Un attore famoso non può morire. Restano i suoi film, la sua immagine, un ricordo che si perpetua sempre. Come è possibile pensare che siano morti Chaplin o Laurel e Hardy quando vediamo su uno schermo le loro scene che hanno oltre un secolo?
Alberto Sordi è ancora vivo per tutti noi, e rivedendo il Marchese del Grillo o Il medico della mutua ce lo immaginiamo accanto a noi pronto a ridere delle sue stesse battute. Non è morire, è come andare nella stanza accanto: quel modo di morire che hanno i toscani, come scriveva Curzio Malaparte, appunto, in Maledetti toscani.
Sean Connery non è morto, perché potremo rivedere Il nome della rosa e meravigliarci ancora dell’acume di Guglielmo da Baskerville; staremo male quando lo vedremo morire nei panni di Jimmy Malone ne Gli intoccabili. Qualcuno che ha visto Il giorno più lungo può riconoscerlo in uno dei soldati che sbarcarono in Normandia. Ma il suo personaggio è e rimarrà 007, il primo, quello vero.
Per tutti coloro che dal 1962 in poi, l’anno della prima apparizione cinematografica dell’agente segreto più famoso del mondo, hanno visto i film, James Bond è abbinato al volto dell’attore che lo interpretava in quel momento.
Probabilmente i nati dopo il 1960 identificano più il volto di Roger Moore mente altri, più giovani, lo vedono come Pierce Brosnan o Daniel Craig; ma dopo aver rivisto tutta la seria, compreso anche il meno fortunato George Lazenby, l’immagine di 007 non può che essere identificata con Connery al quale, possiamo affermarlo senza timore di smentita, tutti i suoi successori hanno cercato di ispirarsi almeno in qualcosa. Oggi, quindi, oltre all’uomo e all’attore, piangiamo anche 007, che quando comparirà nelle prossime pellicole, esordirà con il suo “My name in Bond.
James Bond.”, avrà un volto ancora diverso ma non più lo stesso sapore che ha avuto almeno fino ad oggi. Il personaggio di Ian Fleming, nato nel 1953, è sopravvissuto al suo creatore, morto nel 1964, quando era nelle sale il terzo film della serie: Goldfinger. Dopo Fleming si sono succeduti alla penna altri autori, e James Bond è ancora vivo e vegeto nella fantasia di chi ha continuato a sformare libri che, ce lo auguriamo, continuino ad essere trasferiti sul grande schermo.
Sarà uno 007 sempre più evoluto, tecnologico e politicamente corretto come impongono le mode del momento. I produttori lo hanno già fatto smettere di fumare ed è passato alla guida di auto ecologiche; il timore che smetta anche di bere o di corteggiare le Bond Girl mette un sincero senso di angoscia, ma speriamo che non si giunga a tanto. Già è stato un duro colpo per i puristi del genere e del personaggio rinunciare al rombo della Aston Martin al punto che, possiamo ben dirlo, il personaggio originario è già profondamente snaturato.
La morte di Connery spezza quel filo conduttore che fino ad oggi ha permesso di avere un immaginifico di continuità tra i primi libri ed i film che, adesso, è venuto meno. Niente di strano vedere in un non troppo prossimo futuro uno 007 donna o gay. Ma per chi lo ha visto, dalla sua nascita in poi, 007 ha un unico volot e la camminata che indussero i produttori del primo film, Licenza di uccidere, a scegliere un attore poco conosciuto che, da lì in poi, sarebbe diventato una leggenda dello schermo.
E le leggende non muoiono: continueremo a guardare i suoi film, ma 007 non sarà più lui. .
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