Draghi in forse. La strana crisi. “Tempesta perfetta” o “I pagliacci”?

Con lo strappo del M5S siamo, infatti, precipitati in una quelle situazioni per cui all’estero siamo famosi: il “famolo strano”, che i tedeschi dello Spiegel, con un titolo non proprio sobrio, tempo fa hanno sintetizzato in: “Italiani, un popolo di bambini che eleggono pagliacci”.

di Mimmo Nunnari
Martedì 19 Luglio 2022
Roma - 19 lug 2022 (Prima Pagina News)

Con lo strappo del M5S siamo, infatti, precipitati in una quelle situazioni per cui all’estero siamo famosi: il “famolo strano”, che i tedeschi dello Spiegel, con un titolo non proprio sobrio, tempo fa hanno sintetizzato in: “Italiani, un popolo di bambini che eleggono pagliacci”.

A voler cercare un titolo azzeccato, tra cinema e opera lirica, per descrivere la strana crisi italiana provocata dal ni - no  ma - chissà del M5 Stelle, protagonista l’ex premier Giuseppe Conte, primo uomo qualsiasi a essere chiamato, mentre passava per strada, per essere nominato presidente del Consiglio dei ministri (citiamo Paolo Cirino Pomicino, Il Grande Inganno, edizioni Lindau), il Giuseppi di Donald Trump, si potrebbe scegliere tra “La tempesta perfetta(“The Perfect Storm”) film del 2000 diretto da Wolfgang Petersen e “I pagliaccidi Ruggero Leoncavallo, opera lirica ispirata a un fatto veramente accaduto: un assassinio, avvenuto sulla scena di uno spettacolo circense. Nella storia del Paese ci sono date indimenticabili, alle quali bisogna dare un nome, e questa della crisi del Governo di Mario Draghi, comunque andrà a finire, merita un titolo, un’intestazione forte, per poter essere ricordata, non come avvenimento politico, ma come farsa all’italiana.

Con lo strappo del M5S siamo, infatti, precipitati in una quelle situazioni per cui all’estero siamo famosi: il “famolo strano”, che i tedeschi dello Spiegel, con un titolo non proprio sobrio, tempo fa hanno sintetizzato in: “Italiani, un popolo di bambini che eleggono pagliacci”.

La notizia delle dimissioni di Draghi, conseguenza dell’atto “irresponsabile” grillino (parole di Bonaccini presidente dell’Emilia-Romagna) ha fatto il giro del mondo sulle principali testate internazionali: citiamo per tutti il Washington Post, che parla di rischio collasso per l’Italia. Questa crisi, vista da fuori, insomma, è la solita roba che confrontata alla realtà e alla gravità della situazione, suscita ilarità. In Italia dovrebbe far piangere, ma c’è chi ride: è una crisi maturata tra Euforia, calcoli e sghignazzi titola il Corriere della Sera, con riferimento all’esultanza dei parlamentari grillini.

Il massimo dell’eleganza lo ha raggiunto Paola Taverna, vicepresidente del Senato in quota 5Stelle: “Oggi li sfonnamo di brutto”. Da sfonnare c’era il Governo Draghi, l’uomo dall’indiscusso prestigio internazionale che la politica italiana non ha preso sul serio, abituata com’è ai giochi, ai teatrini, alle pagliacciate, e non c’è più a rimproverarci, almeno a noi elettori, il principe del giornalismo Eugenio Scalfari: “Ogni Paese ha la classe politica che si merita”.  Giudizio storicamente da condividere, ma con le attenuanti di una legge elettore porcella, in senso di spregiativo. 

Forse, se non succede un miracolo, la crisi del termovalorizzatore, nel bel mezzo della lotta al Covid, della guerra, del Pnrr, del rilancio internazionale dell’Italia, sarà la degna conclusione della legislatura populista e dei mediocri. Più la seconda, che la prima. Dalla mediocrazia siamo stati travolti.

Non ci siamo accorti della rivoluzione anestetizzante (espressione del filosofo canadese Alain Deneault) che ha preso il potere. Legioni di mediocri, ancorché eletti dal popolo, con lo slogan “questo e quello per me pari sono”, hanno preso il potere, si sono seduti nelle stanze dei bottoni, e si sono messi a comandare.

Sono diventati ministri personaggi che credevano esistesse il tunnel del Brennero (Toninelli) o presidenti del Consiglio, Giuseppe Conte, che nel curriculum poteva vantare la conoscenza con l’ex dj Fofò Bonafede, compensato col dicastero della Giustizia, che in passato è stato guidato da personalità come Palmiro Togliatti, Fausto Gullo, Attilio Piccioni, Guigo Gonella, Aldo Moro, Mino Martinazzoli. Sì, vabbè, anche Angelino Alfano, e Andrea Orlando, si dirà. Ma sicuramente erano meglio di Bonafede.

I “mediocri” sono stati capaci di dire, in breve arco di tempo, tutto e il contrario di tutto e di promuovere alleanze di tutti i colori dell’arcobaleno. Quel che sgomenta, scrive nel suo libro Cirino Pomicino, è che questa Lilliput grillina, ad un certo punto è diventata il sol dell’avvenire. Ma la festa è finita. Tutto è accaduto per mezzo punto di consenso in più o in meno. Gli elettori italiani dovranno prendere atto che il Paese è finito su un piano inclinato dal M5S che dice il “Die Welt”: “Non si preoccupa dei contenuti, ma vuole solo ottenere voti attraverso la protesta”.  Ieri era la povertà il cavallo di battaglia oggi il termovalorizzatore di Roma.


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