Sri Lanka: dietro gli attentati molte ipotesi e otto arresti

Una domenica di Pasqua insanguinata e sepolta da attentati in Sri Lanka. Otto esplosioni hanno messo a ferro e fuoco luoghi di culto ed alberghi di rilievo internazionale in quella che è comunemente definita “La Perla dell’Oceano Indiano”.

(Prima Pagina News)
Domenica 21 Aprile 2019
Roma - 21 apr 2019 (Prima Pagina News)

Una domenica di Pasqua insanguinata e sepolta da attentati in Sri Lanka. Otto esplosioni hanno messo a ferro e fuoco luoghi di culto ed alberghi di rilievo internazionale in quella che è comunemente definita “La Perla dell’Oceano Indiano”.

di Francesco Tortora

 

Il bilancio provvisorio vede 207 morti e 450 feriti. Tra le vittime si contano anche 35 turisti stranieri. Le prime sei esplosioni hanno colpito tre chiese e tre alberghi della Capitale Colombo. La settima è avvenuta a Dehiwala, un centro abitato nei pressi della Capitale, dove un kamikaze si è fatto esplodere uccidendo tre agenti di polizia che cercavano di bloccare gli attentati.

L’ottava esplosione è avvenuta sempre a Colombo nel quartiere Orugodawatta dove non si sono registrate vittime.

A Colombo gli attentatori hanno messo nel loro mirino la Chiesa di San’Antonio, lo Shangri-La Hotel, il Kingsbury Hotel, il Cinnamon Grand dove l’esplosione ha letteralmente polverizzato il ristorante collocato al piano terra. Tutti luoghi molto noti ai turisti del circuito dei viaggi di caratura internazionale. Le altre chiese colpite sono quella di San Sebastiano a Negombo, città a Nord della Capitale e di estrazione maggioritaria cristiana, un’altra esplosione più a Nord Est nella città di Batticaloa.

Il Governo di Colombo ha dichiarato lo stato d’emergenza ed attraverso il Ministero della Difesa ha imposto il coprifuoco, inoltre è stata convocata una riunione di emergenza del Governo presieduta dal Premier in carica Wickremesing. In via temporanea sono stati bloccati i collegamenti web e soprattutto i social.

Immagini di esplosioni, corpi smembrati e teste ritenute degli attentatori staccatesi durante l’esecuzione degli attentati sono girate all’impazzata prima che il Governo di Colombo decidesse di bloccare tutto per impedire l’eventuale flusso di fake news o di notizie che avrebbero potuto intralciare le indagini. Il Presidente dello Sri Lanka, Maithripala Sirisena ha assicurato la rapida disposizione di indagini da parte delle forze di polizia nazionali ed ha invitato la popolazione a non uscire di casa, visto l’alto rischio di attentati in luoghi affollati.

Per le forze di sicurezza due degli attentati siano stati causati da “estremisti religiosi”, in realtà -al momento- non ci sono rivendicazioni. Finora sono stati otto gli arresti condotti in merito agli attentati. Ma nulla è stato aggiunto sulla natura o sull’ambientazione nella quale tali arresti siano stati effettuati se non che son stati condotti nell’area di Dematagoda, un sobborgo della Capitale, scenario della ottava esplosione. Per le fonti governative, le otto esplosioni sono frutto dell’azione coordinata di un unico gruppo di azione, “un tentativo ben coordinato per creare morti, caos e anarchia”.

Un ufficiale di polizia aveva avvertito l’11 aprile scorso che c’erano segnali di potenziali attentati contro “chiese importanti” forse per mano del gruppo radicale islamico National Thoweeth Jama’ath NTJ. Ora tutto è al vaglio delle Autorità competenti. Gli studiosi dei fenomeni terroristici nell’area sono tutti alquanto cauti nell’avanzare ipotesi.

La prima immediatamente ventilata, soprattutto da parte dei media internazionali, è quella legata alle propaggini dello Stato Islamico nell’Oceano Indiano ma la tradizione storica locale indurrebbe invece a guardare altrove circa le “radici” dell’odio riposte nel lunghissimo e sanguinoso conflitto innescato dalle forze militari governative verso le componenti separatiste delle cosiddette “Tigri Tamil” che pure avevano costellato la vita del Paese di attentati cruenti e condotti con indiscriminata violenza anche contro bambini, anziani e civili in genere.

Altri si soffermano, invece, sui dissidi potenti e mai del tutto sanati nello scenario politico attuale dello Sri Lanka dove -sullo sfondo- si profila un conflitto ben più ampio tra “alleati” terzi quali i due colossi asiatici entrambi particolarmente interessati ad avere nello Sri Lanka una piattaforma commerciale e di azione importante nell’Oceano Indiano, ovvero la Cina e l’India. In tutto questo si inserirebbe anche il contesto dei conflitti religiosi che, però, acquisirebbe connotati più variegati e difficili da interpretare a fondo, restando allo stato delle cose attuali ed alle conoscenze per ora acclarate su quanto accaduto nel corso delle esplosioni che hanno annientato la Domenica di Pasqua nello Sri Lanka.


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