Giornalisti & #Covid, Agcom,"disinformazione, fake, emergenza e verifica delle fonti: cosa fare?"
Ci dicono questo i risultati della terza edizione dell’Osservatorio sul Giornalismo, e l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni intende ora acquisire, tramite consultazione pubblica, commenti, osservazioni, elementi di informazione e documenti concernenti le reali condizioni in cui quotidianamente i principali attori del mondo dell’informazione lavorano, per avviare insieme un tavolo di confronto le cui conclusioni saranno poi sottoposte all’attenzione del Governo e del Parlamento.
di Maurizio Pizzuto
Giovedì 26 Novembre 2020
Roma - 26 nov 2020 (Prima Pagina News)
Ci dicono questo i risultati della terza edizione dell’Osservatorio sul Giornalismo, e l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni intende ora acquisire, tramite consultazione pubblica, commenti, osservazioni, elementi di informazione e documenti concernenti le reali condizioni in cui quotidianamente i principali attori del mondo dell’informazione lavorano, per avviare insieme un tavolo di confronto le cui conclusioni saranno poi sottoposte all’attenzione del Governo e del Parlamento.
Il dato che forse meno ci aspettavamo dall’analisi dell’Osservatorio sul Giornalismo in tempi di Covid è il dato riferito all’uso delle tecnologie più innovative e moderne. I temi e i soggetti interessati dall’inchiesta hanno infatti evidenziato “una bassa propensione dei giornalisti allo svolgimento di attività innovative di web journalism, e un livello medio di competenza digitale non particolarmente elevato, soprattutto con riferimento alla qualità di uso degli strumenti digitali”.

Ma c’è di più. “Ai professionisti dell’informazione manca un livello di conoscenza specialistica, inteso in particolare in termini di formazione accademica, adeguato alla copertura di fatti ed eventi economici, finanziari, scientifici e tecnologici”.

E questo lo si coglie- spiega il dossier dell’Osservatorio dalla “copertura minore in termini di produzione di contenuti informativi”. Come dire? Poiché diventa difficile affrontare certi temi, allora li si snobba, o nella peggiore delle ipotesi si fugge da essi. Si evita di parlarne e di affrontarli.

A questo proposito l’AGCOM, dunque, invita “i partecipanti alla consultazione pubblica a far pervenire commenti, osservazioni, elementi di informazione e documentazione riguardanti gli aspetti relativi alla formazione continua dei giornalisti, delineando possibili soluzioni in via regolamentare e di politica di settore”.

Ma anche i tempi e modi di produzione delle notizie sono cambiati radicalmente nel giro di pochi anni. Così come i canali di diffusione delle notizie si sono moltiplicati, indebolendo la capacità di verifica di fonti che non siano istituzionali. Qui l’analisi dell’Osservatorio è davvero molto amara: “In tal senso, risultano evidenti i rischi sulla tenuta di alcune testate, che potrebbero comprimere il pluralismo dell’informazione, proprio mentre si moltiplicano le testate digitali di cui è difficile conoscere la condizione lavorativa”.

Ecco allora che l’AGCOM vuole capire meglio quali sono gli aspetti di fondo “relativi ad una maggiore tutela del pluralismo dell’informazione, delineando così possibili soluzioni in via regolamentare e di politica di settore”.

Man mano che si va avanti l’analisi assume contorni ancora più severi.

Secondo il dossier dell’Osservatorio sul Giornalismo “L’indagine sulla professione giornalistica durante l’emergenza COVID-19 ha evidenziato come i giornalisti non siano pienamente pronti ad assumere un ruolo di certificatori delle notizie di qualità, visto che attività di debunking e analisi scientifica delle fake news sono state effettuate in maniera meno consistente rispetto alla sola verifica dei contenuti falsi”.

Ma c’è di più. Secondo il dossier “Siti di fact-checking e fonti open e scientifiche non sono risultate tra le fonti più utilizzate nello svolgimento dell’attività giornalistica, e questo durante tutta la fase dell’emergenza COVID-19”. Qui l’AGCOM spera invece di capire meglio, dalle tante risposte che arriveranno nelle prossime settimane, “cosa si fa nel mondo della comunicazione contro il fenomeno reale della disinformazione, e soprattutto cosa si fa per promuovere contenuti di qualità, attraverso ad esempio il ricorso al fact-checking, delineando quindi possibili soluzioni in via regolamentare e di politica di settore”.

Ma la crisi di sistema a quanto pare investe tutti. Occupandosi della distribuzione geografica dei giornalisti, il dossier dell’Osservatorio sul Giornalismo ci spiega che “anche quando rapportata al numero di giornalisti per testata in ogni Regione, testimonia una forte carenza di professionisti in alcune testate a carattere locale, cosa che può comportare effetti negativi su qualità e pluralismo dell’informazione a livello regionale e provinciale”.

E ancora,” l’ampio ricorso alle fonti istituzionali, e, nel caso dell’emergenza COVID-19, a singole personalità del mondo scientifico, testimoniano una scarsa rappresentazione di numerosi attori e soggetti emergenti della società”.

Pur con importanti eccezioni -spiega l’analisi dell’Osservatorio- si è registrata una generalizzata difficoltà delle redazioni a misurarsi tecnicamente con linguaggi e specifiche esigenze dell’informazione di carattere medico-scientifico, “delegando” di fatto a istituzioni ed esperti il compito di informare direttamente i cittadini, nonché di certificare autorevolezza e qualità dell’informazione in materia. Insomma, i “soliti noti”, che ogni sera vediamo in televisione o che il mattino seguente ritroviamo sui giornali.

Ma quanti altri professionisti, esperti e scienziati, sono invece rimasti fuori e completamente esclusi dal grande barnum del circo mediatico? L’AGCOM vuole quindi analizzare meglio “gli aspetti relativi alle carenze formative e produttive, soprattutto nelle testate a carattere locale, per poi delineare possibili soluzioni in via regolamentare e di politica di settore”.

Ma va ancora peggio con la “tutela del diritto d’autore, e della riproduzione riservata degli articoli al fine di salvaguardare il pluralismo dell’informazione e garantire un riconoscimento a chi investe e produce sui contenuti”. Materia questa al centro di “un braccio di ferro tra editori e “rassegnisti”, che ha avuto risvolti anche sul fronte giudiziario”.

Infine- precisa l’AGCOM- “Ulteriori aspetti di criticità che verranno analizzati dall’Autorità in successivi e specifici approfondimenti riguardano le minacce ai professionisti dell’informazione, attraverso, ad esempio, intimidazioni, avvertimenti anche via web, querele pretestuose, nonché le tematiche di genere legate alla professione e alla produzione informativa” Istruzioni per l’uso.

I soggetti interessati potranno far pervenire le loro osservazioni e ogni altra documentazione in forma scritta via mail, scrivendo all'Osservatorio, entro 60 giorni dalla data di pubblicazione del presente documento. Sarà inoltre possibile richiedere, a valle dell’invio di documentazione in forma scritta, di svolgere un’audizione, in modalità virtuale, con gli Uffici competenti dell’Autorità.

L’Autorità avvierà quindi incontri con gli stakeholder per raccogliere proposte e intraprendere un confronto sulle principali problematiche del settore, anche al fine di sviluppare indicazioni utili al potere legislativo e avanzare proposte al Governo con l’obiettivo di tutelare e rinnovare la professione giornalistica in Italia.

Per qualsiasi richiesta di informazioni o delucidazioni in merito alla procedura e ai contenuti della consultazione pubblica, curata dal Servizio Economico-Statistico, è possibile rivolgersi alla Segreteria dello stesso Servizio. (2-Fine)

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