Papa Francesco, condivide la politica di Viktor Orbán e rimprovera l’Unione Europea.
Sulla visita di Papa Francesco in Ungheria abbiamo chiesto un’analisi e un parere illuminato al sociologo scrittore Rocco Turi che da lunghissimi anni considera l’Ungheria come la sua seconda patria, alla luce soprattutto del recente viaggio del Pontefice e del suo incontro con il leader Orbàn.
di Rocco Turi
Domenica 19 Settembre 2021
Roma - 19 set 2021 (Prima Pagina News)
Sulla visita di Papa Francesco in Ungheria abbiamo chiesto un’analisi e un parere illuminato al sociologo scrittore Rocco Turi che da lunghissimi anni considera l’Ungheria come la sua seconda patria, alla luce soprattutto del recente viaggio del Pontefice e del suo incontro con il leader Orbàn.

Avevo chiesto un parere sulla visita lampo di Papa Francesco ad uno dei miei migliori amici ungheresi, presente fra centomila in Piazza degli eroi a Budapest.

 Quando ho letto la sua risposta non credevo ai miei occhi: “Il Papa è stato molto gentile, allegro e sorridente; cerimonia bella, commovente e solenne.

 Noi ungheresi siamo rimasti contenti”. Il dubbio che il mio amico avesse modificato le sue opinioni su Viktor Orbán era legittimo e replicai ironicamente, ma la sua risposta fu secca: “Non ho cambiato idea”.

 

La verità è che Papa Francesco è rimasto colpito dalla spiritualità del popolo ungherese e ha cercato di giustificare la visita lampo rivolgendosi al Presidente della Repubblica Janos Áder, accompagnato dal Primo Ministro Viktor Orbán e dal suo vice Zsolt Semjén che lo aveva accolto in aeroporto, con la promessa di ritornare prossimo anno.

 Rispondendo a un giornalista ungherese nel viaggio di ritorno, il Papa ha dichiarato: “Sono tanti i valori degli ungheresi, mi ha colpito il senso di ecumenismo che voi avete ma con una profondità grande grande grande”.

Egli ha potuto verificare da vicino anche una forte sintonia fra popolo e classe politica, evitando perciò di affrontare il tema dell’emigrazione.

Il Papa si è perciò intrattenuto sui temi dell'ecologia e della famiglia. Nel primo caso ha spiegato: “Chapeau a voi ungheresi, alla coscienza ecologica che avete; sono rimasto impressionato, il Presidente mi ha spiegato come purificano i fiumi, cosa che io non sapevo”.

Ma parlando della famiglia il Papa ha dichiarato: “C’è tanta gente giovane, così come in Slovacchia, sono rimasto stupito, tanti bambini e tante coppie giovani”.

Segno evidente come la politica per la famiglia abbia suscitato nel Papa positive riflessioni sul governo ungherese. Non a caso le sue parole si sono involontariamente trasformate in una difesa d'ufficio a favore di Budapest nella diatriba con l’Unione Europea.

 

Citando Schumann, Adenauer e De Gasperi, il Papa ha spiegato che l’UE dovrebbe recepire i sogni dei padri fondatori e dovrebbero essere valorizzate le radici dell’Europa, piuttosto che essere un “ufficio di gestione” privo di spiritualità; si è anche soffermato criticamente su “alcuni interessi forse non europei che cercano di usare l’UE per una colonizzazione ideologica”.

 Ma l’assist più efficace a favore del governo ungherese è stato il tema dedicato al matrimonio a cui l’Unione Europea sta riversando le sue energie per trasformarne i contenuti culturali, etici, morali, storici: “L’aborto è un omicidio e il matrimonio è un sacramento, la chiesa non ha il potere di cambiare i sacramenti.

Queste sono leggi che cercano di aiutare la situazione di tanta gente di orientamento sessuale diverso, e lo si può fare aiutandoli civilmente. Ma il matrimonio è matrimonio ed è fra uomo e donna.”

 

Insomma, il Papa forse ha cambiato idea sulla politica ungherese; lo sapremo prossimo anno se la promessa di visitare l'Ungheria si trasformerà in occasione per conoscerla meglio.

Intanto Papa Bergoglio si è intrattenuto con il popolo ungherese con poche parole nella difficile lingua ed è entrato nel cuore di coloro che prima di questo viaggio lo osservavano con un certo scetticismo.

 

 


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