Sei sicuro di voler sbloccare questo articolo?
“I giornalisti e le giornaliste del Tg1 chiedono il rispetto del ruolo e delle competenze del nostro telegiornale, la difesa e il rafforzamento della titolarità dell’informazione della testata all’interno della rete e dei suoi spazi. Il rapporto con RaiUno deve essere di leale collaborazione, mai di subalternità.
E’ la testata a dover entrare, con la sua informazione, nei programmi, non il contrario. Quando viene utilizzato un servizio del Tg1 è buona norma citarne l’autore e la testata. Si richiede, inoltre, il ripristino dei livelli produttivi che c’erano sino a pochi anni fa, oggi molto diminuito anche considerando la chiusura di alcune edizioni e delle rubriche.
In particolare, si chiede la reintroduzione delle produzioni non legate al flusso quotidiano dell’informazione, proprio le rubriche, che rappresentano un’opportunità di coinvolgimento lavorativo, da una parte, di maggiore ascolti e autorevolezza, dall’altra, approfittando anche delle ulteriori occasioni di diffusione che vengono offerte dai social.
Su Uno Mattina torniamo a esprimere con forza la contrarietà a uno spacchettamento e al tempo stesso piena disponibilità a una rivisitazione della formula, anche con una ridefinizione degli spazi di testata, che deve passare, in ogni caso, per il coinvolgimento preventivo della redazione e dell’Assemblea.
Siamo in attesa della definizione della nuova governance aziendale, che speriamo aderisca a criteri di professionalità e competenza. Non può durare più a lungo una situazione di limbo, che ritarda ulteriormente decisioni urgenti e assetti strategici come quella sul sito internet del Tg1, che – nonostante le reiterate sollecitazioni – rimane in mezzo al guado: né viene chiuso in vista di una riorganizzazione centralizzata del web, né viene rafforzato e rilanciato. Una situazione che giudichiamo inaccettabile.
Rivendichiamo la libertà di fare il nostro mestiere di giornalisti. Non è tollerabile che il lavoro – sia quotidiano che di approfondimento – venga condizionato da procedure burocratiche e continui impedimenti, dalle autorizzazioni preventive alle difficoltà di utilizzo delle troupe. Alla fine, produrre informazione diventa una corsa ad ostacoli. Strutture che dovrebbero sostenere il nostro lavoro finiscono solo per intralciarlo. Rivendichiamo la necessità per i giornalisti – con le parole del Papa – di consumare le suole delle scarpe e andare dove nessuno va. Per questo, inoltre, chiediamo anche che lo smart working, sia realmente lavoro agile e intelligente, rafforzando il ruolo degli inviati, permettendo di essere più sul campo e meno davanti alle agenzie.
Chiediamo di migliorare i rapporti professionali e umani all’interno della testata, superando l’esclusione dal ciclo produttivo di singoli colleghi. La riunione di sommario deve tornare luogo di confronto di idee, dibattito e coinvolgimento, non la mera produzione di una lista di servizi. Auspichiamo infine, dopo alcuni episodi che hanno creato discussione, un surplus di riflessione sui valori etici delle nostre scelte e della nostra professione”.