Enzo Tortora, il ricordo avvolgente di Raffaele Della Valle diventa un richiamo al diritto
Libri freschi di stampa. “Quando l’Italia perse la faccia” – L’orrore giudiziario che travolse Enzo Tortora, è il libro-intervista che il penalista Raffaele della Valle ha scritto a quattro mani insieme al giornalista Francesco Kostner, 40 anni dopo l’arresto del principe di “Portobello”.
di Pino Nano
Martedì 23 Maggio 2023
Roma - 23 mag 2023 (Prima Pagina News)
Libri freschi di stampa. “Quando l’Italia perse la faccia” – L’orrore giudiziario che travolse Enzo Tortora, è il libro-intervista che il penalista Raffaele della Valle ha scritto a quattro mani insieme al giornalista Francesco Kostner, 40 anni dopo l’arresto del principe di “Portobello”.

Il volume, che sarà disponibile in tutte le librerie a partire dal 15 giugno, ricostruisce la vicenda giudiziaria che travolse Enzo Tortora con l’accusa di far parte della Nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo e con un ruolo di primissimo piano nel traffico della droga gestito dall’organizzazione criminale napoletana. Era il 17 giugno 1983, su ordine della Procura di Napoli. Responsabilità gravissime e infamanti, apparse subito prive di fondamento (“Il più grande esempio di macelleria giudiziaria del nostro Paese”, definì il caso Giorgio Bocca), ma che non impedirono a Tortora, di essere condannato in primo grado a dieci anni di reclusione. Un’assurda e indimostrata impalcatura probatoria che cadde miseramente nel processo di Appello, conclusosi il 15 settembre 1986, per poi essere definitivamente smentita dalla Corte di Cassazione.

Storia di un processo mediatico soprattutto, ma che Salvo Andò, già deputato, ex ministro della difesa dal 1992 al 1993 nel Governo Amato I, e dal 2005 al 2011 rettore dell'Università "Kore" di Enna, interpreta in questo modo: “Mai, come nel caso Tortora, la distanza tra il modo di intendere la Giustizia da parte dei cittadini e quello di garantirla è apparsa tanto eclatante. Tutta la storia dell’orrore giudiziario, come l’avvocato della Valle giustamente definisce quel che Tortora fu costretto a subire, porta ad una conclusione difficile da smentire. Colpire il presentatore, che riusciva nell’impresa incredibile di mettere insieme, davanti al suo fortunatissimo “Portobello”, ventisei milioni di italiani, significava la certezza di acquisire una straordinaria notorietà. Si trattava, in definitiva, di abbattere un mito della televisione, e con un’accusa infamante, svolgendo parallelamente una formidabile opera di promozione soggettiva (e istituzionale)”.

Oggi, per la prima volta in modo compiuto ed analitico, con l’aiuto di un giornalista di vecchia tradizione come Francesco Kostner, l’avvocato Raffaele della Valle, che fece parte del collegio difensivo di Tortora insieme con il professor Alberto Dall’Ora e l’avvocato Antonio Coppola, racconta la storia giudiziaria assurta nell’immaginario collettivo a simbolo di una Giustizia contraria ai principi costituzionali e alle fondamentali regole di un equo ed equilibrato processo penale.

Coinvolgente e appassionata la prefazione che fa al libro Salvo Andò: “Questo bel libro, aiuta a percorrere con rinnovata lena il sentiero della memoria. E non è davvero poca cosa. Ma il racconto del drammatico e sventurato vortice giudiziario da cui Enzo Tortora venne risucchiato e travolto, mette in condizione di riflettere anche sui mali odierni della Giustizia. Sulle vecchie storture che albergano in questo ambito, con cui bisogna fare i conti. E qui, come anticipavo all’inizio, viene la parte forse più complicata del ragionamento. O, per meglio dire, l’opportunità di discutere a voce alta dei problemi che affliggono questo delicato, fondamentale settore”.

 

Ma è l’occasione ideale per Salvo Andò per affrontare il tema chiave della crisi della giustizia: “È stato così che la magistratura si è autoassegnata spazi decisionali incompatibili con l’indipendenza concepita come presidio della sua terzietà. Indipendenza che è stata invocata a sproposito per svolgere un’attività di indirizzo politico in materia di politiche della giustizia. Se, infatti, tale condizione, e l’autonomia che ne deriva, si leggono in questa ottica, non è agevole distinguere tra potere esecutivo e potere giurisdizionale, atteso che entrambi operano per l’applicazione della legge al caso concreto”.

 

Tortora e la giustizia, Tortora e il fallimento di un processo, Tortora e l’esaltazione dei processi mediatici, tutto e il contrario di tutto, ma neanche questo sfugge all’analisi di Salvo Andò: “La vicenda Palamara, in cui risultano coinvolti vertici della magistratura associata e leader politici, ha rivelato l’esistenza di una trama di rapporti collusivi tra “partiti dei giudici” – correnti giudiziarie – e partiti politici. E molto altro, su cui, in questa sede, non rileva soffermarsi. Basta solo considerare che dalle pratiche emerse, man mano che la vicenda in questione è stata sviscerata, si è concretizzato soprattutto uno straripamento del potere giudiziario, perseguito con sempre maggiore determinazione nel corso degli anni dai leader delle correnti dell’Anm, che mette in discussione lo stesso principio della separazione dei poteri, e quindi la tenuta dello Stato di diritto. Devianze assai gravi nell’esercizio di attività giurisdizionali e nel funzionamento del Csm di cui si sospettava l’esistenza, ma che sono state inconfutabilmente provate”. Come si fa a non sottoscrivere queste riflessioni che sanno di diritto e di difesa delle persona umana?

 

L’autore del saggio Raffaele della Valle è stato per intere generazioni, la mia certamente, una icona della difesa in un processo difficile, e un testimone puro e trasparente di come un grande penalista possa stare accanto al suo assistito.Nato ad Acqui Terme nel 1939, laureato in Giurisprudenza all'Università Cattolica di Milano, è oggi uno dei maggiori penalisti italiani. Ha alle spalle un passato pieno di passione civile e di tradizione libertaria. Segretario della Gioventù liberale a Monza dal 1959 al 1970, è stato Consigliere comunale nella stessa città dal 1970 al 1983 e membro del Consiglio nazionale del PLI. Ha svolto le funzioni di vice Pretore onorario presso il Tribunale di Monza. Nel 1994 è stato eletto deputato nelle file di Forza Italia, di cui è stato capogruppo, quindi Vicepresidente della Camera. Ha fatto parte della Commissione Giustizia di Montecitorio, nella quale ha svolto l'attività di relatore per il disegno di legge sulla custodia cautelare, ed è stato altresì membro della Commissione Stragi. È nel 1983 che difende Enzo Tortora, ingiustamente accusato di essere affiliato alla camorra e assolto con formula piena dopo una lunga e drammatica vicenda giudiziaria. Ma non solo questo. Della Valle è stato protagonista di importanti processi italiani di cronaca nera: tra gli altri, quello della modella americana Terry Broome, imputata per l'omicidio del ricco rampollo romano Francesco D'Alessio; quello nei confronti del militare italo-ucraino Vitalij Markiv, accusato dell'uccisione del fotocronista autonomo Andrea Rocchelli, nonché quello dell'ex dissidente sovietico Andrej Mironov, assolto con formula piena e con sentenza passata in giudicato.

 

Un principe del foro di Carneluttiana memoria che oggi ha il grande merito di continuare a raccontare la vicenda di Enzo Tortora ai massimi livelli istituzionali italiani ed europei. E solo per questo gli va detto grazie.


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