Don Lino Tiriolo raccontato da Famiglia Cristiana: “Grande Catanzaro in serie B”.
“Ribattezzata “il piccolo Napoli”, la squadra incarna in qualche modo la grande voglia di riscatto di tutta una città: grazie a un campionato strepitoso ha messo in sicurezza la promozione con cinque giornate d'anticipo. Don Tiriolo ne è tifoso e assistente spirituale....”.Lo racconta benissimo Famiglia Cristiana in edicola in questi giorni.
 
di Pino Nano
Domenica 26 Marzo 2023
Roma - 26 mar 2023 (Prima Pagina News)
“Ribattezzata “il piccolo Napoli”, la squadra incarna in qualche modo la grande voglia di riscatto di tutta una città: grazie a un campionato strepitoso ha messo in sicurezza la promozione con cinque giornate d'anticipo. Don Tiriolo ne è tifoso e assistente spirituale....”.Lo racconta benissimo Famiglia Cristiana in edicola in questi giorni.
 
Come si fa a raccontare il sacerdote di una squadra di calcio? Da dove si parte? Cosa interessa di più al lettore che segue lo sport? E come si fa a non “offendere” il ruolo che un sacerdote di una squadra di calcio ha nei confronti dei giocatori?

Esiste un manuale di giornalismo sportivo che ce lo dice? Bene, tutto questo oggi lo fa benissimo Famiglia Cristiana, nel numero che è in edicola in questi giorni, e lo fa alla vigilia della nuova partita di domenica prossima che nei fatti sancisce ufficialmente l’ingresso della squadra del Catanzaro Calcio nel prossimo campionato di serie B, un traguardo sognato inseguito e agognato per anni e oggi finalmente realtà.

“Ci sono cinque “passioni” fondamentali nella vita di don Lino Tiriolo- scrive Luciano Regolo Condirettore di Famiglia Cristiana- : la prima è Gesù, come ci dice lui stesso con un gran sorriso, poi la famiglia, la sua comunità parrocchiale, a seguire i santi Agazio e Vitaliano, protettori della sua diocesi, di cui non manca d’invocare l’intercessione a ogni celebrazione liturgica, e infine il Catanzaro Calcio, di cui è cappellano dal 2001.

Un impegno, questo con la squadra calabrese, che ha appena conquistato, battendo, lo scorso 18 marzo, per 2-0 (reti del capocannoniere del girone C Iemmello e di Brignola) la Gelbison con cinque giornate di anticipo, dopo una stagione dominata con numeri da record, la promozione in Serie B dopo 17 anni di assenza, vissuto da don Lino, parroco di Santa Teresa dell’Osservanza e cancelliere della curia catanzarese, con serietà e slancio emotivo a un tempo.

Lo incontriamo proprio per commentare il trionfo delle “sue” Aquile, festeggiato sul neutro di Salerno, dove si è giocata la partita contro la Gelbison e non ad Agropoli per permettere la grande affluenza dei tifosi del Catanzaro, arrivati in ben 10 mila, galvanizzati da un campionato da assoluti protagonisti, con 86 punti in 33 partite, un’unica sconfitta e un vantaggio sulla seconda -il Crotone, altra calabrese- di 16 punti.

Questa squadra, ribattezzata “il piccolo Napoli” incarna in qualche modo la grande voglia di riscatto di tutta una città, tappezzata da bandiere e striscioni giallorossi, che già prepara la mobilitazione festosa per domenica 26, dopo la partita col Pescara che don Lino non perderebbe per nulla al mondo”. Il profilo che Famiglia Cristiana propone nel suo numero in edicola del sacerdote calabrese è quanto di più avvolgente si possa immaginare: “Fin da quando ero piccolo e andavo allo stadio. Il mio papà era tifosissimo dell’Inter e all’inizio anche io avevo abbracciato questo trasporto, ma poi l’amore per il Catanzaro è stato più forte di tutto.

Ho ancora impresse nella memoria delle imprese dei giallorossi che risalgono alla mia infanzia e adolescenza. Come la promozione in serie A nel 1970-71: è stata la prima squadra della Calabria a raggiungere la massima serie e, come recita un vecchio inno calcistico, “la Calabria resterà sempre giallorossa”.

Come non ricordare gli indimenticabili gol di Massimo Palanca negli anni Ottanta, direttamente da calcio d’angolo, poi tutte le emozioni vissute nel veder giocare le squadri più forti come Juve, Inter e Milan nel nostro stadio, il Nicola Ceravolo, che allora si chiamava Militare”.

Sul rapporto viscerale che esiste tra la squadra di calcio e la città don Lino racconta a Famiglia Cristiana che “C’è un rapporto molto passionale tra i catanzaresi e la squadra, che genera un entusiasmo enorme quando le cose vanno bene, ma che non si spegne neppure quando i risultati sono deludenti. Non si spiegherebbe altrimenti un afflusso fino a 15-16 mila persone in partite di serie C, proseguito negli anni. È come se ogni catanzarese si riconoscesse nella squadra…Sono tutti bravi ragazzi, con valori forti e, nella maggior parte, credenti. Ovviamente considerando la giovane età e il tipo di vita che li porta spesso ai ritiri e alle trasferte nei fine settimana, è un po’ difficile per loro essere praticanti nel senso stretto del termine. E alla domanda di Luciano Regolo “Ha mai pregato per il Catanzaro”, il sacerdote risponde: “Prego per la serenità nella squadra, per la salute dei calciatori”.

E sulla vittoria di questi giorni il commento che fa don Lino è pieno di orgoglio personale: “Questo trionfo non è certo frutto del caso. Dietro c’è una società fortissima, sana, molto seria e preparata a livello imprenditoriale, dei giocatori di categoria superiore, un allenatore altrettanto serio e preparato come Vincenzo Vivarini, che ha tecniche efficaci e innovative, in grado di conciliare la necessità di perseguire i risultati con il bel gioco: non ricordo di aver mai visto una squadra di così alto livello capace di coinvolgere e divertire sempre e comunque il pubblico”. Mai come in questo caso, sacerdoti al servizio dello sport. Straordinari sacerdoti di questi anni.

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