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Perché l'Italia sta concedendo licenze agli exchange di criptovalute?
La "bomba" delle criptovalute è esplosa nei mercati finanziari da pochi anni, ma i suoi effetti sono stati epocali.
(Prima Pagina News)
Sabato 24 Settembre 2022
Roma - 24 set 2022 (Prima Pagina News)
La "bomba" delle criptovalute è esplosa nei mercati finanziari da pochi anni, ma i suoi effetti sono stati epocali.

Improvvisamente si è aperto un settore della finanza completamente nuovo: una specie di Far West dove la legge non riusciva ad arrivare.

E dopo un periodo di assestamento, passato dalle istituzioni a rincorrere e studiare il fenomeno, è iniziato (e non solo in Italia) il fenomeno della regolamentazione, che sarà il leitmotiv anche dei prossimi anni.

Gli exchange, e gli altri operatori

 Le criptovalute, basate sulla blockchain, sono sistemi che permettono lo scambio tra persone senza intermediari diretti, ma per essere trasformate in monete fiat oppure comprate, vendute e depositate, c'è bisogno di una serie di strutture che si occupano di questi servizi. E gli exchange , su cui si può controllare il prezzo Bitcoin e di altre criptovalute, rappresentano una parte fondamentale di questo ecosistema.

 Mentre i primi exchange erano nati dalla comune passione per un progetto, via via che il fenomeno delle criptovalute diventava sempre più corposo, la vocazione del business prendeva il posto di quella del pubblico servizio. E così, approfittando di questa esuberanza del mercato, e dell'assenza di controlli, tante società hanno iniziato a praticare uno dei mestieri più antichi del mondo: scappare con la cassa.

 La storia delle criptovalute è costellata di fallimenti e truffe: una delle ultime riguarda direttamente l'Italia, con il caso della New Financial Technologies di Treviso, la società che prometteva investimento in cripto che ha fatto sparire una cifra che si dice aggirarsi dai 40 ai 100 milioni di Euro. Insomma, era, ed è, necessario mettere dei limiti e delle regole, per evitare che questo genere di cose possano accadere.

 Cosa sta facendo lo stato italiano

 Nel quadro delle diverse iniziative volte a tutelare l'interesse dei risparmiatori, in collaborazione con la Banca dItalia e la Consob - che persegue una importante politica di informazione sulle criptovalute - ha iniziato a muoversi su diversi fronti, e uno di questi è proprio quello di regolamentare le società che si occupano di servizi nel settore delle criptovalute.

 Il metodo è stato dettato dal buonsenso. Ovvero, equiparare queste strutture a quelle che operano nei mercati finanziari tradizionali. Quindi, rendendole soggette agli stessi obblighi: ovvero l'iscrizione in un elenco speciale del registro detenuto dall'Organismo Agenti e Mediatori (OAM), lo stesso che controlla gli intermediari finanziari. Soprattutto, per rispettare le norme contenute nel decreto antiriciclaggio, in modo da evitare questa operazione attraverso la compravendita delle criptovalute. A questo scopo, le società dovranno comunicare periodicamente i movimenti di acquisti e vendite da parte dei propri clienti.

 Inoltre, le società iscritte in questo elenco inoltre dovranno soddisfare altri requisiti per poter operare: dovranno avere una sede stabile nell'Unione Europea e pagare le tasse in loco; inoltre, dovranno possedere una riserva di fondi in valuta tradizionale, o adfeguate garanzie, che siano almeno pari al controvalore in criptovalute gestito.

 Cosa sta facendo l'Europa

 Dato che ogni nazione sta procedendo autonomamente, l'Europa si sta organizzando per emanare regole comuni. L'esigenza di un coordinamento internazionale è stata affermata più volte, e ha trovato sbocco nella creazione di un gruppo, chiamato Gruppo di Azione Finanziaria Internazionale (GAFI), che raduna diversi paesi importanti quali Francia, Regno Unito, Spagna, Irlanda e Paesi Bassi, che sta facendo lobby sulle istituzioni comunitarie con questo obiettivo.

 In sintesi, si tratta di una situazione ancora molto fluida, dove c'è ancora da lavorare molto per riuscire a venire incontro alle esigenze di tutti gli operatori. Quello che però è importante, è che il meccanismo si sia messo in moto, e che questo, nel giro di poco tempo, possa rendere il mercato delle criptovalute sempre più trasparente e sicuro.

 


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