Sei sicuro di voler sbloccare questo articolo?
Un’emergenza silenziosa che costa vite, lavoro e futuro: l’Italia investe appena il 3,4 % del Fondo Sanitario nella salute mentale, a fronte di una media UE del 5,7 %; serve raddoppiare le risorse, colmare 4 000 posti di operatori e integrare territorio, specialisti e tecnologia per fermare l’onda di ansia, depressione e dipendenze che colpisce i giovani.
Un’emergenza silenziosa che costa vite, lavoro e futuro: l’Italia investe appena il 3,4 % del Fondo Sanitario nella salute mentale, a fronte di una media UE del 5,7 %; serve raddoppiare le risorse, colmare 4 000 posti di operatori e integrare territorio, specialisti e tecnologia per fermare l’onda di ansia, depressione e dipendenze che colpisce i giovani.
Negli ultimi vent’anni, tutti gli studi scientifici hanno evidenziato una crescente emergenza globale riguardo i disturbi mentali, soprattutto tra i giovani sotto i 30 anni, ed in particolare ansia, depressione, comportamenti autolesivi, abuso di droghe.
Incrociando lo studio SISM del 2023 svolto dal Ministero Italiano della Salute con quello del 2024 fatto dalla Commissione Europea e intitolato “Un approccio alla salute mentale” è emerso come, considerando la percentuale della spesa per la salute mentale sul totale del Fondo Sanitario Nazionale (FSN), l’Italia si collochi agli ultimi posti tra i Paesi europei, essendo 24esima su 28 nazioni, con un valore pari al 3,4%. In confronto la media europea è del 5,7%, con nazioni come la Francia e la Germania che destinano rispettivamente il 15% e l’11,2% della loro spesa sanitaria alla salute mentale. Inoltre in Italia, rispetto al fabbisogno teorico, in questo campo mancano oltre 4.000 unità a livello di personale sanitario.
Tutto questo ha ripercussioni tremende, sia dirette che indirette a livello della nostra economia: il tasso di occupazione per le persone con gravi disturbi mentali è il 40,2% contro il 62,1% della popolazione generale; costoro trascorrono in media 30 settimane in più all’anno in congedo di malattia e sono più inclini a fare affidamento su sussidi di malattia e disoccupazione; molto alta la percentuale di abbandono in giovane età del lavoro!
Possiamo fare molto di più e possiamo risolvere la situazione ma i dati ci dicono che dobbiamo incrementare la spesa per la salute mentale al 6% annuo del budget utilizzato per la spesa sanitaria complessiva, tale e quale alla media dei paesi europei. Questo non basta: serve anche riorganizzare il sistema sanitario coinvolgendo le strutture sanitarie di base al fine di una completa integrazione con quelle specialistiche, come pure rivedere i rapporti e competenze con gli organi giudiziari nei riguardi delle persone affette da disturbi psichici ed autori di reati. Un coinvolgimento ed utilizzo di AI (Intelligenza Artificiale) e nuove tecnologie è la sfida del futuro.