Grandi Poeti moderni. A Corrado Calabrò il Premio Fernand Braudel 2025

Poeti eccellenti in prima fila e sotto i riflettori della grande stampa internazionale. Domani alla Camera dei deputati sarà assegnato al poeta-scrittore Corrado Calabrò il prestigiosissimo Premio di Cultura Mediterranea “Fernand Braudel” 2025. Un evento nell’evento.

di Pino Nano
Giovedì 30 Ottobre 2025
Roma - 30 ott 2025 (Prima Pagina News)

Poeti eccellenti in prima fila e sotto i riflettori della grande stampa internazionale. Domani alla Camera dei deputati sarà assegnato al poeta-scrittore Corrado Calabrò il prestigiosissimo Premio di Cultura Mediterranea “Fernand Braudel” 2025. Un evento nell’evento.

Non si poteva operare una scelta migliore di questa. Corrado Calabrò significa 90 Anni di storia calabrese in giro per il mondo. Lo studioso è stato -e rimane- uno dei testimoni più attenti e più severi della nostra storia Repubblicana. Ne è stato a suo modo artefice e costruttore insieme, custode e garante, interprete e giurista di rango, ambasciatore suo malgrado delle sue origini reggini nei consessi più esclusivi della poesia mondiale, ma soprattutto ideologo e ispiratore di scelte di politica nazionale che hanno profondamente trasformato la storia italiana. Da magistrato, è stato l’autore di quella che è forse la più incisiva e creativa sentenza del Consiglio di Stato negli ultimi settant’anni, quella che ha istituito il giudizio di ottemperanza, rigenerando letteralmente il giudizio amministrativo.

Corrado Calabrò, un “principe” della Prima, della Seconda e anche della Terza Repubblica. Oggi, nel giorno del suo ennesimo Premio alla carriera come poeta transnazionale, possiamo anche dire “Un uomo di Stato al servizio della poesia”. O meglio, “un poeta cresciuto nel mondo ovattato della diplomazia e dell’alta burocrazia istituzionale”.

“Questo riconoscimento, intitolato al celebre storico francese che ha rivoluzionato la storiografia con la sua opera "Civiltà e imperi del Mediterraneo nell'età di Filippo II", sarà conferito -dice Italo Abate, Presidente di Ambiente e Cultura Mediterranea-  al grand commis e poeta calabrese Corrado Calabrò — giurista, uomo delle istituzioni e poeta — per il contributo di Cultura mediterranea fornito con le sue opere letterarie in cui propone l’immagine dell’interscambio tra culture mediterranee”.

Il premio che viene oggi assegnato a Corrado Calabrò “celebra l'eccellenza negli studi e nelle ricerche sulla cultura mediterranea e sottolinea l'importanza di continuare a indagare e diffondere la conoscenza di una importante area geografica, e di uno spazio culturale, come afferma Braudel, che è stata non solo teatro di eventi, ma di una animata entità storica che ha modellato il destino di intere civiltà”.

“A Corrado Calabrò -si legge nella motivazione del Premio-quale figura poliedrica capace di fondere due mondi apparentemente opposti: il rigore del giurista e uomo delle istituzioni con la sensibilità del poeta. Nelle sue opere letterarie emerge la capacita di unire temi classici come l'amore e la morte; per il Mediterraneo, questo suo amore lo ha esternato, tra l'altro, producendo per l'Associazione Ambiente e Cultura Mediterranea due interessantissimi editoriali "II Mediterraneo, questo grande tapis roulant" in cui l'autore propone l'immagine dell'interscambio tra culture come auspicabile soluzione alle incertezze dell'insieme dei migranti nord-africani che approdano quotidianamente in Sicilia e "Il vento di Mykonos" in cui narra dei suoi ricordi di vita sussurrati dal vento mediterraneo di Mykonos”.

A giudizio dei giurati Corrado Calabrò “offre una visione del Mediterraneo in cui sono presenti passioni e visioni, desideri, pensieri, segni, immagini, ombre e ricordi che saltellano come delfini in un mare altezzoso; quello stesso mare che narra la nostra storia, ci restituisce i corpi dei guerrieri dei Bronzi di Riace addormentati nell'acqua ed è accarezzato da un vento che ci sussurra le loro voci raccontandoci remoto, passato e presente intrecciati nell'oblio della vita”.

Lui si racconta così: “Mi sono laureato giovanissimo in giurisprudenza nell’Università di Messina, che allora aveva docenti come Pugliatti e Falzea, a giugno del quarto anno. Ho vinto qualche mese dopo un concorso al Ministero del Lavoro e venni assegnato all’ufficio legislativo dove nel 1962 scrissi per intero la legge sul contratto di lavoro a tempo determinato, che non subì alcuna modifica in parlamento e che rimase in vigore per 40 anni. Vinsi poi il concorso a magistrato della Corte dei Conti. Ma nel contempo Manzari, che mi aveva conosciuto quando era Capo di gabinetto al Ministero del Lavoro, agli inizi del 1964 mi chiamò alla Presidenza del Consiglio, dove aveva assunto uguale incarico con Aldo Moro. Fu un’esperienza in prima linea, indimenticabile. E tuttavia, malgrado l’intensità del lavoro alla Presidenza, volevo entrare nel Consiglio di Stato. Volevo entrarci per concorso, non per nomina governativa. Ricordo che mi alzavo così alle 4 e mezza e studiavo fino alle otto, qualche volta con la mia primogenita Maria Teresa in braccio. Alle otto e mezza ero in ufficio, e venivo assorbito dal lavoro incalzante. Nel giugno ‘68, vinto il concorso, passai al Consiglio di Stato e lasciai la Presidenza del Consiglio in coincidenza con l’uscita di Moro. Successivamente, alternando con l’attività giurisdizionale, sono stato in 14 Ministeri con 22 Ministri diversi”.

Poeta sublime e di grande dimensione internazonale.


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