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Ecco i componenti designati a far parte del Consiglio di Disciplina dell’Ordine Regionale dei Giornalisti del Lazio. La comunicazione ufficiale porta la firma del Presidente del Tribunale Ordinario Roberto Reali. In testa a tutti il Presidente Vittorio Roidi.
Membri titolari
Vittorio Roidi, Ivano Maiorella, Roberta Feliziani, Andrea Balzanetti, Annamaria Graziano, Claudio Callini, Antonio Panei, ANdrea Piersanti, Patrizia Renzetti.
Ma veniamo al primo della lista, il giornalista Vittorio Roidi. Già Presidente nel 2018 della Fondazione per il Giornalismo Paolo Murialdi al posto di Daniele Cerrato, Vittorio Roidi, giornalista professionista, prima a Il Messaggero, poi alla Rai, di cui è stato caporedattore del GR1, successivamente sempre a Il Messaggero come caporedattore centrale, è stato presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana dal 1992 al 1996 e segretario del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti dal 2001 al 2007. Per molti anni è stato impegnato nella Scuola di Giornalismo di Urbino e successivamente in quella di Perugia. Autore di numerosi volumi sulle tematiche del giornalismo (Coltelli di carta–1992, La preghiera mattutina–1996, La fabbrica delle notizie–2001, Il diritto all’informazione–2003, Cattive notizie–2012) di cui l’ultimo, in collaborazione con Lorenzo Grighi, dal titolo “Giornalisti o Giudici” edito da RAI-ERI.
Ma chi meglio di lui che di questo mondo del giornalismo e della comunicazione conosce esattamente tutto e il contrario di tutto? Basta riprendere in mano il suo ultimo libro, "Nel segno della verità. Le vie del giornalismo tra odio, fake news e disintermediazione”, per capire quanto l’uomo conosca e ami questo nostro lavoro.
“Mentre leggevo questo libro di Vittorio Roidi- scrive a ragione Paolo Mancini nella sua prefazione- ho avuto l'impressione che si trattasse, come spesso si dice, del "libro di una vita". Mi sembra infatti che in questo volume Vittorio abbia concentrato questioni, problemi ed esperienze maturate in lunghi anni sia come giornalista professionista che come docente presso varie scuole di giornalismo. Alle questioni che ha dovuto affrontare e alle esperienze che ha attraversato egli cerca di offrire una risposta. Nel suo libro, l'autore segue infatti quelle che lui chiama “le vie del giornalismo di oggi”, tra odio, fake news e disintermediazione, e dice: “E’ tempo di cambiare strada perché quella che si sta percorrendo appare priva di sbocchi”.
Salvare il giornalismo, il momento è importante. La crisi impazza, le aziende editoriali sono in rosso, licenziano i redattori e tagliano i bilanci, mentre le edicole chiudono e la carta stampata sembra destinata a scomparire. Furoreggiano i social network ma i contenuti che scaricano in Rete sono ambigui, talvolta odiosi, sempre più spesso falsi. È tempo di cambiare strada perché quella che si sta percorrendo appare priva di sbocchi. Per fortuna c'è fame di informazione. Parte da questi concetti di fondo la nuova e impietosa analisi di Vittorio Roidi sullo stato del giornalismo italiano. Ma il cittadino cosa chiede?
Vittorio Roidi non ha dubbi: “Chiede prodotti buoni, se possibile garantiti dal venditore, né più né meno di ciò che il consumatore vuole quando va ad acquistare qualcosa al mercato. Quella che manca – si legge nella sinossi – non è la domanda ma una risposta che soddisfi. Se il cittadino non la trova cambia negozio, si rivolge altrove. Il prodotto deve cambiare perché anche le notizie sono un bene commerciale”.
La chiave di volta per avere successo e ritrovare la fiducia dei lettori, a giudizio di Vittorio Roidi è una e una soltanto: “Informare la collettività con scrupolo, mettendosi al servizio del lettore, sempre, di fronte a qualsiasi avvenimento. Gli inglesi hanno votato sul referendum per la Brexit e gli americani hanno eletto Donald Trump presidente sulla base di informazioni false. Tocca ai giornalisti cercare la verità, sconfiggere le fake news, smascherare i bugiardi”.
Torna dunque prepotente il tema dell’Ordine e del ruolo che ancora un Ordine dei Giornalisti come quello che abbiamo è in grado di svolgere al servizio del Paese.L'Ordine dei Giornalisti -questa è ormai l’analisi generale più ricorrente che si coglie nel Paese- è un'istituzione tutta italiana che ha svolto funzioni importanti, ma che oggi tanto più può apparire qualcosa di superfluo nel nuovo sistema ibrido.
“Vittorio Roidi, da uomo delle istituzioni, è certo che quest'organizzazione possa svolgere ancora un ruolo importante. Forse e vero, ma anche in questo caso – commenta Paolo Mancini- e necessario un ripensamento importante e radicale del suo ruolo rispetto ad una situazione caratterizzata da un numero enorme di fonti di informazione che solo in pochi casi rispondono a vincoli prefissati”. Ora Vittorio Roidi viene chiamato ad un ruolo diverso dal solito, dovrà giudicare sui comportamenti dei giornalisti nell’esercizio delle loro funzioni, e solo un uomo come lui con la sua esperienza e la sua immensa cultura deontologica potrà fare meglio di tutti gli altri.(mpi.)