Giuseppe Lavra, Ordine dei Medici di Roma: ”Dopo le elezioni possibile motore di rivoluzione della nostra Sanità”
Tra poco andranno al voto per il rinnovo dei propri organismi direttivi i medici romani e dell’intera provincia di Roma. Per quanto i sondaggi possano servire in queste occasioni, come favorito ai vertici dell’Ordine del Lazio viene indicato il dr. Giuseppe Lavra eccellenza medica all’Ospedale San Giovanni di Roma.
(Prima Pagina News)
Venerdì 13 Novembre 2020
Roma - 13 nov 2020 (Prima Pagina News)
Tra poco andranno al voto per il rinnovo dei propri organismi direttivi i medici romani e dell’intera provincia di Roma. Per quanto i sondaggi possano servire in queste occasioni, come favorito ai vertici dell’Ordine del Lazio viene indicato il dr. Giuseppe Lavra eccellenza medica all’Ospedale San Giovanni di Roma.
Eccellenza medica in tutti i sensi. Medico da sempre in prima linea a difesa dei medici più giovani e a difesa della tradizione storica di quella che Lavra definisce la “mia grande famiglia”, da leader navigato della categoria oggi lo studioso romano ha ufficialmente presentato il suo programma elettorale.

-Professore, partiamo dalle criticità che secondo lei gravano sulla Professione

“Vede, esiste una progressiva erosione dell’autonomia decisionale di carattere tecnico-professionale del medico dovuta ad una eccessiva interferenza nelle scelte organizzative o addirittura di squisita natura tecnico professionali, ad opera della componente politico-amministrativa nel contesto delle organizzazioni sanitarie che, travalicando i confini delle proprie competenze, non consente una serena e talora neanche efficace gestione dei processi. Uno strumento in uso per imporre questa distorsione sono ad esempio i protocolli e/o linee guida “aziendali”, imposti in modo verticistico e a forte contenuto burocratico, spesso non coerenti con le conoscenze scientifiche disponibili. Tale prassi purtroppo sminuisce il ruolo professionale del medico, lo de-legittima, lo de-responsabilizza e svilisce l’atto medico, con inevitabili frequenti riflessi negativi sulla appropriatezza l’efficacia delle cure a danno dei pazienti e anche del clima operativo”.

-Ma quanto è importante l’autonomia della categoria?

“E’ semplice, la tutela dell’autonomia e dell’indipendenza del medico in relazione agli atti di propria ed esclusiva competenza nel nostro Ordinamento è affidata all’Ordine professionale che, per quanto riguarda la Professione medica, è stato in parte “depotenziato” dalla nuova normativa del gennaio 2018, la quale ha sotto-ordinato i precetti del Codice Deontologico Medico alle misure organizzative degli Organi di gestione sanitaria locale, inoltre anche minato la stessa autonomia squisitamente gestionale dell’Ordine professionale finora autonomo e finanziariamente indipendente dalla pubblica amministrazione, pur sotto la costante vigilanza del Ministero della Salute”.

-È vero che i medici hanno perso la propria serenità sul posto di lavoro?

“Non è facile capirlo, ma in tema di valutazione del caso di colpa medica la giurisprudenza ha per lungo tempo ritenuto di avere un orientamento teso a giudicare l’operato dei medici non già sui mezzi posti in essere nella propria opera ma sui risultati. Tale orientamento, che ad oggi sembra abbastanza superato, ha tolto però serenità all’agire professionale del medico negli anni in cui vigeva tale orientamento, ove si consideri la natura e il fine stesso dell’opera del medico. Purtroppo, in materia di responsabilità professionale del medico, dobbiamo prendere atto che non abbiamo ancora una disciplina di legge adeguata di riferimento, nonostante il timido e meritorio tentativo dell’ex Ministro Balduzzi e il meno timido ma purtroppo abbastanza inutile tentativo della Legge Gelli-Bianco. Pertanto, possiamo affermare che la necessità di apportare serenità nell’agire del medico, anche attraverso un giusto supporto giuridico, non è stata ancora conseguita. È forse questa una causa che ha innescato il fenomeno della cosiddetta “medicina difensiva” di cui si parla ormai da alcuni anni, tuttavia non sembra siano trascurabile l’incidenza in tal senso anche dei fattori culturali ed organizzativi di cui sopra”.

-Lei dice "medicina difensiva"…

“Per certi versi appare poco opportuno che si parli in modo semplicistico di “medicina difensiva”, in quanto potrebbe rappresentare un tentativo goffo ed involontariamente auto-accusatorio di tutelarsi. Tale tentativo sembra quasi teso ad esorcizzare le paure e le preoccupazioni, le quali trovano le loro ragioni invece in un grave disagio ad esercitare la Professione in un clima spesso ostile, gravato da pregiudizi diffusi e talora alimentati in modo strumentale in un contesto molto spesso caratterizzato dal caos organizzativo”.

-Non le pare eccessivo parlare di caos organizzativo?

“Mi creda, la non appropriatezza percepita è riferibile a molti fattori: le organizzazioni sanitarie inadeguate che espongono paziente ed operatore ad elevati rischi rispetto alla sicurezza delle cure, il tecnicismo professionale esasperato, la comunicazione inadeguata e l’ossessione di applicare in modo acritico le linee guida e i protocolli aziendali”.

-Perché parla di una comunicazione inadeguata?

“La comunicazione rivolta ai cittadini dai mass media in materia sanitaria risente dell’esigenza di contemperare tutte le criticità di cui sopra con gli interessi di una editoria di riferimento che non è di carattere “puro” ma molto spesso ancorata a interessi degli editori che sembrano e molto spesso sono solo normativamente “legittimi”, ma non anche eticamente e deontologicamente. Un travisamento piuttosto comune è per esempio l’equivocare la cosiddetta malasanità con la cosiddetta mala-gestione, oppure una tendenza a “scaricare” le responsabilità di eventi avversi sulla componente professionale, in quanto socialmente meno tutelata, piuttosto che sulle strutture sanitarie e sulle organizzazioni”.

-Tutto questo ha creato molto disorientamento…

“E’ possibile che tutti questi fattori abbiano indebolito un’intera Categoria professionale nella propria “coscienza” prima ancora che nella propria “scienza”, tale da renderla preda di iniziative improprie da parte di organizzazioni di altre professioni sanitarie, peraltro minoritarie nel mondo reale, le quali nei recenti anni scorsi hanno tentato di sovrapporre le competenze professionali, fino ad insidiare addirittura la competenza centrale e inalienabile del medico, quale è la formulazione della diagnosi con le conseguenti e imprescindibili indicazioni terapeutiche commisurate anche alle valutazioni di tipo prognostico. Anche la separazione-frammentazione della categoria medica nell’ambito dei diversi settori operativi del Servizio Sanitario Nazionale, non facilita l’auspicata integrazione operativa sostanziale dei Servizi Sanitari, sia di tipo interdisciplinare che di tipo interprofessionale”.

-Come dire? Una categoria abbandonata a se stessa?

“Il ritardo con cui si sta constatando questa situazione con i suoi dolorosi elementi involutivi, messi a nudo anche dalla pandemia ancora in atto, è senz’altro dovuto alla complessità del sistema come abbiamo visto sopra, ma certo vi è stata anche una pressoché completa assenza degli Organi di rappresentanza della Professione medica preposti al Governo della stessa, i quali sembra siano scivolati in una dimensione di rappresentanza di interessi di parte e di settore del tutto estranei alla Professione in quanto tale”.

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