Politica, che fine ha fatto Matteo Renzi? E’ ancora il migliore?
Sono in pochi ad ammetterlo, ma Matteo Renzi è il più bravo di tutti. Fra i politici italiani, non teme e non ha concorrenti. Parola di Pierferdinando Casini.
di Gregorio Corigliano
Giovedì 23 Marzo 2023
Roma - 23 mar 2023 (Prima Pagina News)
Sono in pochi ad ammetterlo, ma Matteo Renzi è il più bravo di tutti. Fra i politici italiani, non teme e non ha concorrenti. Parola di Pierferdinando Casini.
Solo che? Solo che, lo sostiene l’ex enfant prodige della Camera, Matteo Renzi ha un nemico che rischia sempre di abbatterlo: Renzi. Se riuscisse a rottamare una parte di sé, allora sì che si aprirebbero praterie, aggiunge Casini, intervistato, per l’Espresso, da Susanna Turco.

Posso, dal mio piccolo, confermare: l’ho conosciuto personalmente tanti anni fa in Calabria. E l’ho rivisto parecchie volte. E’ stato l’allora, ed attuale sindaco di Diamante, Ernesto Magorno, a chiamarmi per un’intervista in piazza. Allora ero caporedattore della Rai, in Calabria. Non ero in quiescenza, come si dice in linguaggio burocratico.

Seguivo gli avvenimenti politici con puntualità ed entusiasmo, a differenza di oggi. Da anni sono in stato di quiete o di sospensione delle attività, non per scelta, ma obbligato (in biologia secondo Treccani, è il periodo della dormienza o del riposo, le funzioni dell’intero organismo o solo di alcuni organi sono sospese o notevolmente ridotte) per cui mi limito e ad osservare e, quando è possibile – ma non dipende da me- rendere pubblici i pensieri e le riflessioni, come nel caso, appunto, di Renzi.

Siamo stati, insieme, a Diamante, con l’attuale senatore di Rignano un paio d’ore. Appena sufficienti per tentare di capire l’uomo, il politico, l’amministratore. Molto coinvolgente, affabulatore e, soprattutto, un uomo che si ama molto, consapevole di valere assai. Quando andò via, sbagliando, dal Pd era nel pieno della forma.

Non sono molti gli anni trascorsi da allora, visto che è sceso in campo (ghigliottina! direbbe Francesco Merlo) solo dieci anni fa. Ed ha fatto tutto. Tranne che il Presidente della Repubblica, anche se un Capo dello Stato ha contribuito molto a farlo eleggere ed un altro, l’ultimo, lo stava eleggendo, ed era proprio Pierferdinando Casini.

Non ci fosse stato Salvini, il senatore di Bologna, sarebbe al Colle, al posto dello stesso Mattarella, piacevolmente e meritoriamente costretto a fare il bis. E meno male che c’è lui, in questi anni di turbolenza, diciamo così.

Renzi, adesso, non c’è, o almeno, c’è poco, rispetto alle presenze a cui ci aveva abituato. Non c’è, ma c’è, verrebbe da dire. Non gli sfugge nulle, di cose dette o scritte e fors’anche pensate da amici e nemici. Dello stesso Calenda, con cui fatto un accordo di necessità, se non di sopravvivenza. Infatti, se l’ex ministro, figlio della Comencini, applica la teoria keynesiana del moltiplicatore e dell’acceleratore, Renzi, invece, usa il pedale centrale, il freno.

La fusione, infatti, tra Azione ed Italia viva, non si è fatta, se mai si farà.

“Con Renzi, non siamo amici” ha detto Calenda, perché in politica non esiste amicizia, ma “condividiamo un percorso”. E sono contenti così, con Renzi che, sotto sotto detta la linea, e con Calenda che appare in tv e parla a nome del Terzo polo, che, però,  non sfonda. Le elezioni in Lombardia ed in Lazio sono un esempio.

Nel frattempo, l’apostolo degli aficionades della Leopolda, gira il mondo a fare conferenze, a New York, ma anche nei paesi arabi. E lo pagano bene, dice la moglie, come Giovanna Vitale ha rivelato: “Ti pagano per fare discorsi in tutto il mondo, anziché pagare me che ti ascolto gratis da trent’anni!
”.

Ed il futuro? Mi dice un suo stretto collaboratore che aspetta il prossimo anno per decidere cosa fare da grande: nel frattempo è del parere che il periodo di honeymoon della Meloni ed anche della Schlein sia nel pieno.

E non c’è nulla da fare. Neanche Renzi, che è seduto sulla riva dell’Arno ad attendere giorni migliori. Appare convinto che lo spartiacque sono le europee, quando finirà il miele – e non ci sono più api- e la luna avrà la gobba a levante (luna, quindi, calante). Ed è allora che si metterà, o dovrebbe, di traverso alle due donne. Oppure, o con l’una o con l’altra, posto che da solo, con o senza Calenda, non sfonda e non sfonderà. Il buon tempo, sempre, si vede dal mattino.

Nel frattempo aspetta di vincere altri processi intentati contro di lui. Così potrà sparigliare le carte della Meloni o della Schlein, spera. Finanche mettendosi d’accordo o con la attuale presidente del Consiglio che già in questi giorni appare in ambasce con la Lega di Salvini e non sembra avere rose sul suo cammino o con la leader del Pd che è intenzionata ad assorbire la Bonino, Fratoianni e Bonelli e, se ci riesce, a prosciugare i Cinquestelle e far tornare Conte all’università e a fare l’avvocato.

Deve stare a sentire Casini, però. Facendo sparire l’altra parte di sé che lo brucia, se vuole meritare l’appellativo di “Rieccolo” che Montanelli aveva affibbiato a Fanfani che, guarda caso, era il capocorrente di Casini. Buoni intenditori, dunque.

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