Gino Cecchettin: "Vorrei un confronto con chi dice che Turetta sia un modello da seguire"

"Dobbiamo decostruire i comportamenti che portano ad essere sessisti, maschilisti, le battutine 'da spogliatoio', e lo dobbiamo fare tutti i giorni nella vita".

(Prima Pagina News)
Mercoledì 07 Maggio 2025
Milano - 07 mag 2025 (Prima Pagina News)

"Dobbiamo decostruire i comportamenti che portano ad essere sessisti, maschilisti, le battutine 'da spogliatoio', e lo dobbiamo fare tutti i giorni nella vita".

Com'è possibile che l'assassino di una ragazza sia "un modello" da seguire? A porsi questa domanda è stato Gino Cecchettin, il papà di Giulia, perché alcuni giovani, sui social, avevano indicato come "modello da seguire" quel Filippo Turetta che ha ucciso sua figlia.

A farlo per primo è stato un ragazzo 20enne del Ferrarese, che era stato lasciato dalla fidanzata per maltrattamenti e minacce. "Cose da comprare: mappa d'Italia, scotch, sacchi dell'immondizia, coltelli, soldi per la benzina. Turetta esempio modello", aveva scritto tre settimane fa in un post.

La coincidenza ha voluto che oggi, mentre Cecchettin stava parlando a Milano della prevenzione della violenza di genere, il ragazzo è stato fermato dai Carabinieri in Veneto, mentre stava cercando di raggiungere la sua ex in treno. Gli inquirenti gli hanno trovato addosso le forbici con cui, l'ultima volta, aveva terrorizzato la sua ex ragazza.

Quello del 20enne ferrarese, però, non è l'unico caso: a Busto Arsizio, nel Varesotto, un ragazzo aveva scritto sui suoi profili social 'capisco Turetta'.

"Vorrei veramente un confronto" con loro, ha detto Cecchettin, parlando ad alcuni studenti delle scuole superiori di Milano. "Secondo me - ha proseguito - è proprio a loro che dovremmo parlare perché chi esalta la violenza forse ha più bisogno di altri di capire che c'è un modo nuovo di parlare".

"Dovremmo cercare il confronto non l'attacco", ha aggiunto. E' su questo cambio di paradigma per i familiari delle vittime, che Cecchettin ha impostato la campagna culturale condotta dalla Fondazione Giulia Cecchettin. "Vorrei che questi giovani - ha detto ancora l'uomo- passassero una settimana della vita di Turetta oggi".

Turetta sta scontando l'ergastolo nel carcere di Verona. "Mi fanno molta pena. Che modello può essere una persona che deve passare la vita in carcere?", ha poi chiesto Gino ai ragazzi che lo stavano sentendo. "Vorrei far provare a quel giovane che ha scritto questo una settimana della vita di Turetta oggi, una settimana della frustrazione che Filippo probabilmente ha vissuto quando non è riuscito a gestire quell'emozione. Forse - ha aggiunto - dopo cambierebbe idea. Anche da un punto di vista razionale, non c'è niente da imitare".

"Ma questo - ha riaffermato - lo risolviamo solo con la cultura".

Cecchettin non ha parlato della possibilità di "perdonare" Filippo, perché la ferita che ha subito, oltre ad essere troppo recente, è anche troppo grande. In più, la Corte d'Assise di Venezia non ha riconosciuto le aggravanti della crudeltà e dello stalking ("se non ci sono con centinaia di messaggi al giorno e 75 coltellate, non so allora cosa siano le aggravanti", aveva commentato).

In seguito, però, parlando di giustizia riparativa, Cecchettin ha approfondito la tematica, ribadendo la necessità di un percorso "di entrambi" suo e di Turetta, che "dovrebbe aiutare a capire il fenomeno che l'ha portato a fare ciò che ha fatto. Così potrebbe aiutare chi, come lui, è in quella condizione". Se ci deve essere, "il perdono deve essere chiaramente sincero. Immagino ci voglia del tempo, ma io non lo escludo".

Nel frattempo, qualcosa da fare subito c'è: i corsi della Fondazione nelle scuole, a cominciare dall'età prescolare e dalle prime elementari. Il messaggio è: "Dobbiamo decostruire i comportamenti che portano ad essere sessisti, maschilisti, le battutine 'da spogliatoio', e lo dobbiamo fare tutti i giorni nella vita".


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