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Nablus. Voce calma, sorriso dolce e movimenti lenti. Doa Eshtayeh, 29 anni, palestinese, mamma di due bambini di cui uno affetto da una grave forma di autismo.
Nablus. Voce calma, sorriso dolce e movimenti lenti. Doa Eshtayeh, 29 anni, palestinese, mamma di due bambini di cui uno affetto da una grave forma di autismo.
di Clara Ballari
Nablus. Voce calma, sorriso dolce e movimenti lenti. Doa Eshtayeh, 29 anni, palestinese, mamma di due bambini di cui uno affetto da una grave forma di autismo. Ci riceve a casa sua, un villaggio di Nablus, una delle città più grandi della Cisgiordania, 60 chilomentri a Nord di Gerusalemme, occupata dall’esercito israeliano durante la Guerra dei sei giorni.
Entrando ci rendiamo súbito conto della differenza di temperatura rispetto a fuori, nella sua abitazione fa molto più freddo.
Corre a mettere le ciabatte a suo figlio che si aggira scalzo. “E’ lui la sfida più importante della mia vita”, esordisce così Doa riferendosi al figlio di quattro anni, “avere un lavoro libero, gestito da me, con i miei orari, mi permette di portarlo la mattina in un centro specializzato per bambini autistici e di non stare troppo tempo lontana da lui”.
Ci racconta di essersi laureata in chimica nel 2011con il massimo dei voti ma che il mercato del lavoro è molto competitivo ed il fatto di essere madre non l’aiutava nel trovare un lavoro. La fotografía è sempre stato un hobby che si è trasformato in un vero e proprio lavoro da quando il marito è stato arrestato dagli israeliani, “mi sono trovata sola e ho dovuto trovare una fonte di guadagno, un’entrata”. Il marito è stato carcerato per “detenzione amministrativa”, retaggio dei tempi del Mandato britannico sulla Palestina storica e consente di arrestare qualcuno e tenerlo in prigione senza che ci sia una sentenza ma solo un ordine amministrativo delle autorità militari.
La trágica peculiarità della “detenzione amministrativa” è che l’ordine militare può essere rinnovato indefinitivamente di sei mesi in sei mesi senza che il detenuto possa fare ricorso e senza che siano formalizzate delle accuse da cui possa difendersi.
Quando è stato arrestato il marito, la bambina aveva tre mesi e il bambino 2 anni e mezzo, l’unico aiuto che riceveva era da parte dei suoi genitori che le hanno comprato la sua prima macchina fotográfica a fine 2016. Grazie al nostro progetto ha iniziato a seguire un Corso di fotografía tre volte a settimana dalle due alle quattro ore al giorno, “è stato difficile conciliare tutto questo è stata per me una grande sfida, trasformata oggi in grande soddisfazione”.
Davanti a lei c’era un único obiettivo, quello di riuscire. Con un grande senso di intraprendenza ha deciso di puntare tutto sulle sue doti di fotografa cominciando a ritrarre bambini e a fare reportage fotografici durante i matrimoni. Comincia a lavorare in piccoli studi, la gente inizia ad innamorarsi del suo lavoro. Con i primi soldi compra l’attrezzatura per scattare foto ai neonati, vestitini, completi, tutine, peluches, giocattoli per allestire un vero “set fotográfico” dentro casa.
Tramite il passaparola arrivano nuovi clienti e comincia ad andare lei nelle case e quando deve fotografare bambini un po’ più grandi le piace ritrarli all’esterno dove da cornice fanno vegetazione e piante, “anche ai matrimoni mi piace fare foto con il giusto panorama”. Ci rivela che molto spesso è suo papà ad accompagnarla perchè nella maggior parte dei casi i matrimoni durano fino a tarda notte, “i miei genitori mi hanno sempre supportata ed aiutata, anche quando andavo a lavorare molto spesso si prendevano cura dei miei bambini”, al contrario della famiglia di suo marito che l’ha definitivamente abbandonata quando hanno scoperto che il nipote aveva problemi di autismo.
Grazie alle attività che ha seguito del nostro Progetto ha molta più fiducia in se stessa, è stata capace di competere nel mercato del lavoro, “è cresciuta la mia autostima, era molto importante per me perchè ho iniziato dal niente”. “I vostri corsi di formazione sono stati preziosi”, sottolinea Doa, “per muovere i primi passi concreti nella fotografía, per avere nuove idee, nuove ispirazioni”; ha imparato ad usare Facebook come canale principale per fare marketing.
Grazie alle attività del nostro Progetto ha capito l’importanza del ruolo del packaging come strumento di marketing, “molti clienti vengono da me per le mie confezioni”. Prossimo passo sarà quello di comprare una macchina “qui il trasporto costa tanto”, avere un’automobile, dice, ridurrebbe le spese, la aiuterebbe anche a svolgere un lavoro migliore perchè potrebbe portare tutta la sua attrezzatura.
“Grazie al vostro intervento ci hanno portato in giro a vedere dei progetti che hanno avuto successo e questo mi ha dato una forte spinta per il raggiungimento di determinati obiettivi, non solo nel campo della fotografía, mi sento stimolata a cercare nuove strade e conoscere nuova gente”. Con fermezza e lucidità sta crescendo i propri figli, portando avanti un lavoro e aspettando di vedere un giorno entrare il marito dalla porta di casa questa volta per restare, “spero di essere un esempio di esperienza per tante donne e che riescano ad appropriarsi del proprio futuro”.