Roma, Campidoglio: su complesso edilizio di via Carcaricola ricorsi a Tar e Consiglio di Stato che hanno imposto di sanare abusi
Attivate dal 2016 verifiche sulle costruzioni, completate nel 2010
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Lunedì 07 Dicembre 2020
Roma - 07 dic 2020 (Prima Pagina News)
Attivate dal 2016 verifiche sulle costruzioni, completate nel 2010
In merito a diverse notizie di stampa, relative alla situazione del complesso edilizio di via Carcaricola, il Campidoglio precisa che l'attuale Amministrazione già dal 2016 ha attivato tutte le necessarie verifiche rispetto alle attività edificatorie completate oltre dieci anni fa.

Si sottolinea, inoltre, che Roma Capitale ha presentato richiesta di demolizione degli stessi immobili ma che tale istanza è stata respinta da successivi pronunciamenti del Tar e del Consiglio di Stato.

L’autorità giudiziaria, di fatto, ha obbligato Roma Capitale a sanare gli immobili: i pronunciamenti, infatti, hanno respinto la tesi dell’amministrazione secondo la quale gli immobili andavano abbattuti, ritenendo invece le opere abusive un illecito permanente e non sanabile. L'attuale Amministrazione aveva rigettato circa 40 condoni che non potevano essere accolti e aveva portato a termine gli annullamenti delle diverse pratiche edilizie presentate sugli stessi immobili successivamente alla loro realizzazione.

Nel 2017 il Tar del Lazio aveva però accolto il ricorso dei proprietari degli immobili, prevedendo l’obbligo per l’Amministrazione di rivalutare, nel contraddittorio con tutte le parti interessate, la complessiva situazione del compendio edilizio di via Carcaricola: aveva imposto di definire con provvedimenti espressi le istanze di condono tuttora pendenti e di pronunciarsi nuovamente sull’annullamento delle richiamate Dia e pratiche edilizie.

Il Tar aveva chiesto anche di valutare la natura dell’interesse pubblico tra le posizioni contrapposte: da un lato quella del ripristino della legalità e, dall’altro, quella dei terzi acquirenti in buona fede non responsabili degli abusi. Il Tar, infine, chiedeva di valutare l’eventuale impossibilità tecnica di demolire i manufatti abusivamente realizzati e quindi di cercare le possibili strade per la regolarizzazione degli stessi: “pure consapevole della normativa che impone l’adozione di misure repressive ogni qual volta si realizzino violazioni della normativa edilizia (per realizzazioni e/o trasformazioni di manufatti in assenza dei prescritti titoli autorizzativi ovvero per insistenza di tali manufatti in aree vincolate o vocate ad altra destinazione), per averne predicato più volte la vincolatività, ha, invece, inteso sollecitare la stessa Amministrazione a farsi carico di una problematica che va ben oltre la consueta scoperta di realizzazione di manufatti abusivi, facendo leva, in questo specifico caso, proprio sulla doverosa e necessaria attivazione di quegli ulteriori poteri che è essa stessa a dover trovare”, si legge nella sentenza.

In sintesi, Roma Capitale, costituendo le opere abusive un illecito permanente e non sanabile, è quindi ricorsa al Consiglio di Stato che nel 2019 ha confermato le richieste del TAR, obbligando di fatto Roma Capitale a sanare gli immobili.

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