Milano: maschera licenziata per aver gridato "Palestina Libera", Tribunale condanna la Scala

Teatro condannato al risarcimento.

(Prima Pagina News)
Giovedì 27 Novembre 2025
Milano - 27 nov 2025 (Prima Pagina News)

Teatro condannato al risarcimento.

Il licenziamento, da parte del Teatro alla Scala di Milano, della maschera che, lo scorso 4 maggio, aveva urlato "Palestina libera" poco prima dell'inizio di un concerto in occasione della riunione della Asian Development Bank, alla presenza della premier Giorgia Meloni, è "illegittimo".

Lo ha stabilito il Tribunale del Lavoro del capoluogo lombardo, aggiungendo che il Teatro dovrà risarcire la ragazza, pagando le mensilità maturate dal giorno del licenziamento fino alla scadenza del contratto (30 settembre) e tutte le spese legali.

La sentenza è stata emanata dopo mesi di tensioni e mobilitazioni per l'accaduto.

Questa sentenza, riferisce il legale della ragazza, Alessandro Villari, rappresenta "una questione di principio": un lavoratore, ha ribadito, non può essere allontanato per aver espresso le sue opinioni, anche platealmente.

Lo scorso 4 maggio, la ragazza, che stava lavorando come maschera, si era allontanata dalla sua postazione, per salire alla prima galleria del loggione e gridare “Palestina libera”.

Questo episodio aveva causato momenti di tensione e portato il Teatro ad intraprendere un provvedimento disciplinare, culminato con il licenziamento. Questo ha aperto un dibattito pubblico, alimentato anche dalla presenza della premier Meloni all'evento.

Il provvedimento era stato giustificato dalla Scala richiamando l’allontanamento dal posto di lavoro e il comportamento ritenuto inappropriato per il contesto istituzionale.

La sentenza di oggi ha riacceso il confronto sulla vicenda: la Cub e diverse associazioni pro-Palestina hanno sostenuto da sempre che il licenziamento fosse un atto politico e, per supportare la ragazza, hanno organizzato presidi, scioperi e una raccolta firme. Oltre a questo, il consigliere comunale dei Verdi Carlo Monguzzi aveva proposto la sua candidatura all'Ambrogino d'Oro, mentre il deputato di Avs Nicola Fratoianni aveva depositato un’interrogazione al ministro della Cultura Alessandro Giuli.

La decisione del Tribunale del Lavoro, ha fatto sapere la Cub Scala, “dimostra che si è trattato di un licenziamento politico”. Esprimere la propria opinione, ha riaffermato la sigla sindacale, non può essere un reato.

Le motivazioni della sentenza verranno depositate nel corso dei prossimi giorni, e potrebbero dare ulteriori elementi per valutare la proporzionalità del licenziamento. Da parte sua, la Cub ha già invitato i lavoratori a scioperare domani e a prendere parte alla manifestazione per la Palestina, che si terrà proprio a Milano. Il sindacato, inoltre, ha chiesto al Teatro alla Scala di rinnovare il contratto alla ragazza, “per evitare ulteriori contenziosi”.

Al momento, il Teatro non ha rilasciato alcun commento ufficiale sulla sentenza.


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