L’Editoriale di Massimo Fioranelli. Neoliberalismo e Società Moderna

Le società occidentali stanno affrontando le incongruenze di due modelli politici che rappresentano la più grande minaccia per la prosperità e per la pace dell’umanità. Modelli che hanno condotto il genere umano sull’orlo dell’annichilimento totale: il globalismo ed il neoliberismo.

di Massimo Fioranelli
Giovedì 08 Dicembre 2022
Roma - 08 dic 2022 (Prima Pagina News)

Le società occidentali stanno affrontando le incongruenze di due modelli politici che rappresentano la più grande minaccia per la prosperità e per la pace dell’umanità. Modelli che hanno condotto il genere umano sull’orlo dell’annichilimento totale: il globalismo ed il neoliberismo.

Francesco Saba Sardi nel suo saggio “Dominio”, fa risalire l'attuale schema di potere al neolitico. In questa epoca storica sarebbe nata la guerra come testimonierebbero i rinvenimenti di sepolture collettive, in cui, per la prima volta, emergono gruppi di scheletri con il cranio fratturato. La nascita dell'agricoltura avrebbe reso il possesso della terra fondamentale e causato una rivoluzione antropologica. Una volta stanziati, le antiche popolazioni nomadi di cacciatori e raccoglitori, si trasformarono sostanzialmente in aggregazioni di individui sedentari e sottomessi, agricoltori o guerrieri.  Da allora l’organizzazione sociale e’ stata caratterizzata dal dominio di pochi sui molti.. Dai bagliori effimeri della Rivoluzione Francese e di quella Americana, alla fine del 1700, nasce l’idea dello Stato di diritto a suffragio universale. Per chi conosce la storia, e’ evidente che la democrazia occidentale è poco piu’di un  infante, venuto alla luce dopo millenni di assolutismo.

Quando in Inghilterra va al potere la conservatrice Margaret Thatcher nel 1979  e quando, poco dopo, nel 1981 diventa presidente degli Stati Uniti il repubblicano Ronald Reagan, prende il via una nuova politica economica e sociale basata sul neoliberalismo; dottrina applicata, per la prima volta, sotto il regime del generale Pinochet in Cile. La dottrina del neoliberalismo si diffonderà presto in tutto il mondo occidentale ponendo le premesse alla sua involuzione.

Un occhio attento avrebbe potuto cogliere, già negli anni Ottanta, i primissimi segni di un progetto invisibile. Covavano i germi di quello che oggi persino un alto prelato come monsignor Viganò chiama Grande Reset. Negli anni 70 ed 80 del secolo scorso il mondo viveva grandi passioni. Mentre in Italia si esultava per le reti di Paolo Rossi in uno spettacolare e popolare evento calcistico funzionale all’oblio della dittatura franchista, che aveva debilitato un paese occidentale con notevoli potenzialita’ di svliluppo come la Spagna . Un’altra dittatura, quella Argentina, sarebbe stata abbattuta con brutale ferocia militare da una signora piuttosto intransigente come Margaret Thatcher, decisa a riprendersi le sperdute isole Falkland. Dilagava ovunque, non senza ipocrisia, una parola tanto grandiosa quanto poi rivelatasi inconsistente: democrazia. Insieme al nuovo pontefice polacco, Karol Wojtyla, il presidente americano Ronald Reagan l’aveva brandita come un’arma, rivolgendola contro l’impero sovietico. Gli eventi facevano pensare ad una nuova era, globalista e neoliberista, piena di promesse. Pochi anni dopo, sarebbero stati assassinati due personaggi estremamente significativi, la cui permanenza nello scenario politico avrebbe impedito questo progetto: in Svezia il premier Olof Palme, campione della democrazia e contrario alla configurazione oligarchica della imminente Unione Europea, che oggi affossa l’economia, l’assetto geopolitico e la cultura degli stessi stati aderenti, ed in Africa il leader indipendentista Thomas Sankara. Un giovane presidente rivoluzionario che aveva trasformato il poverissimo Alto Volta, provincia coloniale della Francia, nell'orgoglioso Burkina Faso, con "uomini puri" pronti a riscattare il loro futuro.

Sankara entusiasmava folle immense e, per questo, metteva a repentaglio il sistema dominante incarnato dalla Banca Mondiale e dal Fondo Mondiale Internazionale. Il giovane presidente cadde per la realizzazione di un sogno: aveva preteso l'annullamento del debito estero che schiacciava i paesi africani.

Quasi in parallelo, il suo omologo svedese impegnava la sovranità monetaria statale per sostenere le aziende in difficoltà e scongiurare cosi l'esplosione della disoccupazione, in un periodo in cui  il "debito pubblico" non era ancora un “reato”.

Ma le cose sarebbero cambiate: "dovevano" cambiare. Dopo aver  rapito e trucidato il nostro Aldo Moro, anni piu’ tardi l’alfiere democratico sovietico, il coraggioso Gorbaciov, fu rovesciato con un golpe, e sostituito da un alticcio Boris Eltsin, che ricordiamo mentre sguaiatamente rideva con un Bill Clinton che lo teneva saldamente in pugno.

Il neoliberismo ha accelerato il processo involutivo appiattendo le  differenze tra destra e sinistra che, storicamente, investivano le politiche economiche ed i diritti civili e sociali.

Il neoliberalismo sostiene la teoria del trickle-down, ovvero cascata e ricaduta. Un artificio semantico che indica come più la classe padronale/imprenditoriale e le grandi aziende saranno ricche, piu’ la prosperita’ ricadra’ anche sui loro dipendenti. Un utopia trasformata in un  progetto di arricchimento delle grandi aziende con accumulazione di enormi capitali attuato tramite la riduzione delle imposte alle imprese e la riduzione drastica delle aliquote sui grandi redditi. Un favore gratuito ai pochi nel mentre i sindacati perdevano rappresentativita’ e barattavano i diritti dei lavoratori. L’intento era di  deregolamentare il mercato ed aggredire lo Stato sociale; settori pubblici strategici come quello energetico vennero privatizzati tramite speculazioni che favorirono i soliti noti nell’accentramento delle risorse e del potere.

Nel nostro Paese, da decenni la sinistra ha sposato le stesse politiche economiche della destra. 

Nel 1991 si scioglieva il PC  trasformato poi in Partito Democratico della Sinistra (PDS), successivamente in ULIVO, e, nel tentativo di sopperire con il lessico alla mancanza di idee,  a Democratici di Sinistra, Uniti nell’ULIVO   e poi in PD. Invece di combattere il neoliberalismo, le sinistre socialiste degli anni novanta lo abbracciarono allegramente. Abbandonarono le dottrine keynesiane più favorevoli agli interessi della classe operaia e della borghesia. Si dette vita ad una terza via; una posizione ibrida tra destra e sinistra. Progressismo di facciata sui diritti civili e neoliberalismo per tutto il resto. La sinistra,  dimenticandosi dei propri elettori, mutuo’ la visione economica della destra. La cosiddetta sinistra ha smesso  da tempo di rappresentare un’alternativa, facendo perire per sempre il concetto stesso di democrazia su cui la propia cultura storica aveva eletto a vessillo. Decenni di politiche neoliberiste praticate dalle destre ma soprattutto dalle sedicenti sinistre hanno tradito la promessa della ridistribuzione  della ricchezza verso le classi lavoratrici. Il divario tra ricchi e poveri ha toccato record storici; la produttività è schizzata ma i salari sono fermi o in discesa da oramai troppo tempo. Le grandi aziende registrano profitti record; la ricchezza e’ concentrata in poche persone;  i dieci uomini piu’ ricchi del mondo posseggono talmente tanta ricchezza da dirigere le scelte politiche degli stati, dell’Europa, e dominare ogni scelta globale, compresa l’organizzazione sociale e le politiche sulla salute. Alle  crisi indotte dal sistema, come quella del 2008 di stampo neoliberista si risponde con l’austerità; sono i lavoratori a pagare il conto delle avidità delle elite finanziarie. Nelle grandi nazioni occidentali la vecchia antitesi tra destra e sinistra è stata quindi sostituita da quelle che sono essenzialmente due destre; una delle quali viene spacciata per centrosinistra, quella  piu retrograda ed insopportabile per il tradimento dei propri valori fondanti. Entrambe queste destre sono incentrate non sui bisogni delle masse ma su quelli  delle multinazionali. Oggi  in Italia ci parlano di tre poli ma in verità sono tutti appiattiti sulle stesse posizioni. Per il popolo non esiste differenza e non si intravede via di fuga dalla macelleria sociale causata dal libero mercato senza etica. Destra e sinistra sono uguali e per i lavoratori non c’è prospettiva di alternativa.

Nel mondo della democrazia da esportare, il liberalismo moderno è cambiato in modo irriconoscibile, fino all'assurdo in cui i punti di vista alternativi sono dichiarati sovversivi ed ogni critica è percepita come eversiva. Il modello mondiale neoliberista a matrice americana sta vivendo  una crisi sistemica e dottrinale. Non ha nulla da offrire al mondo se non la conservazione del proprio dominio.

Esistono tuttavia almeno due Occidenti, uno tradizionale e culturalmente ricco, ed uno aggressivo e neocoloniale. Il progetto del globalismo neoliberista e neocoloniale pretende di appropiarsi di tutte le risorse dell'umanità attraverso la costituzione di un ordine basato su regole progettate e pensate per evaderle unilateralmente.  Un Occidente che tenta da anni disperatamente di governare  l'umanità senza riuscirlo a fare, mentre la maggior parte delle nazioni del mondo non è più disposta a sopportarne le ingerenze economiche, politiche e culturali. Un Occidente che da sempre ha puntato sul dominio del mondo attraverso un gioco decisamente pericoloso, sanguinoso e disordinato; nel mentre nega la sovranità di Paesi , la loro identità ed unicità culturale, non attribuisce alcun valore agli interessi degli Stati altri.

Anche in tema di etica della vita il neoliberismo ha prodotto e sta’ progressivamente producendo degli orrori cui dovremmo opporci con tutte le nostre forze. 

La cultura neoliberista  ha manipolato l’ossessione umana alla sua finitezza che ha rappresentato al tempo stesso la forza propulsiva della scienza moderna del XX e XXI secolo, caratterizzata dal desiderio di conoscere e comprendere i meccanismi più intimi della vita, con gli strumenti della scienza e della speculazione filosofica.

I sentimenti di orrore e paura legati alla morte, sono il frutto di una cultura nella quale il passaggio ininterrotto dalla vita alla morte è stato messo in crisi ed in discussione, nel momento stesso in cui questo concetto ha varcato il confine della cultura religiosa per entrare nei laboratori scientifici. La scienza è diventata per molti la nuova religione, la quale esorcizza la paura della morte con la produzione continua di sostanze e tecniche per la salvaguardia della salute fisica e dell'edonismo estetico legato al corpo.  

In Svizzera è stata approvata una capsula per suicidarsi. Si entra dentro, si viene privati dell'ossigeno necessario per respirare e si muore per asfissia. Questo è l'ultimo stadio della società liberale. Non si prova piu’ a curare le persone, ne si prova a dare loro il supporto necessario per non abbandonare la vita. Si costruiscono degli strumenti di morte per togliere di mezzo malati gravi o persone con problemi psicologici o che comunque rappresentano un peso sociale. Alla fine la società liberale è esattamente un totalitarismo camuffato. Lo Stato, o quel che ne resta dopo essere caduto nelle mani di potentati privati, non si adopera per proteggere i più deboli; nel mantra della sosteniblita’, si adopera per sopprimerli.

L’antidoto a questo delirio progettuale e’ rappresentato dalle società tradizionali con i loro valori storici che, a differenza dei valori neoliberali, sono unici in ogni Paese.

Il mondo si trova a una frontiera storica, con davanti a sé il decennio più pericoloso e importante dalla Seconda Guerra Mondiale. Il significato del momento attuale è che tutti i Paesi hanno l'opportunità di scegliere il proprio originale percorso di sviluppo. Un mondo sta’ divenendo progressivamente ed irreversibilmente multipolare, e con questa realta’ con cui prima o poi si dovra’ dialogare.

Il nuovo ordine non potra’ che essere fondato che su valori tradizionali: la  legge, il diritto, la liberta’, la giustizia, la solidarieta’, l’empatia per l’essere umano, l’aiuto ai piu’ deboli, il perseguimento della spiritualita’ oltre i beni materiali.  Il multipolarismo è una possibilità reale e, di fatto, l'unica per la stessa Europa, per cercare di recuperare la propria soggettività politica ed economica, oggi in fase di avanzata dissoluzione.

La globalizzazione è quel processo che tende ad unificare l'umanità e le sue culture attraverso la distruzione dei valori tradizionali,  che rende la verità un concetto mutevole, sfuggente e funzionale ai desiderata delle élite dominanti. La globalizzazione ha rappresentato e rappresenta la più grande minaccia per la prosperità e per la pace dell'umanità.

 


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