Putin: "Se gli Usa vogliono veramente la fine della guerra, smettano di inviare armi a Kiev"
“Siamo pronti al dialogo”.
(Prima Pagina News)
Venerdì 09 Febbraio 2024
Roma - 09 feb 2024 (Prima Pagina News)
“Siamo pronti al dialogo”.
Il Presidente russo, Vladimir Putin, è tornato a parlare della guerra in Ucraina, attaccando gli Stati Uniti, e ha confermato l'asse tra Russia e Cina.

In un'intervista al conduttore e giornalista americano Tucker Carlson, pubblicata sul sito web e sul canale X di quest'ultimo, si è espresso molto duramente con Washington: “Se vogliono veramente la fine della guerra basta che smettano di inviare armi all’Ucraina”.

Dure critiche anche contro gli altri alleati di Kiev, in particolare l'ex premier inglese, Boris Johnson, che, secondo Putin, avrebbe fatto saltare i colloqui di Istanbul della primavera del 2022, che avrebbero potuto cambiare l'"operazione militare speciale".

La Cia, ha proseguito Putin, è colpevole per il “golpe” di piazza Maidan, che nel 2014 causò la fuga dell'allora Presidente, Viktor Janukovic, e del sabotaggio dei gasdotti Nord Stream.

Il Presidente russo ha poi ribadito l'amicizia nei confronti di Pechino, dichiarando che “la politica estera” cinese “non è aggressiva”, e ha smentito decisamente che Mosca possa attaccare la Polonia o i Paesi del Baltico.

La Russia, ha precisato, si batterà per difendere i propri interessi fondamentali “fino alla fine”, ma non intende portare la guerra fuori dall'Ucraina.

I leader occidentali, ha aggiunto Putin, si stanno accorgendo che infliggere alla Russia una sconfitta è impossibile, e si stanno chiedendo quale tattica bisogna adottare. “Siamo pronti al dialogo”, ha detto Putin, per poi sostenere che è proprio l'Occidente a non volere le premesse di un confronto dialettico, perché non può presentare garanzie ed interlocutori credibili.

L'intervista è cominciata con un lungo excursus storico, dalla nascita dell'Ucraina come Repubblica socialista sovietica fino all'indipendenza del 1991. Quindi, Putin ha accusato la Nato di aver intrapreso “cinque ondate di espansione verso Est”, contrariamente alle garanzie fatte al termine della Guerra Fredda.

“Ci fu promesso niente Nato ad Est. Poi ci dissero che non era scritto sulla carta”, ha ricordato il Presidente russo, affermando che in passato interrogò anche Bill Clinton sulla possibilità che Mosca aderisse al Patto Atlantico, ricevendo un secco no.

Durante il vertice di Bucarest del 2008, invece, la Nato aprì all'adesione di Georgia e Ucraina. Putin ha poi detto di essere stato tratto in inganno da Washington anche nel 2014, quando gli avrebbero chiesto di frenare Janukovic nella reazione alle proteste antigovernative in Ucraina: gli Stati Uniti, ha dichiarato Putin, “mi dissero che avrebbero trattenuto le opposizioni. Mi dissero: ‘Lasciamo che la situazione evolva verso un accordo politico’”.

Come risultato si ebbe “un golpe”, a cui seguirono attacchi alla popolazione dell'Ucraina orientale, a cui la Russia non poteva non rispondere.

Secondo Putin, l'Ucraina era sul punto di raggiungere un accordo per terminare la guerra già nel 2022, ad Istanbul, ma tutto saltò per le pressioni su Kiev dall'allora premier inglese, Boris Johnson.

“Ora che pensino pure a come invertire la situazione”, ha proseguito, aggiungendo che al dialogo “non siamo contrari. La situazione sarebbe divertente se non fosse così triste. Questa mobilitazione senza fine in Ucraina, l’isteria, i problemi interni, prima o poi si tradurranno in un accordo”, e se l'Occidente smettesse di fornire armi a Kiev il conflitto “finirebbe in poche settimane. Solo a quel punto si potrebbero concordare i termini di un accordo: fino ad allora, perché dovrei chiamare Biden? Di cosa dobbiamo parlare?”.

Da parte russa, ha proseguito, non c'è alcuna volontà di espandere il conflitto e portarlo fuori dall'Ucraina: “Lo faremmo in un solo caso, se se la Polonia attaccasse la Russia. Perché? Perché non abbiamo interessi nella Polonia, nella Lettonia, o altrove. Perché dovremmo farlo? Semplicemente non ci interessa”.

Secondo Putin, la classe dirigente americana “non capisce che il mondo sta cambiando”. “Prendiamo i Paesi del Brics: nel 1992 contribuivano al Pil globale con una quota del sei per cento, mentre il 47 per cento arrivava dai Paesi del G7; ora il blocco dei Brics ha superato il G7, con una quota del 31,5 per cento contro il 30”, ha precisato il Presidente russo, per poi aggiungere che la tendenza “non ha nulla a che vedere” con quello che sta succedendo in Ucraina.

“È lo sviluppo dell’economia globale, che non può essere fermato proprio come il sole che sorge ogni mattina: bisogna adattarsi, mentre gli Stati Uniti reagiscono con la forza, con le sanzioni e con i bombardamenti”, ha continuato.

Putin non esclude che si possa raggiungere un accordo per liberare Evan Gershkovich, il giornalista del “Wall Street Journal” arrestato nel marzo dello scorso anno ad Ekaterinburg per spionaggio: “Abbiamo fatto tanti gesti di buona volontà in passato, che non hanno avuto un riscontro ugualmente significativo: ora li abbiamo esauriti, ma siamo disposti a risolvere la questione”.

Secondo quanto fa sapere il Cremlino, Putin ha accettato di farsi intervistare da Carlson perché il suo approccio non riflette la “parzialità” che, di solito, i media occidentali riservano alla guerra in Ucraina. Carlson è notoriamente conservatore e vicino a Donald Trump, che già si è affermato come contendente di Joe Biden alle prossime Presidenziali americane.

Durante l'intervista, peraltro, Putin ha fatto sapere di avere un “buon rapporto” con il tycoon e con l'ex Presidente George W. Bush, con cui Putin ha costruito, almeno in parte, una “relazione personale”. E' possibile che Mosca e Washington ricuciscano i rapporti? “Non si tratta del leader o della sua personalità, ma della mentalità: se il dominio rimarrà l’idea predominante nella società statunitense, non cambierà niente”, ha risposto Putin.

Secondo quanto riferisce il portavoce del Cremlino, Dmitrj Peskov, nel corso degli ultimi giorni sono arrivate molte richieste da parte di emittenti a livello internazionale di intervistare Putin. “Abbiamo ricevuto decine di richieste da parte dei media stranieri negli ultimi tre o quattro giorni. Questo include i media di Stati Uniti, Francia, Italia, Austria e Australia, da molti Paesi del mondo, dai più grandi media”, ha detto Peskov, secondo cui “l’Occidente studierà e analizzerà” l'intervista “con molta attenzione”.

Vari media americani, ha aggiunto Peskov, provano “invidia professionale” verso Tucker. “Per noi, la cosa più importante è sempre la reazione della nostra popolazione. Ma, naturalmente, l’interesse all’estero è importante, perché Putin esprime la sua visione del mondo, le ragioni della situazione attuale e le prospettive relative a ciò che sta accadendo in politica, sicurezza ed economia”, ha proseguito, per poi precisare che nessuna domanda è stata concordata anticipatamente con lo staff di Putin.

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