Papa Francesco ai giornalisti: “L’uomo ha bisogno di raccontarsi, per custodire la propria vita

54^ Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, il Papa ricorda i sacri doveri del giornalista moderno

di Pino Nano
Venerdì 24 Gennaio 2020
Roma - 24 gen 2020 (Prima Pagina News)

54^ Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, il Papa ricorda i sacri doveri del giornalista moderno

Non concede sconti Papa Francesco nel giorno in cui i giornalisti italiani festeggiano e ricordando il loro Santo Patrono, che è San Francesco di Sales, e nel giorno in cui Santa Roma Chiesa festeggia la 54^ Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali e che quest’anno si celebra, in molti Paesi, domenica 24 maggio, Solennità dell’Ascensione del Signore. “Desidero dedicare il Messaggio di quest’anno – precisa il Santo Padre- al tema della narrazione, perché credo che per non smarrirci abbiamo bisogno di respirare la verità delle storie buone”. Il Papa si ferma un attimo, poi riprende, e spiega che le storie di cui lui parla sono “storie che edifichino, non che distruggano; storie che aiutino a ritrovare le radici e la forza per andare avanti insieme. Nella confusione delle voci e dei messaggi che ci circondano, abbiamo bisogno di una narrazione umana, che ci parli di noi e del bello che ci abita”. Quello che Papa Francesco sogna, e lo confessa candidamente in questa giornata del tutto speciale per la Chiesa cattolica, è “Una narrazione che sappia guardare il mondo e gli eventi con tenerezza; che racconti il nostro essere parte di un tessuto vivo; che riveli l’intreccio dei fili coi quali siamo collegati gli uni agli altri”. L’uomo è un essere narrante- spiega il Papa-, “fin da piccoli abbiamo fame di storie come abbiamo fame di cibo. Che siano in forma di fiabe, di romanzi, di film, di canzoni, di notizie…, le storie influenzano la nostra vita, anche se non ne siamo consapevoli. Spesso decidiamo che cosa sia giusto o sbagliato in base ai personaggi e alle storie che abbiamo assimilato. I racconti ci segnano, plasmano le nostre convinzioni e i nostri comportamenti, possono aiutarci a capire e a dire chi siamo”. E qui la parte centrale della sua lectio magistralis: “! L’uomo non è solo l’unico essere che ha bisogno di abiti per coprire la propria vulnerabilità ma è anche l’unico che ha bisogno di raccontarsi, di “rivestirsi” di storie per custodire la propria vita. Non tessiamo solo abiti, ma anche racconti: infatti, la capacità umana di “tessere” conduce sia ai tessuti, sia ai testi. Le storie di ogni tempo hanno un “telaio” comune: la struttura prevede degli “eroi”, anche quotidiani, che per inseguire un sogno affrontano situazioni difficili, combattono il male sospinti da una forza che li rende coraggiosi, quella dell’amore. Immergendoci nelle storie, possiamo ritrovare motivazioni eroiche per affrontare le sfide della vita”. In parole molto più semplici per Papa Francesco “L’uomo è un essere narrante perché è un essere in divenire, che si scopre e si arricchisce nelle trame dei suoi giorni. Ma, fin dagli inizi, il nostro racconto è minacciato: nella storia serpeggia il male”. Naturalmente non tutte le storie sono “buone”, sono “belle”, o meritano di essere raccontate: “Quante storie – dice il Papa- ci narcotizzano, convincendoci che per essere felici abbiamo continuamente bisogno di avere, di possedere, di consumare. Quasi non ci accorgiamo di quanto diventiamo avidi di chiacchiere e di pettegolezzi, di quanta violenza e falsità consumiamo”. Ha ragione il Santo Padre quando ricorda che spesso sui telai della comunicazione, “anziché racconti costruttivi, che sono un collante dei legami sociali e del tessuto culturale, si producono storie distruttive e provocatorie, che logorano e spezzano i fili fragili della convivenza. Mettendo insieme informazioni non verificate, ripetendo discorsi banali e falsamente persuasivi, colpendo con proclami di odio, non si tesse la storia umana, ma si spoglia l’uomo di dignità”. Ecco perché una buona storia ci salva dalle tentazioni dei mille serpenti sociali che ognuno di noi si ritrova ogni giorno lungo la strada: “Mentre le storie usate a fini strumentali e di potere hanno vita breve, una buona storia è in grado di travalicare i confini dello spazio e del tempo. A distanza di secoli rimane attuale, perché nutre la vita”. Da qui alle fake news, il passo è davvero breve, e per il Papa “In un’epoca in cui la falsificazione si rivela sempre più sofisticata, raggiungendo livelli esponenziali (il deepfake), abbiamo bisogno di sapienza per accogliere e creare racconti belli, veri e buoni. Abbiamo bisogno di coraggio per respingere quelli falsi e malvagi. Abbiamo bisogno di pazienza e discernimento per riscoprire storie che ci aiutino a non perdere il filo tra le tante lacerazioni dell’oggi; storie che riportino alla luce la verità di quel che siamo, anche nell’eroicità ignorata del quotidiano”.


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