Non è stata ancora trovata una soluzione al giallo della morte di Paolo Calissano, l'attore 54enne improvvisamente scomparso a Roma quattro giorni fa.
A trovare il corpo, nella sua casa di Monte Mario, è stata l'ex fidanzata, Fabiola Palese, che non riusciva a mettersi in contatto con lui da 24 ore.
L'attore non rispondeva più a chiamate e messaggi dalla sera del 27 dicembre, come si evince dal suo ultimo accesso su WhatsApp. "Credo che non abbia retto a tutti i farmaci che prendeva per via della depressione", ha detto l'ex fidanzata al Messaggero.
Nel corso di un'intervista telefonica a "Pomeriggio 5", la donna ha raccontato: "Non voglio che venga ricordato solo per le circostanze della sua morte o per quello che lui ha fatto nel 2005". "A lui faceva male che venisse sempre rimarcata questa cosa. Era sensibilissimo".
Non è ancora chiaro cosa sia accaduto prima che il corpo fosse ritrovato, la porta di casa era blindata. "Paolo non si chiudeva dentro", ha detto ancora Palese, "quando vivevamo insieme ero io a dare le mandate perché ero fissata, lui non lo ha mai fatto".
La donna ha poi dato conferma di quello che aveva raccontato al Messaggero, in merito al fatto che Calissano assumesse farmaci per dormire: "Ultimamente dormiva sempre. Era appena uscito da una clinica, da circa un mese, proprio per sistemare il sonno", ha detto.
Nel corso del programma di Canale 5 è stata intervistata telefonicamente anche la psicoterapeuta che ha avuto in cura Calissano a Genova: "Quando ho visto Paolo era voglioso di cambiare, di riprendersi la vita", ha detto, "era molto motivato e determinato". "Purtroppo talvolta i farmaci legati a questo tipo di patologia cozzano con le droghe assunte e risulta un mix mortale".
Dell'attore, la dottoressa ha un bellissimo ricordo: "Era una persona buona d'animo, ma non è stato altrettanto generoso con sé stesso".
Tra gli ospiti in studio, nel blocco della puntata dedicato a Calissano, anche Patrizia Mirigliani, che pochi giorni prima, su Instagram, aveva scritto un post dedicato proprio all'attore genovese, in cui fa un collegamento tra la dipendenza da stupefacenti e la solitudine: "So cos’è la dipendenza e so quanta fatica si faccia ad uscirne. So quanto si è soli. Anche mio figlio ha vissuto momenti difficili in cui è stato abbandonato da tutti", ha detto. Sui social, la Mirigliani ha scritto: Si può morire anche per solitudine interiore, per incapacità di farcela, per fragilità, per mancanza di sostegni e supporti adeguati. La dipendenza non si debella facilmente, si radica nel cervello e agisce lentamente e inesorabilmente. Solo con tanta forza e determinazione se ne può uscire".
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