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“Se c’è da affrontare il Minotauro, Nicola Capria invece di ucciderlo preferisce catturarlo”. Lo ha scritto anni fa il calabrese Walter Pedullà, in una delle sue tante riflessioni a voce alta, per ricordare uomini e cose della sua Regione. La Calabria.
“Se c’è da affrontare il Minotauro, Nicola Capria invece di ucciderlo preferisce catturarlo”. Lo ha scritto anni fa il calabrese Walter Pedullà, in una delle sue tante riflessioni a voce alta, per ricordare uomini e cose della sua Regione. La Calabria.
Chi era realmente Nicola Capria? “Nicola Capria ha fatto vedere di essere capace di fare le cose quando è stato al governo, ma non ha mai suonato le trombe per attirare l’attenzione su di sè.”
E’ lo storico professor Walter Pedullà a sostenerlo, dieci anni fa, A Messina, ad un anno dalla morte del ministro calabro-siciliano. “Il suo realismo vince sempre dove serve, ha ancora detto Pedullà, vince come la sua prosa che non promette mai, più di quello che è possibile dare”: E’ cosi, anche secondo me che, per il suo carattere, diciamo così, taciturno, mai sopra le righe, si è fatto conoscere poco. Non era facile avvicinarlo. Su di lui, però, abbiamo letto molto, sia quanto riportato, frutto del suo impegno politico e di governo che di suoi scritti, su libri e quotidiani.
Il futuro del Mezzogiorno e lo sviluppo del suo apparato produttivo, scriveva Nicola Capria, non può essere colto fuori dal quadro dell’Europa e dei grandi problemi che quest’area deve affrontare in termini di razionalizzazione e di innovazione delle sue economie. Sembra di ascoltare Matteo Renzi, all’indomani della discussione del “New generation eu” e poi del PNRR, solo che l’allora ministro del Mezzogiorno lo scriveva agi inizi del 1980. Aveva previsto, Capria, scambi ed iniziative comuni nell’area del Mediterraneo, che avrebbero offerto uno spazio di elezione per il suo decollo. Ed è in questa logica, diceva l’uomo di governo, di riconversione e di innovazione dell’apparato produttivo e di sviluppo della collaborazione nell’area del Mediterraneo, l’accordo per le forniture di gas metano tra l’Italia e l’Algeria (anni 80) che crea una sorta di asse energetico tra Sud e Nord del Mediterraneo. Di grazia non è stato proprio in questi giorni del 2022 che il ministro degli esteri Di Maio, è stato ad Algeri proprio con l’obiettivo di rafforzare la cooperazione in materia energetica tra l’Italia ed il Paese nordafricano, dopo gli sviluppi del conflitto in Ucraina? Ed è proprio l’area dello Stretto– sarebbe stata- che per collocazione geografica avrebbe potuto divenire uno snodo fondamentale del sistema dei trasporti tra Africa ed Europa. Si poneva, il ministro Capria, il problema del porto di Gioia Tauro che, dotava e dota il Mezzogiorno di un’infrastruttura mediterranea, avrebbe potuto avere un ruolo di primo piano. Ed allora era “strangolato” - diceva Capria- dall’ipotesi della centrale a carbone, per fortuna, dopo incredibili lotte a vari livelli, poi naufragata. Capria era inoltre del parere che un sistema di trasporti capace di far fronte alle crescenti esigenze avrebbe dovuto articolarsi su due assi di direzione: Gioia Tauro-Milazzo e Reggio Calabria-Villa San Giovanni-Messina Sud, eliminando così il soffocante traffico di attraversamento dello Stretto. Non se ne fece nulla. La prospettiva della metanizzazione del Sud resta un momento centrale della strategia meridionalista di Nicola, mi dice l’on. Barbalace, che ha promosso una fondazione a nome del Ministro, che ricorda l’uomo politico ma distribuisce borse di studio a studenti universitari messinesi e calabresi. Il contratto del gas con Algeri, con l’intervento anche del potente Marcora, fu firmato. Oggi si ripropone il problema con Putin, anche se il consigliere economico del ministro, Serena Purarelli, a distanza di anni, ricorda come il suo Ministro le diceva che “le popolazioni di quella parte di Africa che aveva conosciuto, hanno un tasso di crescita demografica impressionante e se non li aiutiamo a svilupparsi nel loro Paese presto ce li ritroveremo al di qua del Mediterraneo” Presbiopia e visione strategica insieme, di Capria: son trascorsi più di quaranta anni. Ed oggi? La Purarelli è del parere che i nostri maggiori fornitori di gas sono l’Algeria e l Russia, con quest’ultima che rappresenta il 27% delle importazioni. La consulente, ricorda anche che “Limes” di Lucio Caracciolo ebbe a scrivere, allora, che Capria sveva fornito, in materia di rigassificazione, un contributo- oltre un quarto di secolo fa- quando nessuno avrebbe potuto immaginare il disfacimento dell’impero sovietico” E di conseguenza, oggi, la guerra all’Ucraina da parte della Russia. Pantaleone Sergi ha ricordato, su questo giornale, l’impegno di Loiero nel 2006, in favore del rigassificatore a Gioia Tauro, che non si fece per opposizione di maggioranza e di opposizione. E a distanza di sedici anni si ripropone il problema.
Anche un alto esponente della Dc di allora, Pippo Campione, che fu presidente della Regione Sicilia, ebbe a scrivere, all’indomani della scomparsa, che Nicola Capria riuscì ad essere il leader di un socialismo finalmente giovane, che dalle esperienze universitarie a quelle della politica messinese, passerà poi a quelle palermitane ed a quelle nazionali. Anche “Il Mulino” con Pietro Scoppola ha ricordato Capria quando il ministro tentò di riformare i modi di essere della burocrazie regionali. E lì, dice Campione ancora, Capria si trovò insieme a Piersanti Mattarella: insieme imposero non solo le regole ma anche i processi formativi per i dirigenti pubblici. E sono passati quaranta e più anni, e si discute ancora del ruolo delle regioni che, se non adeguatamente riformate, non servono più, come pure si era sperato.
Con lo scioglimento del partito socialista, dopo gli avvenimenti tumultuosi che si susseguirono dal 1992, Nicola Capria si è allontanato dalla politica attiva. Come ha scritto il presidente Ciampi ho appreso –era il 31 gennaio 2009- con profonda tristezza della scomparsa repentina dell’on. Capria. Aveva 77 anni. (2-Fine)