Israele – Gaza: comunità internazionale paralizzata, Onu grande sconfitto
Il diritto di veto, in Consiglio di sicurezza, agevola la violazione del diritto umanitario.
di Marco Paganelli
Lunedì 17 Maggio 2021
Roma - 17 mag 2021 (Prima Pagina News)
Il diritto di veto, in Consiglio di sicurezza, agevola la violazione del diritto umanitario.
Le azioni ostili proseguono a Gaza e in Israele, causando la morte di numerosi civili da ambo le parti. Il conflitto è iniziato per il divieto, nei confronti degli abitanti di Gerusalemme est, di partecipare alle elezioni legislative palestinesi, poi annullate, previste per il 22 maggio.

La situazione è diventata esplosiva inoltre per i possibili sfratti qui di alcune famiglie, in caso di verdetto favorevole della Corte suprema israeliana che sarebbe duramente contestato dai destinatari del provvedimento, per consentire a una società locale di acquistare gli appartamenti in cui vivono da anni queste persone.

Il divieto di assembramento per le preghiere del Ramadan, presso la Spianata delle Moschee nella Città Santa e gli scontri con la polizia locale che ne sono seguiti, è stato così il “casus belli”.

Le violenze, registrate all’ interno dell’ edificio sacro di Al – Aqsa a Gerusalemme, hanno scatenato l’ ira di Hamas che ha iniziato a lanciare razzi, contro il “nemico sionista”, forniti anche dall’ Iran.

Gli sforzi di Benjamin Netanyahu, di normalizzare le relazioni tra il proprio Paese e quelli vicini, potrebbero essere vanificati.

L’ Organizzazione della Cooperazione Islamica ha chiesto in queste ore, al momento inutilmente, l’ immediata cessazione dell’ escalation. Alcuni dei 57 membri (tra cui Turchia e Iran) vorrebbero però l’ attuazione di una linea dura verso lo Stato ebraico, mentre altri sarebbero più disponibili al dialogo. La Siria ha sparato razzi per “solidarietà” contro Israele. Il Libano è in massima allerta per le manifestazioni al confine con quest’ ultimo. Molti non escludono un appoggio, alle milizie palestinesi, persino da parte di Hezbollah sostenuta da Teheran (Israele sarebbe colpito così su due fronti, ovvero anche dall’ area meridionale del Paese dei cedri).

Manifestazioni sono avvenute in Giordania e in Cisgiordania. L’ Egitto e il Qatar hanno fallito i loro tentativi di mediazione tra le parti in lotta. Persino i deboli appelli alla calma degli Stati Uniti non hanno avuto l’ esito sperato.

Il Consiglio di sicurezza dell’ Onu continua a essere il grande sconfitto per l’ incapacità di tutelare il diritto umanitario, nonostante sia stato istituito con questo nobile intento. I cinque membri permanenti, vincitori della Seconda Guerra Mondiale (Usa, Gb, Francia, Russia e Cina) tengono paralizzato l’ ente, come al solito, tramite l’ esercizio del diritto di veto. Sta prevalendo la logica delle alleanze su quella del bene comune. L’ ambasciatrice della Casa Bianca (Joe Biden appoggia Israele) ha espresso la propria opposizione a qualsiasi dichiarazione, o risoluzione, volta a chiedere il cessate il fuoco. E’ rimasto dunque inascoltato il monito del presidente, Vladimir Putin, che aveva ricordato, senza mezzi termini pochi giorni fa, che sono in gioco in Medioriente anche gli “interessi della Russia”.

Pechino aveva accusato, il dipartimento di Stato americano, di favorire l’ escalation tramite la contrarietà espressa da esso a qualunque documento posto ai voti presso il Palazzo di Vetro di New York. Il presidente Xi Jinping sta provando ad assumere, per la prima volta, un ruolo centrale nella riconciliazione tra le parti impegnate nei combattimenti. Ha organizzato un incontro, tra le due delegazioni, nella capitale. Siamo davanti a una potenziale "nuova Oslo", città norvegese dove vennero firmati il 20 agosto 1993 importanti accordi di pace tra l’ OLP e il governo israeliano, nel cuore dell’ Asia grazie all' iniziativa inaspettata della nazione del Dragone.

Preoccupano inoltre le violenze, che rischiano di andare fuori controllo, sul territorio israeliano tra arabi ed ebrei. C’è lo spettro di una possibile ennesima Intifada col conseguente rischio di guerra civile.

L’ atteggiamento degli Usa, palesemente a favore dell’ alleato e quindi della prosecuzione dell’ escalation a Gaza, si situa in un momento di altissima tensione tra Pechino e Washington, ma anche tra quest’ ultima e Mosca.

Una crisi così profonda tra il Cremlino e la controparte d’ Oltreoceano non si vedeva dal lontano 1952. Anche allora, come oggi, i due giganti decisero di ritirare i propri ambasciatori dalle rispettive capitali.

La Guerra Fredda, che coinvolgeva l’ Urss e l’ Occidente, ha toccato molti punti critici nel tempo però, oggi a differenza di allora come ha sostenuto recentemente il ministro Sergej Lavrov, è venuto meno “il rispetto reciproco”. Sono aumentati, pertanto di fatto, i rischi di un conflitto, diretto e per procura tra le superpotenze, che potrebbe estendersi su scala planetaria.

Marco Paganelli

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