Ex Ilva, Urso: "Noi non ci arrendiamo, sarà una settimana decisiva"

"Abbiamo presentato alla Regione Puglia e agli enti locali un piano industriale che prevede la piena decarbonizzazione dello stabilimento in appena otto anni".

(Prima Pagina News)
Lunedì 14 Luglio 2025
Roma - 14 lug 2025 (Prima Pagina News)

"Abbiamo presentato alla Regione Puglia e agli enti locali un piano industriale che prevede la piena decarbonizzazione dello stabilimento in appena otto anni".

“Occorre decidere subito, noi sull’Ilva non ci arrendiamo”. Così, al Messaggero, il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che parla di “settimana decisiva” per il salvataggio dell'ex Ilva.

Oggi, il governo incontrerà i Sindacati, mentre per domani è attesa la risposta dagli enti locali pugliesi sulla possibilità che Taranto ospiti una nave rigassificatrice, giovedì, al Ministero dell'Ambiente, ci sarà la conferenza dei servizi per concludere un accordo di programma con le amministrazioni territoriali per avere il via libera alla nuova Aia (autorizzazione integrata ambientale). Senza autorizzazione, “visto che incombe sullo stabilimento il giudizio del Tribunale di Milano, questa sentenza potrebbe disporre lo stop all’attività produttiva, alla luce delle indicazioni date dalla Corte di Giustizia europea”, dice Urso.

Nel quadro di questo cronoprogramma, inoltre, bisogna inserire anche il lancio di una nuova gara per gli asset ex Ilva: “Dovremo adeguare subito la gara in corso alle nuove condizioni, già a fine luglio. Per questo è assolutamente necessario che tutto sia chiaro nei prossimi giorni. È ovvio che avere a Taranto anche gli impianti per la produzione di ferro preridotto (Dri) sia un elemento di forte attrattività per gli investitori”. Ma, evidenzia Urso, “l’importante è che si capisca chiaramente che qualunque sia il capitale o la nazionalità dell’azienda, senza Aia lo stabilimento è destinato alla chiusura”.

Per evitarlo, il governo ha pronto un piano con due ipotesi: “Abbiamo presentato alla Regione Puglia e agli enti locali un piano industriale che prevede la piena decarbonizzazione dello stabilimento in appena otto anni, con la realizzazione di tre forni elettrici che progressivamente sostituiranno gli altiforni, in piena continuità produttiva e occupazionale.

I forni elettrici – aggiunge il titolare del Mimit – dovranno essere alimentati dal Dri, che potranno essere realizzati accanto da ‘Dri d’Italia’, società pubblica partecipata al 100% da Invitalia, insieme agli impianti di cattura della CO2. Per alimentare i Dri sarà necessaria la nave rigassificatrice, come a Piombino”.

Senza gas, prosegue il Ministro, “non vi è acciaio green. Senza la nave rigassificatrice a Taranto ci saranno solo i tre forni elettrici che sostituiranno gradualmente gli altiforni, in piena continuità operativa, ma il polo Italiano del Dri sarà realizzato in un’altra località che assicurerà l’approvvigionamento di gas. Ho sempre detto che la prima scelta spetta a Taranto, per motivi morali, storici, economici e sociali”.

Qualora Taranto dovesse rinunciare alla nave rigassificatrice “sarà necessario spostare il preridotto altrove. Ma questo renderà meno sostenibile l’intero stabilimento, per i maggiori costi operativi che ne deriveranno. Per non parlare del maggiore impatto ambientale legato al trasporto marittimo. Anche questo dovrebbe far riflettere chi ha a cuore l’ambiente”.

Qual è l'alternativa per il preridotto? “Stiamo valutando diverse opzioni, tra le quali Gioia Tauro. Comunque dovrà sempre essere al Sud, perché le risorse necessarie provengono dal Fondo di Coesione Nazionale. Prevediamo che altre ne saranno destinate nella prossima programmazione, per completare il progetto”.

Gli impianti targati Dri saranno “quattro, uno dei quali dovrà rifornire di preridotto il forno elettrico che sarà realizzato a Genova per produrre quanto necessario agli impianti del Nord. In questo modo avremo una produzione annuale di acciaio a regime di otto milioni di tonnellate, interamente green: l’ex Ilva diventerà il gruppo siderurgico più avanzato al mondo per la produzione di acciaio green”.

Un comratore per l'ex Ilva non è stato ancora trovato: “È in corso una gara internazionale secondo le regole europee. Qualunque sia il capitale dell’azienda, pubblico o privato, italiano o straniero, lo stabilimento dovrà rispondere alle stesse regole ambientali e sanitarie. Senza Aia nessuno è abilitato a produrre. Al momento il negoziato sta procedendo in via preferenziale con Baku Steel”. 

In merito al Piano nazionale per la siderurgia, infine: “A Piombino e Terni abbiamo già sottoscritto gli accordi di programma con aziende, Regioni ed Enti locali: in entrambi i siti sarà garantita la piena occupazione, dopo anni di cassa integrazione, con investimenti importanti per la produzione di acciaio green. Se riusciremo a fare lo stesso a Taranto – conclude Urso – l’Italia diventerà un modello di transizione ambientale per l’Europa, l’unico a raggiungere appieno gli obiettivi di sostenibilità, côniugando ambiente e lavoro e garantendo, al contempo, la fornitura siderurgica all’industria nazionale”.


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