Giorgio Armani festeggia 91 anni: "Grazie a tutti per il vostro affetto"

"Non è stato facile per me non sentire il vostro applauso in diretta. Grazie di cuore, ci rivediamo a settembre".

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Venerdì 11 Luglio 2025
Milano - 11 lug 2025 (Prima Pagina News)

"Non è stato facile per me non sentire il vostro applauso in diretta. Grazie di cuore, ci rivediamo a settembre".

Oggi è una data importante per Giorgio Armani: il Re della moda Made in Italy compie 91 anni, ma in convalescenza, dopo l'ultimo ricovero che l'ha costretto anche a saltare la sfilata parigina della collezione Privé.

A tal proposito, dalle pagine dei giornali, Re Giorgio ha voluto ringraziare tutti per la vicinanza: "In queste settimane ho sentito forte l'abbraccio di chi mi ha pensato: la vicinanza di familiari, collaboratori e dipendenti, l'affetto della stampa sui giornali e in televisione, il calore delle persone sui social o attraverso messaggi personali.

Oggi, nel giorno del mio novantunesimo compleanno, desidero ringraziare tutti voi per la vicinanza che mi avete dimostrato. Non è stato facile per me non sentire il vostro applauso in diretta. Grazie di cuore, ci rivediamo a settembre".

In un mondo in cui si dice tutto e il contrario di tutto, Armani festeggia 91 anni con coerenza di pensiero, diventato stile, che oggi il mondo riesce a riconoscere nella sua vita, iniziata a Piacenza l'11 luglio 1934, e nella sua carriera, che prese il via nel 1975.

In cinquant'anni di lavoro, Armani ha sempre perseguito un'etica fatta di dedizione e passione, premiata da copertine su Time, dal successo a Hollywood, dalle One Night Only in giro per il mondo e dall'onorificenza di Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana consegnatagli dal Presidente Mattarella.

Che lui sia un perfezionista, capace anche di controllare le uscite di una sfilata e ogni dettaglio, è noto a tutti. "Sono pragmatico e razionale, ma le mie azioni vengono tutte dal cuore" ha, però, sottolineato diversi anni fa, mentre presentava il libro 'Per amore'. "Sono un creativo razionale, ma la spinta - aveva detto nella sua Piacenza in occasione della laurea honoris causa assegnatagli dalla Cattolica - nasce sempre dalla passione, da un'intuizione e dal desiderio bruciante di realizzarla. Ogni idea, in fondo, è frutto di un innamoramento e questo lavoro, che per me è la vita, è un atto continuo di amore".

Parlando agli studenti della Cattolica, Armani aveva anche ricordato il suo momento più duro: la morte del socio e compagno Sergio Galeotti, avvenuta nel 1985, dieci anni dopo la nascita del brand Giorgio Armani. "Il destino mi ha messo a dura prova e, a seguito della scomparsa del mio socio, per far sì che la Giorgio Armani sopravvivesse, ho dovuto occuparmi di persona dell'azienda. Molti pensavano che non ce l'avrei fatta, ma grazie alla mia caparbietà e al sostegno delle persone a me vicine, sono riuscito ad andare avanti".

I momenti difficili, aveva aggiunto, "li ho superati con l'impegno e la dedizione e il rigore, i valori che ho assimilato in famiglia e che raccomando sempre di seguire per dar forma a ciò in cui si crede, ancora di più oggi che si moltiplicano i successi effimeri perché ciò che chiede impegno dura".

Anche l'inizio della carriera, a Milano, è stato difficile: per lanciare l'attività aveva venduto il suo maggiolino Volkswagen, e aveva anche paura di non essere all'altezza, ma poi, "piano piano, ho preso forza e coraggio di voler essere qualcuno in questa avventura", aveva raccontato qualche anno fa, ad un'anteprima cinematografica.

E ci è riuscito: con le sue creazioni, è arrivato a lasciare un'impronta indelebile, fatta di un mix tra stile e una visione di grande rigore. "Non sono un visionario - aveva detto, presentando il libro che ha il suo nome - ma una persona con i piedi per terra. Vivo la quotidianità in un mondo che ho pensato di poter servire, cui essere utile con questo lavoro".

L'ho fatto modificando "il modo di vestire di uomini e donne, e questa - aveva spiegato qualche anno fa - è una delle più grandi soddisfazioni". "Ho fatto la mia rivoluzione, sottile e sussurrata ma pesante - aveva detto - scardinando delle regole dell'abbigliamento che c'erano da 30-40 anni, come proporre un abito da sera con il tacco basso, togliere rigidità alla giacca, immaginare che una donna potesse essere vestita come un uomo".


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