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Il conflitto in corso in Myanmar ha suscitato nuove preoccupazioni a livello internazionale quando lunedì l'esercito del Paese ha annunciato di aver giustiziato quattro attivisti democratici e prigionieri politici.
Le uccisioni di alto profilo sono state l'ultimo segnale dell'aggravarsi del conflitto civile nel Paese del sud-est asiatico, quasi 18 mesi dopo che i militari hanno organizzato un colpo di Stato e hanno rovesciato il governo democraticamente eletto nel febbraio 2021.
I militari hanno ucciso due importanti leader politici che si opponevano alla giunta - Kyaw Min Yu, scrittore e attivista noto come Jimmy, e Phyo Zeya Thaw, musicista hip-hop diventato parlamentare sotto il vecchio regime politico - con l'accusa di antiterrorismo.
Altre due persone - Hla Myo Aung e Aung Thura Zaw - sono state giustiziate dopo essere state condannate per aver ucciso una donna che, a quanto pare, ritenevano essere un'informatrice militare.
Le esecuzioni fanno seguito a un recente rapporto del gruppo per i diritti umani Amnesty International, secondo il quale l'esercito starebbe piazzando mine terrestri nelle aree residenziali per ferire e uccidere i civili.
Le esecuzioni politiche di questi attivisti sono state le prime in molti decenni per il Myanmar, che negli ultimi decenni è passato dal controllo militare a una leadership democratica emergente. L'esercito vuole inviare un messaggio ai cittadini e al mondo: è lui che comanda.
Ma dietro una sottile patina di controllo, i timori dei militari nei confronti dell'opposizione pubblica e delle rivolte possono essere percepiti sia dalla popolazione del Myanmar sia da osservatori esterni.
I soldati hanno rovesciato Aung San Suu Kyi, ex leader e ministro degli Esteri del Myanmar, all'inizio del 2021 e l'hanno messa agli arresti domiciliari.
Il colpo di Stato ha scatenato un'ondata di proteste in tutto il Paese: alla fine di giugno 2021 erano state segnalate oltre 4.700 manifestazioni contro il colpo di Stato. I militari hanno risposto con arresti di massa e uccisioni di civili. Ad aprile, l'esercito ha poi mandato in prigione Aung San Suu Kyi con molteplici accuse di corruzione che l'organizzazione no-profit Human Rights Watch ha definito "fasulle".
L'esecuzione di quattro leader rivoluzionari probabilmente intensificherà la resistenza ai militari in tutto il Paese.