I Profili di PPN: Nicola Capria, un protagonista della Prima Repubblica (1)

“Se c’è da affrontare il Minotauro, Nicola Capria invece di ucciderlo preferisce catturarlo”. Lo ha scritto anni fa il calabrese Walter Pedullà, in una delle sue tante riflessioni a voce alta, per ricordare uomini e cose della sua Regione. La Calabria.

di Gregorio Corigliano
Lunedì 04 Aprile 2022
Reggio Calabria - 04 apr 2022 (Prima Pagina News)

“Se c’è da affrontare il Minotauro, Nicola Capria invece di ucciderlo preferisce catturarlo”. Lo ha scritto anni fa il calabrese Walter Pedullà, in una delle sue tante riflessioni a voce alta, per ricordare uomini e cose della sua Regione. La Calabria.

Già, la Calabria. Perché Nicola Capria non era un politico siciliano? Divenuto siciliano, ma fino alle scuole medie, é vissuto in Calabria, nato a San Ferdinando, allora e per tanti anni ancora, frazione di Rosarno.

Non sono in molti a saperlo, solo parenti ed amici molto stretti. Per tutti, lui “era” Messina, la città nella quale, da ragazzo, si trasferì, per volontà della madre, che all’epoca volle che i suoi figli – aveva anche Vito, grande specialista in ginecologia (perito in un assurdo incidente stradale)- studiassero a Messina.

La città peloritana dello Stretto accoglieva ed ha accolto fino alla fine degli anni ’80, migliaia e migliaia di studenti calabresi, soprattutto della provincia di Reggio. Tra questi anche Nicola Capria che, a differenza di tutti noi, aveva fatto anche il liceo, frequentando la più prestigiosa scuola media superiore di quegli e di questi anni, Il Maurolico.

A differenza del fratello Vito che seguì le orme del padre, medico, di San Ferdinando e dintorni, Nicola scelse la facoltà di giurisprudenza, ben sapendo che gli sarebbe stata utile, non tanto per fare l’avvocato, professione che da giovane laureato, ha pure svolto, ma per fare politica, che era la sua vera vocazione.

Andato via dalle Calabrie, come dicono, appunto a Messina, a tredici anni o giù di lì, Nicola ancora per qualche anno, tornava a San Ferdinando per le feste comandate e per le vacanze di agosto. Aveva numerosissimi parenti, zii “fratelli” “sorelle” – il padre si era sposato più volte- presso i quali trovava riferimenti materiali e morali – appoggio e consigli-.  Amava lunghe passeggiate, finanche sulla spiaggia, allora priva di lungomare, ma anche per le vie del piccolo centro calabrese.

Col passare degli anni, i rientri a San Ferdinando si diradarono. Gli studi, la professione, le prime sezioni socialiste. Già, perchè Nicola Capria, fu socialista da sempre. Non abbandonò mai il paesello natìo.  

Veniva assai poco, una due volte l’anno. Io lo vedevo a passeggio lungo la strada che portava dall’abitazione del fratello grande, medico anche lui, fino a quella della sorella Peppinella.

Un figlio di questa signora – Capria di cognome e Barbalace per via del marito –esattamente come Nicola (padre Capria e madre Barbalace)- segui perfettamente le orme di Nicola. Stava sempre con lui fino a quando – si chiama Francesco Barbalace- non raggiunse anche lui Messina. Insieme poi venivano a San Ferdinando.

Francesco – conosciuto in paese come Ciccillo- dopo essersi laureato, divenne anche lui un esponente politico di rilievo, dedito totalmente alla causa socialista: il riformismo di Nicola Capria e delle sue battaglie parlamentari, grande affabulatore. Divenne deputato al Parlamento, perché lo volle Nicola, ma anche perché per il suo diuturno impegno lo hanno voluto anche gli elettori.

Io vedevo entrambi, prima dei successi politici, a casa della mamma di Ciccillo, per cene e festicciole natalizie. Poi il salto piccolo, prima del medio e del grande. Nicola diventa consigliere comunale di Messina nel 1964, nel 1970 e nel 1975. Contemporaneamente, dopo la battaglia per l’avvio del centrosinistra a Messina e la lotta per le municipalizzazioni dei servizi pubblici, si candida al Parlamento siciliano, ricoprendo, negli anni, incarichi di grande rilievo, tra cui, quello di vicepresidente della giunta regionale. Il numero due della grande regione a statuto speciale, divisa dalla Calabria dallo Stretto.

Ed il grande salto a Roma? Era scontato. Lo aspettavano amici e parenti, e lo stesso partito che aveva guidato in quegli anni. Diventa deputato nazionale nel 1976 bruciando ogni tappa. Come ulteriori tappe ha bruciato divenendo Ministro per gli interventi straordinari nel Mezzogiorno nei governi Cossiga e Forlani, del commercio con l’estero nei governi Spadolini, Fanfani e Craxi. Poi, ministro del turismo, con Craxi, e della protezione civile con Andreotti.

Nonostante questi impegni di comprensibile e di immenso rilievo, Capria veniva a San Ferdinando. Ricordo che il Corriere della Sera, quando in agosto faceva la rubrica “dove vanno in vacanza i ministri?” al turno di Capria scriveva: a San Ferdinando, sul mare. Ed era vero, vedevo una macchia di scorta sulla porta di casa, segno che il ministro era arrivato. A mare scendeva da solo, doveva fare cento metri ed era sulla riva.

Usciva raramente. Dopo aver ricevuto qualche “cliente” segnalatogli dai parenti, mentre trascorreva il tempo libero leggendo. Ma, come scrive Pedullà nella sua riflessione, “i libri Capria li legge e li scrive, quando ci incontriamo parliamo di libri e non di politica, entrambi socialisti, io metto letteratura, lui fantasia nell’attività politica. E poi, dice ancora Pedullà, che seguiva, da universitario e da laureato, Giacomo De Benedetti, con le lezioni su Svevo, Verga, Pascoli e Montaigne.

Puntuale come un orologio, pur con la colpa di non aver fatto mai politica in provincia di Reggio, solo qualche comizio, qui e là, veniva dal fratello a San Ferdinando e amava discutere con Tina Capria, la nipote prediletta, professoressa di lettere. E se Nicola Capria, dieci giorni all’anno, pur non espansivo di parole, li dedicava alle radici, la stessa cosa non ha mai fatto il nipote, Ciccillo Barbalace, che non viene a San Ferdinando da quaranta-forse cinquant’anni. Forse invitato da me verrà per rivivere i miti del nostro passato, i ricordi di gioventù, quelli di cui si occupano i vecchietti che hanno radici.

A Nicola Capria sono dovute varie azioni, significativamente quelle legate a favorire una presenza più concreta delle imprese industriali nell’area del Mezzogiorno, di assenza dello Stato nel Sud, di lotta alla mafia, di riformismo socialista, dell’Area dello Stretto.(1-Segue)


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