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Accoglienza trionfale a Mosca per Rino Barillari, "The King" dei paparazzi italiani. Il grande fotoreporter è protagonista di una mostra evento dedicata alla Dolce Vita, tra standing ovation, cultura e Made in Italy.
Accoglienza trionfale a Mosca per Rino Barillari, "The King" dei paparazzi italiani. Il grande fotoreporter è protagonista di una mostra evento dedicata alla Dolce Vita, tra standing ovation, cultura e Made in Italy.
A Mosca in questi giorni si parla tanto di noi, per via di una Mostra di grande successo internazionale dedicata a Rino Barillari, The King, il Re dei paparazzi romani, il principe dei fotoreporter di tutto il mondo, il ragazzo di Limbadi che a Mosca espone alcune delle sue fotografie storiche più belle sulla Dolce Vita romana. Un successo questo di Rino Barillari inimmaginabile e anche imprevisto -scrive la stampa moscovita-.
Ma il grande Barillari probabilmente è entrato nel cuore di milioni di persone in ogni parte del mondo senza neanche saperlo, o capirne il vero perché. Una leggenda vivente, un artista visionario, genio e follia, sregolatezza e rigore, sorrisi e tormenti, poesia e tragedia, passato e futuro, un uomo di un fascino debordante e infettivo.
A 82 anni compiuti il Re dei paparazzi romani racconta ai moscoviti sé stesso e la sua vita affascinante in giro per il mondo, sentimentalmente divisa a metà tra Via Veneto a Roma e Via Veneto a Limbadi, il suo paese d’origine in Calabria, dove quando ritorna lo trattano come un divo e un’archistar. Ma lui si schermisce: “So che studiano le mie fotografie in ogni parte del mondo, e leggo che ho raccontato con le mie immagini 50 anni di storia repubblicana, ma non me ne sono reso conto francamente. Certo mi fa piacere, ma la vita continua”.
Le sue foto più famose sono legate all’omicidio Pasolini, al rapimento di Paul Getty Junior, all’attentato a Papa Wojtyla in Piazza San Pietro, all’arresto aberrante, con le manette ai polsi, di Enzo Tortora, alla lunga stagione delle Brigate Rosse, alle tante stragi di mafia che hanno devastato e insanguinato il Sud del Paese.
Il grande Rino Barillari è dunque tutto questo insieme, e molto altro ancora. Se vuoi incontrarlo non hai che da scegliere, ogni sera lo trovi ancora tra Piazza Navona, Campo dei Fiori, San Lorenzo, Via Veneto, e la domenica mattina all’Angelus del Papa in Vaticano “Perché tra la folla -sorride- c’è sempre un personaggio importante o famoso da riprendere”.
Guascone e poeta insieme. Rino lo è in tutti i sensi. 82 anni meravigliosamente ben portati. Arrogante, ma solo apparentemente, con questo suo sorriso invece eternamente pronto a rendergli giustizia, accattivante nei modi, ammaliante e avvolgente sempre e comunque.
“Ho fatto sacrifici enormi, perché non ero raccomandato. E agli inizi della mia carriera dovevo pure stare attento a non creare problemi, altrimenti la polizia mi avrebbe rimpatriato. In un certo senso ero una sorta di immigrato clandestino”.
Sempre molto elegante, perfettamente impeccabile e a suo agio, il colletto della camicia bianca misteriosamente inamidato anche alle tre del mattino dopo ore e ore di appostamenti e di lavoro, mai senza polsini, con una collezione ostentata di giacche firmate da fare invidia a chiunque, e a volte anche mal portate per nasconderci dentro le sue macchine fotografiche. Mai una piega, o peggio ancora mai una macchia di caffè sul davanti, i pantaloni ampi e morbidissimi tenuti appesi da bretelle sempre nuove e dai colori sgargianti, fisicamente alto, possente, l’andatura dinoccolata e ciondolante, a tratti bullo, altre volte fanfarone, bohemienne di grande fascino, mai pesante, mai debordante, mai insolente. Con la classe innata di un principe decaduto, e a tratti anche sprezzante, con i baffi sempre ben curati, rigorosamente neri corvino come i capelli sempre ben fatti, e la smorfia beffarda di chi non ha paura di nessuno. Eccolo il “The King”, che oggi viene celebrato a Mosca dai grandi intellettuali russi, un’ennesima tappa di successo di questa sua vita ormai leggendaria.