Venezia82: Smashing machine o dell'elegia della lotta

Dwayne Johnson da The Rock a Mark Kerr.

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Martedì 02 Settembre 2025
Venezia - 02 set 2025 (Prima Pagina News)

Dwayne Johnson da The Rock a Mark Kerr.

Ad una prima impressione Smashing machine potrebbe sembrare l’ennesimo film sullo sport come metafora della vita con momenti al top e cadute improvvise. Benny Safdie, proveniente da un successo come Diamanti grezzi, trasforma la storia di Mark Kerr in un’opera potente, che va aldilà dell’ascesa e caduta di un campione sportivo, affondando la macchina da presa nell’anima del protagonista.

Mark Kerr, proveniente dal mondo dello sport olimpico nella specialità della lotta libera, entrò nel mondo delle arti marziali miste nel 1994, combattendo nella lega Ultimate Fighting Championship molto nota in Giappone, dove vantava centinaia di fan.

Il film lo segue nel suo percorso dai successi al declino, ma sempre ne mostra la vulnerabilità, la crescente dipendenza che comincia con i farmaci antidolorifici per passare agli oppiacei, cercata come sostegno psicologico più che fisico, per nascondere quella fragilità e insicurezza, che emerge dal ritratto tracciato dalla scoperta attoriale di Dwayne Johnson.

Lo stesso rapporto con la compagna Dawn Staples, interpretata da Emily Blunt, anche lei dipendente da farmaci per sostenere la sua esistenza, diviene un campo di lotta tra loro due: i loro confronti sono talmente duri da sembrare svolgersi su un ring, senza colpi fisici, ma ugualmente potenti nello scambio verbale.

Ma il loro amore, sincero nella sua tragicità di separazioni e riprese del rapporto, è una delle cose più vere del film, come è stato anche nella vita. Benny Safdie non è mai vouyer nelle scene di lotta, piuttosto ci fa sentire come spettatori accanto ai due lottatori, avversari sul ring ma rispettosi gli uni dell’altro nel dopo gara, che diviene quasi un terzo tempo rugbystico. D’altronde sulla maglietta hanno scritto: Il dolore è temporaneo, il Pride è per sempre”.

Pride: orgoglio, certo. E il regista lo illustra con una catarsi che trasforma il sudore in poesia dell’essere umano.

(Alfredo Salomone)


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