I testamenti di Armani: lusso diviso, le case vanno a familiari e collaboratori, la maison alla Fondazione

Secondo quanto stabilisce il primo testamento, entro 18 mesi la Fondazione dovrà cedere il 15% del capitale della maison ai grandi gruppi partner, oppure ad un operatore “di pari standing” scelto insieme a Leo Dell'Orco.

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Venerdì 12 Settembre 2025
Milano - 12 set 2025 (Prima Pagina News)

Secondo quanto stabilisce il primo testamento, entro 18 mesi la Fondazione dovrà cedere il 15% del capitale della maison ai grandi gruppi partner, oppure ad un operatore “di pari standing” scelto insieme a Leo Dell'Orco.

La maison di Giorgio Armani non era impreparata alla scomparsa del suo fondatore: il celebre stilista, infatti, aveva studiato con cura il futuro del suo gruppo e la distribuzione dei beni personali, contenuti in due testamenti, datati 14 marzo e 2 aprile e depositati presso lo studio del notaio Elena Terrenghi.

Dai due documenti emerge un disegno chiaro: da una parte c'è il destino della Giorgio Armani Spa, blindato nella Fondazione che porta il suo nome; dall'altra, invece, c'è il patrimonio finanziario e immobiliare, che verrà distribuito tra familiari e collaboratori di lungo corso, con un ruolo fondamentale per il compagno e braccio destro Leo Dell'Orco.

Il primo documento, stilato lo scorso 14 marzo, è incentrato sul Gruppo Armani: lo stilista ha stabilito che entro 18 mesi dall'apertura della successione, la Fondazione dovrà vendere il 15% del capitale, in via prioritaria, ai grandi gruppi partner storici della maison (cioè Lvmh, EssilorLuxottica, L’Oréal) o ad un operatore "di pari standing" scelto dalla Fondazione con Leo Dell'Orco (oppure, in sua assenza, con i nipoti Andrea Camerana e Silvana Armani).

Questa, però, è soltanto la prima tappa: tra il terzo e il quinto anno della successione, l'acquirente potrà rilevare tra il 30 e il 54,9% delle quote, avendo, quindi, la maggioranza assoluta. Se, però, questo percorso non dovesse concretizzarsi, c'è un piano alternativo: la quotazione in Borsa, su un mercato regolamentato italiano o equivalente, entro otto anni al massimo. In questo scenario, la Fondazione avrà, in ogni caso, un ruolo di controllo, con una quota al di sopra del 30,1%.

Qualunque opzione venga adottata, Armani ha messo un paletto: nessun fondo d'investimento potrà entrare nel capitale. Questo, perché lo stilista voleva che la sua casa restasse fuori da logiche speculative, e che fosse affidata soltanto a operatori industriali capaci di assicurarne la crescita e il posizionamento a livello mondiale.

Dunque, la Fondazione Armani diventa il perno della successione, con il 9,9% del capitale in azioni di categoria F e la nuda proprietà sul 90%. Dell'Orco avrà l'usufrutto sul 30% delle azioni A, mentre i familiari (la sorella Rosanna, il nipote Andrea Camerana e le nipoti Silvana e Roberta). Per quanto riguarda i diritti di voto, il 40% spetta a Dell'Orco, il 30% va alla Fondazione, il 15% a Silvana e il 15% ad Andrea Camerana.

Lo stilista ha anche previsto i nuovi nomi da far entrare nei futuri organi della Fondazione: nel CdA entrerà Andrea Camerana con il notaio Terrenghi, mentre nel comitato di valutazione entreranno le nipoti Silvana e Roberta e nel comitato di sorveglianza entreranno l’avvocato Sabrina Moretti e il notaio Carlo Munafò.

Il secondo testamento, datato 2 aprile, è incentrato sui beni personali: nella vasta e prestigiosa mappa delle proprietà ci sono St. Moritz, St. Tropez, l’appartamento di Brera a Milano, la tenuta di Broni nel Pavese, le ville di Pantelleria e Antigua, gli appartamenti di New York e Parigi. Il cuore dell'attività immobiliare, però, sta nel palazzo di via Borgonuovo 21 a Milano, che Armani aveva definito come il suo “centro dell’universo”: qui l'usufrutto a vita spetta a Leo Dell'Orco, con una clausola: finché ci vivrà, non può rimuovere arredi e ornamenti, “con la sola eccezione di un quadro di Matisse e di una foto di Rayman”.

Per quanto riguarda gli altri imobili, a Camerana andrà la nuda proprietà della casa di St. Moritz, con usufrutto a Dell'Orco, mentre a Silvana va l’appartamento di Parigi. Il 75% della società L’Immobiliare srl, che gestisce le proprietà di St. Tropez, Antigua, Broni e Pantelleria, andrà alla sorella Rosanna e ai nipoti Andrea e Silvana. Il restante 25% andrà sempre a loro, ma in nuda proprietà e con usufrutto a Dell'Orco.

Per quanto riguarda i beni finanziari, invece, spicca la partecipazione in EssilorLuxottica (2% del capitale), valorizzata in 2,45 miliardi di euro: 100 mila azioni (valore pari a 26,5 milioni di euro) andranno a Michele Morselli, amministratore delegato della società immobiliare di famiglia e amico di lunga data, mentre 7.500 azioni ciascuno (circa 2 milioni di euro) andranno a Daniele Ballestrazzi, Giuseppe Marsocci, Laura Tadini e Luca Pastorelli. Il 45% della quota restante andrà a Dell'Orco (che riceverà 960 milioni di euro), mentre il 60% andrà ai familiari (per un ammontare totale pari a 1,44 miliardi).

Il testamento ha regolato anche le risorse liquide: 40% a Dell’Orco, 60% ai familiari, con clausola speciale per le due figlie di Andrea Camerana, che riceveranno ognuna 1,5 milioni che dovranno essere versati al “Mamar trust” istituito da Rosanna. Altri beneficiari avranno 33,9 milioni in Btp.

Lo yacht andrà a Rosanna, Silvana e Andrea, che, però, avranno l'onere di concedere a Dell'Orco il diritto a noleggiarlo per quattro settimane all'anno, anche non consecutive, con priorità di scelta entro aprile. La nipote Roberta Armani e il suo compagno Paolo Berizzi, invece, potranno usare le case di New York, Parigi, Broni o, a scelta, una tra St. Tropez, Antigua e Pantelleria per soggiorni temporanei.

L'eredità di Armani è un mosaico fatto di ordine, precisione e visione, suoi tratti distintivi. La maison si occuperà del destino del mercato, gli affetti riceveranno case, patrimonio e ricordi, la Fondazione dovrà occuparsi di preservare indipendenza e continuità. Inoltre, e soprattutto, c'è una clausola tacita: niente guerre o vuoti di potere. Tutto è stato deciso, fin nei minimi dettagli.


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