La Russia sceglie di ritirarsi dal Consiglio d'Europa. Ad annunciarlo, in una nota, è il Ministero russo degli Esteri. "Gli stati della Nato e dell’Unione Europea, abusando della loro maggioranza in seno al Consiglio d’Europa, stanno costantemente trasformando questa organizzazione in uno strumento di politica antirussa, rifiutando un dialogo paritario. In tali condizioni, il nostro Paese non rimarrà nel Consiglio d’Europa", scrive il Ministero.
L'avviso di ritiro è stato comunicato al Segretario Generale dell'organizzazione, Maria Pejcinovic-Buric.
La crisi ucraina è stata il tema centrale di una telefonata tra il Presidente russo, Vadimir Putin, e quello del Consiglio Europeo, Charles Michel. Secondo quanto riferisce il Cremlino, ripreso dall'agenzia Bloomberg, durante il colloquio Putin ha detto che "l'Ucraina non è seria nel voler trovare una soluzione mutualmente accettabile".
In seguito a queste dichiarazioni, le Borse europee, che in giornata avevano avuto uno slancio per via del calo del prezzo del greggio, hanno chiuso tutte in negativo: a segnare il risultato peggiore è Parigi, con il -0,65%, seguita da Londra (-0,51%), Francoforte (-0,46%), Madrid (-0,27%) e Milano (-0,15%).
Anche le Borse statunitensi hanno registrato perdite, ma restano comunque con il segno positivo.
La Russia, inoltre, ha emesso sanzioni personali per i leader politici statunitensi e per il premier canadese Justin Trudeau.
Non si fermano i negoziati, che continueranno domani. A renderlo noto, in un videomessaggio, è il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky. "La conversazione con il primo ministro israeliano Bennett è stata importante come parte dello sforzo di negoziazione per porre fine a questa guerra con una pace giusta", dice Zelensky. "La nostra delegazione lavora a questo anche negoziando con la parte russa. Va abbastanza bene, mi è stato detto. Ma vedremo, i negoziati continueranno domani", prosegue.
Parlando in videoconferenza con la Joint Expeditionary Force di Londra, Zelensky, ripreso dall'agenzia Unian, ha anche riconosciuto che l'Ucraina non può fare parte della Nato: "Abbiamo sentito per anni parlare di porte aperte, ma abbiamo anche sentito dire che non possiamo entrarci, e dobbiamo riconoscerlo".
Zelensky è poi intervenuto al Parlamento canadese: "Le sanzioni che avete imposto non hanno fermato la guerra", ha detto, rivolgendosi al primo ministro, Justin Trudeau. "Noi vi chiediamo di fermare le bombe e voi 'esprimete la vostra profonda preoccupazione e ci chiedete di resistere ancora un po'?", ha proseguito.
"Justin, puoi immaginare cosa significa per i tuoi bambini sentire i bombardamenti alle 4 di notte tutti i giorni? Vedere le tue città distrutte? La tua gente morire? Immagina se qualcuno occupasse Vancouver come stanno facendo con Mariupol, rimasta senza acqua, cibo, elettricità". "Novantasette bambini sono uccisi dalle forze russe dall'inizio della guerra", ha detto ancora Zelensky, per poi aggiungere che le armi fornite dai Paesi occidentali "in una settimana ci durano per 20 ore", per cui bisogna "riutilizzare gli equipaggiamenti sottratti ai russi". Zelensky ha quindi rinnovato il suo appello, rivolgendosi specialmente all'Europa: "Aiutandoci, aiuterete voi stessi. Sapete di quali armamenti abbiamo bisogno, lo sanno tutti".
Non si fermano, intanto, gli attacchi: secondo quanto riferisce la Media Human Rights Initiative su Facebook, "le truppe russe hanno preso in ostaggio il personale e i pazienti di un ospedale di Mariupol". Il post è stato ritwittato dalla giornalista della Bbc e di Radio Free Europe Anastasia Magazova.
L'organizzazione ha precisato che i pazienti hanno contattato l'MHRI segnalando che da ieri i russi avrebbero occupato l'ospedale di terapia intensiva regionale e starebbero sparando per impedire a chiunque di uscire fuori. Alcuni che avrebbero tentato la fuga sarebbero stati feriti.
Secondo quanto riferisce la Cnn, che riprende le dichiarazioni di un funzionario, a Mariupol ci sono ancora quasi 350.000 persone che non possono lasciare la città. Sono quasi 2.000, invece, le automobili che sono riuscite a lasciarla.
A Kiev, intanto, sono arrivati i premier di Polonia, Repubblica Ceca e Slovenia.
Non si ferma neanche la lista dei giornalisti uccisi: al momento sono cinque, mentre almeno 35 sono rimasti feriti. A riferirlo, in un post su Telegram, è Lyudmila Denisova, responsabile del Parlamento ucraino per i diritti umani. "Gli occupanti stanno combattendo contro la copertura obiettiva dei loro crimini di guerra: stanno uccidendo e sparando sui giornalisti", ha scritto.
Secondo quanto riferisce l'agenzia Unan, i primi tre morti sono Viktor Dudar, Mykolayiv, il cameraman Yevhen Sakun, morto a Kiev e Brent Reno, morto a Irpin. A questi, oggi, si aggiungono il cameraman di Fox News Pierre Zakrzewski, morto nell'incendio vicino Kiev in cui il corrispondente Benjamin Hall ha riportato ferite, e la giornalista ucraina Alexandra Kuvshinova, anche lei morta nello stesso attacco.
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