Assemblea Onu, Guterres: "I principi delle Nazioni Unite sono sotto assedio"

"Nazioni sovrane invase, la fame trasformata in arma, la verità messa a tacere. Ognuno di essi è un avvertimento". Macron riconosce la Palestina. Trump: "E' un regalo ad Hamas".

(Prima Pagina News)
Martedì 23 Settembre 2025
Roma - 23 set 2025 (Prima Pagina News)

"Nazioni sovrane invase, la fame trasformata in arma, la verità messa a tacere. Ognuno di essi è un avvertimento". Macron riconosce la Palestina. Trump: "E' un regalo ad Hamas".

"Siamo entrati in un'epoca di sconvolgimenti sconsiderati e di incessante sofferenza umana. I principi delle Nazioni Unite che avete istituito sono sotto assedio, i pilastri della pace e del progresso stanno cedendo sotto il peso dell'impunità, della disuguaglianza e dell'indifferenza".

Così il Segretario Generale dell'Onu, Antònio Guterres, in apertura all'80esima Assemblea Generale delle Nazioni Unite, al Palazzo di Vetro di New York.

"Nazioni sovrane invase, la fame trasformata in arma, la verità messa a tacere - ha proseguito - Ognuno di essi è un avvertimento". "Il nostro mondo sta diventando sempre più multipolare. Questo può essere positivo, perché riflette un panorama globale più diversificato e dinamico. Ma la multipolarità senza istituzioni multilaterali efficaci provoca il caos, come l'Europa ha imparato a sue spese, dando origine alla Prima Guerra Mondiale", ha detto ancora Guterres.

All'Assemblea partecipano anche la premier, Giorgia Meloni, che parlerà domani sera durante il dibattito generale, e il Presidente dell'Ucraina, Volodymyr Zelensky.

"Dall'inizio di questa guerra, l'Europa è stata la linfa vitale dell'Autorità Palestinese. Abbiamo messo insieme un pacchetto finanziario senza precedenti di 1,6 miliardi di euro. Ma poiché è in gioco la stessa sopravvivenza dell'Autorità Palestinese, dobbiamo fare tutti di più. Ecco perché istituiremo un Gruppo di Donatori per la Palestina", ha dichiarato la Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, intervenendo alla conferenza di alto livello all'Onu per la soluzione dei due Stati.

"Quando la notte è più buia, dobbiamo aggrapparci alla nostra bussola. E la nostra bussola è la soluzione a due Stati", ha sottolineato von der Leyen. "Il 7 ottobre - ha detto ancora la numero uno di Palazzo Berlaymont - ha aperto uno dei capitoli più oscuri della storia. Siamo tutti d'accordo che la tragedia a Gaza deve finire subito. E che gli ostaggi devono essere rilasciati. Ma porre fine alla guerra potrebbe non essere sufficiente, se non c'è un percorso verso la pace. Se la prospettiva dei due Stati non è più realizzabile".

E' scontro all'Onu sulla Palestina: una decina di Paesi ha annunciato il riconoscimento nella Conferenza di alto livello sulla soluzione a due stati, convocata da Francia e Arabia Saudita. Questo ha scatenato la dura reazione di Stati Uniti e Israele, che però, al Palazzo di Vetro, sono sempre più isolate.

Questa mossa è arrivata durante il pieno dell'escalation militare israeliana contro Gaza City e della proposta fatta, a sorpresa, da Hamas: secondo quanto riporta Fox News, il movimento fondamentalista ha scritto una lettera a Donald Trump, in cui gli ha chiesto la garanzia di due mesi di tregua a Gaza in cambio della liberazione di metà degli ostaggi detenuti, anche se fino adesso il tycoon ha continuato a insistere perché vengano liberati tutti. Attualmente, la lettera sarebbe nelle mani del Qatar: verrà consegnata a Trump in settimana, forse durante i lavori al Palazzo di Vetro, dove il tycoon parlerà quest'oggi affermando il potere unilaterale degli Stati Uniti e "attaccando le istituzioni globaliste", come anticipato ieri dalla portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt. Forse, secondo la Reuters, nel mirino ci sarebbe anche la Corte Penale Internazionale, come risposta alle indagini su presunti crimini di guerra israeliani.

A guidare la spinta per il riconoscimento della Palestina è il Presidente francese, Emmanuel Macron, che per primo aveva annunciato la svolta dell'Eliseo, seguito a ruota da Paesi occidentali come la Gran Bretagna, il Canada, l'Australia e il Portogallo, a cui, oggi, si sono aggiunti Belgio, Finlandia, Lussemburgo, Malta, Nuova Zelanda, San Marino, mentre la Danimarca parla di un non meglio precisato "cambio di posizione".

"E' arrivato il tempo di fermare la guerra, il massacro", ha detto Macron, prima di dichiarare, accolto da una miriade di applausi, il suo riconoscimento della Palestina "in nome della pace", condannando gli attacchi commessi da Hamas e rilanciando "la lotta esistenziale contro l'antisemitismo".

"Niente giustifica la guerra in corso a Gaza. Niente. Al contrario, tutto ci obbliga a porvi fine definitivamente, visto che non l'abbiamo fatto prima. Dobbiamo farlo per salvare vite umane", ha aggiunto, criticando Israele, che sta allargando la sua operazione militare nella Striscia, provocando migliaia di feriti e portando allo sfollamento centinaia di migliaia di persone affamate. Parigi, ha aggiunto Macron, è pronta a dare il suo contributo per una "missione di stabilizzazione" a Gaza e che l'apertura di un'ambasciata in Palestina dipende dal rilascio di "tutti gli ostaggi" da parte di Hamas e dall'attuazione di un "cessate il fuoco" nella Striscia di Gaza.

Il riconoscimento della Palestina è stato il tema clou della conferenza co-presieduta da Macron e dal ministro degli Esteri saudita Faisal bin Farhan, che è intervenuto in videocollegamento a nome del principe ereditario Mohamed Bin Salman. Anche il presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese (Anp), Abu Mazen, è intervenuto in videocollegamento, perché gli Stati Uniti gli hanno negato il visto. Presente anche il Segretario Generale dell'Onu, Antònio Guterres, che ha detto che "la sovranità nazionale per i palestinesi è un diritto, non una ricompensa. E negarla sarebbe un regalo agli estremisti di tutto il mondo".

Alla conferenza hanno partecipato anche oltre 30 tra leader e ministri degli Esteri, tra cui l'italiano Antonio Tajani.

Washington, attraverso il suo Dipartimento di Stato, ha definito la mossa degli alleati come "puramente simbolica", precisando che "il nostro obiettivo rimane una diplomazia seria, non gesti da performance. Le nostre priorità sono chiare: il rilascio degli ostaggi, la sicurezza di Israele e la pace e la prosperità per l'intera regione, possibili solo senza Hamas". E il riconoscimento dello Stato della Palestina, secondo la Casa Bianca e il Segretario di Stato Usa Marco Rubio, è "una ricompensa ad Hamas".

Secondo l'ambasciatore israeliano presso le Nazioni Unite, Danny Danon, "dichiarazioni vuote che ignorano la realtà e le forze sinistre della nostra regione non portano a nulla, nessuna dichiarazione di alcun Paese cambierà il semplice fatto che, prima di tutto, gli ostaggi devono essere restituiti e che Hamas deve essere sconfitto".

Ma il riconoscimento della Palestina, come avviene in parte con il conflitto tra Russia e Ucraina, sottolinea un importante disallineamento tra gli Usa e una parte dell'Europa e, in linea più generale, dell'Occidente, con diversi Paesi alleati che sfidano Trump e Netanyahu. L'Italia e la Germania sono ancora a metà strada, dato che hanno firmato con altri 140 Paesi la precedente dichiarazione di New York, in favore della soluzione dei due Stati, ritenendo, però, prematuro riconoscere la Palestina che "oggi non esiste e il cui futuro va costruito", come ha riaffermato Tajani.

Nel frattempo, il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, sta cercando di ricucire le relazioni con il mondo arabo-musulmano, riunendo oggi a New York un gruppo ristretto di leader del Golfo, perché partecipino ad un piano post-guerra per Gaza e inviino perfino truppe per costituire una forza di stabilizzazione che sostituisca l'esercito israeliano, secondo quanto riporta il sito Axios.

I leader arabi dovrebbero fare richiesta a Trump che faccia pressing su Netanyahu, perché metta fine alla guerra nella Striscia e non annetta parti della Cisgiordania: si tratta di una "linea rossa" per l'Arabia e gli Emirati, che minacciano il loro ritiro dagli Accordi di Abramo, il risultato più importante conseguito da Trump in politica estera, nel corso del suo primo mandato come Presidente.

Lo stesso avvertimento è arrivato da diversi Paesi europei, dal Regno Unito alla Germania. Ma la risposta di Netanyahu sul riconoscimento della Palestina potrebbe essere negativa: per darla, chiederà il via libera a Trump nel corso della sua visita alla Casa Bianca, in programma lunedì prossimo.


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