Le Leggende dell'Alpinismo: Wanda Rutkiewicz, la prima donna sul K2 e il giallo dell'ultima cima
La scalatrice polacca è misteriosamente scomparsa nel 1992 sul Kangchenjunga (Himalaya). L'hanno data per morta ma il suo corpo non è stato mai ritrovato. Su Wikipedia Italia ancora oggi è riportata la falsa notizia dell'avvenuto rinvenimento del suo cadavere da parte di una spedizione tricolore. La madre, morta a 103 anni, fino alla fine dei suoi giorni ha sempre sostenuto che la figlia è scesa dall'altra parte della montagna per ritirarsi in un monastero tibetano.
di Antonio Panei
Sabato 21 Gennaio 2023
Roma - 21 gen 2023 (Prima Pagina News)
La scalatrice polacca è misteriosamente scomparsa nel 1992 sul Kangchenjunga (Himalaya). L'hanno data per morta ma il suo corpo non è stato mai ritrovato. Su Wikipedia Italia ancora oggi è riportata la falsa notizia dell'avvenuto rinvenimento del suo cadavere da parte di una spedizione tricolore. La madre, morta a 103 anni, fino alla fine dei suoi giorni ha sempre sostenuto che la figlia è scesa dall'altra parte della montagna per ritirarsi in un monastero tibetano.
Nell'estate del 1961 Wanda Rutkiewicz è in sella alla sua moto in una località isolata dei Subcarpazi. All'improvviso finisce la benzina. E' ferma sul ciglio della strada quando le si avvicina lo scalatore Bogdan Jankowski. I due non si conoscono. Lei è bella e molto giovane, ha appena 18 anni. Lui ne rimane affascinato e la convince a seguirlo fino ai monti Sokoliki dove deve arrampicare con un amico. "La feci sedere su un ceppo sotto una parete di granito - ricorda Jankowski - e le dissi di attendermi lì. Io e il mio amico iniziammo a salire. Quando eravamo sul punto più difficile della scalata sentimmo sotto di noi degli sbuffi. Era Wanda che stava arrampicando in solitaria, senza corda. Allora gliela lanciai dall'alto, ma lei la gettò via disgustata e proseguì fin su, con un'abilità sorprendente per una principiante. Fu quella la sua prima salita".


Da quell'incontro casuale nasce la passione per la montagna di Wanda che, dopo essersi laureata in ingegneria, diventa nel giro di un decennio la più grande alpinista polacca grazie ad una serie di imprese memorabili sul Pilastro Nord dell'Eiger, sul Picco Lenin, sul Gasherbrum III. Entra però nella storia il 16 ottobre del 1978 quando tocca la cima dell'Everest malgrado soffrisse di anemia e per alzare i livelli di emoglobina e rimanere cosciente durante la scalata fosse costretta a far ricorso a potenti iniezioni di ferro. Rutkiewicz non era certo una donna che si accontentava. Non voleva salire solo un ottomila, voleva salirli tutti e 14. Era ossessionata da questo piano.


Nel 1985 è sul Nanga Parbat. L'anno dopo centra la sua più grande vittoria: il K2, senza bombole di ossigeno. E' la prima donna al mondo a raggiungere la vetta del Karakorum pakistano. E pensare che pochi giorni prima, quando era ancora al campo base, stava per rinunciare all'attacco per una tonsillite che le aveva fatto salire la febbre a 40. Wanda è ormai una leggenda dell'alpinismo quando, dopo due matrimoni falliti, incontra l'uomo che crede possa essere il più importante della sua vita. Anche lui ha la passione per la montagna, si chiama Kurt Lyncke ed è un medico tedesco. Ma è proprio la montagna a strapparglielo per sempre. Kurt, nel 1990, cade da uno strapiombo sul Broad Peak e muore. Per Wanda è un colpo durissimo. Ad un'amica confessa: "Se un giorno non mi vedrai più, non mi cercare, vorrà dire che mi sarò rifugiata in un luogo mistico per iniziare un'altra vita".



Anche dopo la tragica perdita del compagno, comunque, continua la sua caccia agli ottomila. Il 20 maggio del 1992, in Asia, è a 200 metri dalla cima della terza montagna più alta del mondo, il Kangchenjunga (8586 m.). E' seduta in una buca di neve per ripararsi dal vento che soffia a cento chilometri orari. Affronta un drammatico bivacco senza sacco a pelo, fornello e cibo. Vuole provare a salire il giorno dopo. L'ultimo a vederla lassù è l'alpinista messicano Carlos Carsolio di ritorno dalla vetta. "Non sono riuscito a convincerla a scendere con me - racconta Carsolio - era troppo testarda. L'unico modo per farla desistere era di addormentarla con una massiccia dose di sonnifero e poi trascinarla giù di peso".


Nessuno sa cosa sia successo dopo. L'hanno data per morta ma il suo corpo non è stato mai ritrovato. Su Wikipedia Italia ancora oggi è riportata la falsa notizia del rinvenimento del suo cadavere da parte di una spedizione italiana. La madre dell'alpinista polacca, morta all'età di 103 anni nel 2013, ha sempre sostenuto che la figlia è scesa dall'altra parte della montagna per andare a ritirarsi in un monastero tibetano. "Quando c'è il cielo sopra di noi - disse un giorno Wanda - non ci sono mezze verità. Tutto è bianco o nero, freddo o caldo. O vivi o muori".

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