia sugli stessi meccanismi decisionali dell’Onu, a cominciare del Consiglio di Sicurezza, la cui composizione – e i cui poteri in capo ai membri permanenti – riflettono il mondo del 1945. L’Onu può adempiere al suo mandato di garante della pace internazionale soltanto se gli Stati che ne fanno parte le consentono di farlo. E, tuttavia, le Nazioni Unite restano, pur con tali limiti, uno strumento straordinario e insostituibile di pace e di stabilità, che sarebbe irresponsabile indebolire”.
“Il quadro geo-politico che abbiamo di fronte, dalla perdurante guerra di aggressione russa all’Ucraina, alla crisi in Medio Oriente, all’instabilità in diverse aree del continente africano, spesso associata a drammatiche crisi umanitarie, richiede con tutta evidenza un sostegno attivo dell’Onu, non certamente il suo smantellamento. Penso, ad esempio, all’esigenza di rafforzare – e non demolire – l’architettura relativa al disarmo e alla non proliferazione delle armi nucleari, in una fase storica in cui, invece, assistiamo a inaccettabili allusioni all’impiego di armi di distruzione di massa. Non esistono alternative al multilateralismo, a meno che non si ritenga di imboccare la strada dei conflitti permanenti, con un ritorno ad una visione primitiva dei rapporti fra i popoli, i cui esiti sono storicamente e drammaticamente ben noti”, ha detto ancora Mattarella.
“Il crimine organizzato può essere vinto a patto che le istituzioni e le varie articolazioni della società si riconoscano nei doveri condivisi di civica responsabilità. È vero nei contesti nazionali ed è vero a livello sovranazionale. Del resto, come si potrebbe pensare o pretendere di combattere in modo diverso e con successo attività criminali transnazionali? Giovanni Falcone aveva intuito l’importanza della cooperazione internazionale come strumento per contrastare la criminalità organizzata: dai traffici illeciti alla movimentazione dei proventi di reato per il loro riutilizzo e riciclaggio”, ha aggiunto il Capo dello Stato.
"Oggi, qui, a Vienna, rinnoviamo solennemente il nostro impegno contro la criminalità organizzata. Si tratta di una comune responsabilità morale che appartiene alla comunità internazionale nel suo insieme, e deve unirla. La Convenzione di Palermo, con i suoi Protocolli Addizionali, nasce proprio dalla consapevolezza che il fenomeno della criminalità transnazionale, come tutte le altre sfide globali, può essere affrontato soltanto con un largo concorso di forze”, ha proseguito.
“Da qui deriva la sua perdurante attualità, a 25 anni dalla sua firma. Attualità che ci interpella severamente, a fronte dei risultati che ha saputo concretamente promuovere con riferimento a quella tensione morale, a quel sentimento del dovere, a quella determinazione che Giovanni Falcone riconduceva alla stessa dignità della persona”, ha concluso Mattarella.
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