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“Nessun Dio…”, successo senza precedenti per lo spettacolo dedicato ai due magistrati siciliani scomparsi.
“Nessun Dio…”, successo senza precedenti per lo spettacolo dedicato ai due magistrati siciliani scomparsi.
Sold out ieri sera a Roma, al Teatro Arcobaleno di Via Reni, per la prima di “Nessun Dio…”, lo spettacolo che Erminio Amelio e Gianni Guardigli hanno scritto in ricordo di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, portando in scena un’opera-prima destinata ad un successo molto più vasto, e soprattutto magistralmente scritta per il mondo della scuole e delle università, spettacolo ideale per i giovani d’oggi e che di Falcone e Borsellino magari sanno poco e anche niente. Un teatro pieno come non mai, pubblico attento, rispettoso, rigoroso e soprattutto molto elegante, alla vecchia maniera quando a teatro si andava in giacca e cravatta per gli uomini e in abito lungo per le donne. Pubblico delle grandi occasioni per la verità, tantissimi magistrati, uomini e donne, tantissimi avvocati, una schiera infinita di giovani appassionati e studiosi del diritto, il ritrovo della casta, o meglio ancora il piacere dello stare insieme tra gente che trascorre la vita in tribunale o nelle aule di giustizia. Ma questo non solo per via del tema dello spettacolo, ma anche per via degli autori e degli attori protagonisti, che delle aule di giustizia sanno praticamente tutto e il contrario di tutto. Ad interpretare Giovanni Falcone è uno dei magistrati più apprezzati e stimati di Roma, il giudice Arminio Amelio, che dell’opera non è solo attore protagonista ma anche autore e sceneggiatore. E poi Paolo Borsellino, interpretato in maniera davvero superba e avvolgente da un attore protagonista meraviglioso, Giorgio Colangeli, che nella vita di ogni giorno fa l’avvocato e per giunta grande penalista di successo. Applausi a scena aperta ripetuti, quasi a suggellare un successo e un gradimento per nulla scontati, ma la storia interpretata da Erminio Amelio e Giorgio Colangeli è quanto storia non lontana da noi, storia contemporanea, riproposta in maniera assai credibile, veloce, moderna, reale, accattivante e avvolgente insieme, piena di riferimenti e di dettagli che sono ormai parte della migliore memoria storica di questo nostro Paese. Persino le frasi che i due protagonisti ripetono sulla scena sono testi autentici di quello che era il linguaggio schietto di Falcone e Borsellino e che poi giornalisti di tutto il mondo hanno scolpito sui propri giornali come pietre. Suggestiva anche la scena, completamente spoglia di inutili orpelli, dietro il sipario un solo oggetto reale, una panchina, una delle tante che troviamo in giro per i parchi delle nostre città, e dove Falcone e Borsellino si incontrano dopo morti, magari in un angolo sperduto del cielo, e si raccontano a vicenda, Giovanni parla di Paolo, e Paolo di Giovanni, e insieme si chiedono “Ma quello che abbiamo fatto ha davvero lasciato il segno?”, “La nostra battaglia contro la mafia ha davvero aiutato il Paese a risollevarsi dal baratro della violenza di quegli anni?”. Chi mai potrà dirlo. Quello che viene prepotentemente fuori da questo dibattito a tre, perché accanto a Falcone e Borsellino c’è anche un terzo protagonista, un giovane, Giuseppe Amelio, che i due incontrano davanti alla loro panchina, e con cui discutono della vita del Paese reale e di quanto Falcone e Borsellino abbiamo oggi lasciato nel ricordo delle generazioni più giovani., quello che viene prepotentemente fuori da questo spettacolo è piuttosto l’immensa solitudine dei numeri primi. Efficacissimo Giorgio Colangeli, che a un certo punto prende per mano il suo amico Erminio Amelio e gli riversa tutto il senso di solitudine che un magistrato come Paolo Borsellino ha vissuto sulla sua pelle, lui da solo, sempre e contro tutti, lui osannato da tutti ma guardato con diffidenza, lui amato e odiato insieme, lui solo come un cane dall’inizio fino alla fine. Bravo questo Giorgio Colangeli, peccato che nella vita non faccia prevalentemente l’attore. E lo stesso fa Erminio Amelio con Giorgio a cui racconta l’immensa solitudine di Giovanni Falcone. Spettacolo davvero molto bello, infarcito da stupendi brani si musica, con questo sax che trasforma l’oltretomba di Gianni Guardigli in un’isola quasi incantata e bellissima. Se dovessimo dare un consiglio al giudice Amelio e all’avvocato Colangeli diremmo loro “Prendetevi una lunga aspettativa, magari sei mesi, e portate questo spettacolo nelle scuole e nelle università di tutta Italia, perché i giovani imparerebbero più di quanto già non sappiamo di questi due meravigliosi eroi moderni dell’antimafia”. Stasera si replica, sempre alle ore 21 al teatro Arcobaleno di Via Reni a Roma B.N.