Elon Musk, Trump e l’Europa dormiente: i dazi umorali e la sfida alla stabilità globale

Dai sogni politici di Musk alle trattative muscolari di Trump, passando per un’Europa che fatica a reagire: il commento di Luigi Tivelli ci ricorda quanto serva una guida lucida per affrontare le sfide geopolitiche del presente.

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Mercoledì 09 Luglio 2025
Roma - 09 lug 2025 (Prima Pagina News)

Dai sogni politici di Musk alle trattative muscolari di Trump, passando per un’Europa che fatica a reagire: il commento di Luigi Tivelli ci ricorda quanto serva una guida lucida per affrontare le sfide geopolitiche del presente.

Nel suo editoriale pubblicato su Il Tempo, Luigi Tivelli ci offre una lucida e provocatoria analisi del complesso scenario internazionale in cui si muovono tre protagonisti d’eccezione: Elon Musk, Donald Trump e un’Europa sempre più marginale. Tra illusioni politiche, dazi commerciali e leadership incerte, l’articolo si muove agilmente tra riflessione politica e ironia colta, per mettere in luce una dinamica globale sempre più instabile.

Tivelli parte dal commento dell’ex sindaco di New York, Rudy Giuliani, che liquida l’idea di un “partito di Musk” come un esercizio di fantasia. E ha probabilmente ragione: il sistema politico americano è storicamente e culturalmente ancorato a un bipolarismo robusto, dove outsider e visionari — da Ross Perot a George Wallace — hanno avuto vita breve, nonostante l’enfasi mediatica.

Ma è il secondo livello del ragionamento a colpire nel segno: i “dazi umorali” di Trump, usati come strumento negoziale più che come vera politica economica. Tivelli li definisce così non a caso: “umorali” come l’umore cangiante dell’ex presidente, ma anche “patriarcali” come lo stile di potere che incarna. Un padre severo e imprevedibile, pronto a punire o premiare a seconda della convenienza. Il problema? L’Europa, in questa dinamica, appare come una madre debole e distratta, incapace di proteggere i suoi “figli” — cioè i 27 Paesi che la compongono — da questo gioco muscolare.

Mentre il mondo assiste alla trattativa globale trasformata in una partita di poker, tra bluff e colpi di teatro, l’Unione Europea si rifugia in un immobilismo pericoloso. Tivelli cita ironicamente il “vonderleyenismo”, ovvero l’approccio attendista e poco incisivo della Commissione Europea di Ursula von der Leyen, incapace finora di rispondere in modo adeguato alle pressioni americane e alle sfide globali.

Nel frattempo, l’Italia — con Giorgia Meloni — cerca di ritagliarsi un ruolo da mediatrice, quasi materno, tra un Trump spavaldo e un’Europa incerta. Ma senza una reazione coesa e decisa degli altri grandi Paesi europei, anche gli sforzi della Meloni rischiano di restare isolati.

Il messaggio finale di Tivelli è chiaro: l’Europa deve svegliarsi, abbandonare il ruolo di comparsa e tornare a essere un attore geopolitico credibile. Solo così potrà affrontare, da protagonista, i nuovi equilibri globali dominati da superpotenze volatili e imprevedibili.


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