Corriere della Sera, il Ministro Gennaro Sangiuliano ricorda oggi Benedetto Croce a 70 anni dalla morte
“La sua figura – scrive nel suo editoriale al Corriere della Sera di oggi il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e che di Croce è uno dei massimi esperti - si staglia con sempre maggiore rilievo nella storia italiana del Novecento, fattore determinante del passaggio verso la modernità, entro il consesso delle nazioni europee”.
(Prima Pagina News)
Domenica 20 Novembre 2022
Roma - 20 nov 2022 (Prima Pagina News)
“La sua figura – scrive nel suo editoriale al Corriere della Sera di oggi il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e che di Croce è uno dei massimi esperti - si staglia con sempre maggiore rilievo nella storia italiana del Novecento, fattore determinante del passaggio verso la modernità, entro il consesso delle nazioni europee”.

di Gennaro Sangiuliano*

Caro direttore, a 70 anni dalla morte di Benedetto Croce, la sua figura si staglia con sempre maggiore rilievo nella storia italiana del Novecento, fattore determinante del passaggio verso la modernità, entro il consesso delle nazioni europee.

E il palazzo Filomarino, in quell' «angolo di Napoli» dove visse e morì e che rimane la sua Casa, ora ospita la sua Biblioteca e l'Istituto Italiano per gli Studi storici da lui fondato nel 1946, in vista della formazione di una classe dirigente costituita sullo studio e sul merito.

Fino all'ultimo quella di Croce fu una vita operosa, tutta svolta all'insegna del nesso fra cultura e morale, tra pensiero e vita civile: «La vita intera- scrisse nel 1951- è preparazione alla morte, e non c'è da fare altro si­ no alla fine che continuarla, attendendo con zelo e devozione a tutti i doveri che ci spettano».

All'inizio del secolo, insieme con Giovanni Genti­ le, aveva dato impulso energico al rinnovamento della cultura italiana, sia attraverso saggi, progetti edito­ riali, riproposizioni di classici e traduzioni delle grandi opere della cultura occidentale, nel sodalizio fruttuoso con la casa editrice Laterza, sia, soprattutto, attraverso l'organo speciale della nuova cultura, neo­ idealistica e storicistica, che recuperava un titolo caro a Kant come a De Sanctis: «La Critica», la rivista in attività ininterrotta dal 1go3 al 1944 e, con i «Quaderni», dal 1945 al 1952, che di fatto accoglie, salve poche eccezioni, la prima redazione di tutta la sua vasta e multiforme opera.

Si trattò allora di svecchiare il chiuso mondo di prima e di reinserirlo nel circuito europeo, senza provincialismi ma anche senza complessi di inferiorità. C'era, intanto, da rimettere in luce la grande tradizione filosofi­ ca, da Vico a Machiavelli, da Cuoco a De Sanctis.

E dopo avere costituito i quadri della Letteratura della Nuova Italia, da Verga all'amatissimo Carducci a d'Annunzio, Croce privilegiala letteratura permanente, la poesia perenne: Dante, Ariosto, vale a dire la cifra profonda della immagine della Nazione e dell’identità italiana, auctores studiati e presentati nel contesto della tradizione europea, di Shakespeare, di Racine, di Goethe.

In questo senso, Benedetto Croce con Gentile, fu il protagonista sommo del «risveglio» della cultura italiana. In una delle prime pagine del «Profilo ideologico del Novecento italiano», Norberto Bobbio riporta una significativa citazione di Croce (Storia d’Italia dal 1871 al 1915): «A chi ricordava l’afa e l’oppressura dell’età positivistica pareva che si fosse usciti all’aria aperta e vivida». Oltre la crisi del positivismo, che spesso fu «il positivismo delle cattedre», cioè fenomeno chiuso nell’Accademia, Croce concepì un sistema filosofico aperto, come sistemazione sempre in fieri, che aveva il suo centro nel concetto di Storia e la sua forza etico-politica nello «storicismo assoluto».

E mi piace ricordare che nel 2016 l’Istituto della Enciclopedia Italiana ha pubblicato, sotto la direzione di Michele Ciliberto, un volume enciclopedico assai composito, realizzato da insigni studiosi, dal titolo «Croce e Gentile. La cultura Italiana e l’Europa».

Ha fatto bene il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, a ricordare le parole di Croce a proposito della libertà, in occasione della ricorrenza del 9 novembre, data simbolica della caduta del Muro di Berlino, sottolineando che il filosofo «dedicò la sua vita all’amore e allo studio proprio della libertà».

La citazione di Croce merita di essere incisa, in questi tempi drammatici, nella mente e nel cuore di tutti : «C’è chi mette in dubbio il futuro dell’ideale della libertà. Noi rispondiamo che essa ha più che un futuro: possiede l’eternità».

Il mio secondo atto, appena nomi-nato ministro, (il primo è stato quello di recarmi alla Sinagoga di Roma) è stato quello di visitare la casa di Croce a Napoli che già conoscevo, accolto dal professor Piero Craveri e da Marta Herling che in questi anni, hanno tenuta viva la memoria del grande filosofo, promotore nel 1925 del «Manifesto degli intellettuali antifascisti».

E giusto un secolo fa Croce ministro della Pubblica istruzione pro-mosse la prima e organica legge per la tutela paesaggistica, nella convinzione che beni naturali e beni artistici rappresentassero un unico patrimonio che l’Italia aveva il dovere di salvare conservare curare. Contribuì, come afferma Marcello Veneziani, a creare una forma mentis, un insieme di aspettative, un magnifico sistema di idee e di sensibilità. Ha scritto icasticamente Gennaro Sasso: «Nella storiografia Croce vedeva la filosofia, ossia il pensato racconto dei fatti, non la profezia».

Ancora resta vivo ed efficace il suo saggio, che fece scalpore, nel 1942, «Perché non possiamo non dirci cristiani», quando da liberale e pensatore laico riconobbe che l’identità italiana ed europea non poteva fare a meno della matrice cristiana.

Si vuole dire, sia pure brevemente, che l’eredità di Croce è molteplice, tra estetica, filosofia, storia, politica. Non pacifica, peraltro, è stata la sto-ria della ricezione di quell’immane pensiero, che oggi ci appare in tutta la sua sorprendente attualità. Perché oggi come allora, nel primo Nove-cento, c’è da superare «l’oppressura». Ecco perché, con rinnovato impegno, il ministero della Cultura sarà sempre attento alla diffusione del pensiero e delle opere di Benedetto Croce.

* Ministro della Cultura

 


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