Giornata Nazionale della Legalità, a Cinzia Fiorato del TG1 il Premio Caponnetto
Cinzia Fiorato, giornalista caposervizio e volto noto del Tg1, ha ricevuto il prestigioso premio alla Legalità della Fondazione Antonino Caponnetto.
di Pino Nano
Lunedì 23 Maggio 2022
Roma - 23 mag 2022 (Prima Pagina News)
Cinzia Fiorato, giornalista caposervizio e volto noto del Tg1, ha ricevuto il prestigioso premio alla Legalità della Fondazione Antonino Caponnetto.

Oggi Giornata Nazionale della Legalità nel ricordo delle stragi di mafia. Per l’occasione la Fondazione Antonino Caponnetto che da anni porta avanti il ricordo l’eredità e la memoria del giudice che guidò lo straordinario pool antimafia creato dal giudice Rocco Chinnici, assassinato da Cosa Nostra nel 1983, e composto da magistrati come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, anche quest’anno ha assegnato i suoi tradizionali “Premi della legalità”.E come ogni anno la Fondazione ha scelto alcuni protagonisti della lotta alla criminalità nei diversi settori istituzionali e della società civile: politica, giornalismo, istituzioni pubbliche, giustizia, forze dell’ordine, impresa, cultura e spettacolo, solidarietà sociale e professioni.

Uno di questi riconoscimenti è andato quest’anno alla famosa giornalista del TG1 Cinzia Fiorato.Insieme a lei è stato premiato anche Sergio De Caprio, ve lo ricordate?, “Ultimo”, già Comandante Ros, il carabiniere più famoso d’Italia, che nel 1993 arrestò Totò Riina, capo di Cosa Nostra. Tutto questo nell’ambito del trentunesimo Vertice Internazionale Antimafia che si è tenuto presso il Teatro Comunale di Mede, in provincia di Pavia, con il patrocinio della Regione Lombardia e Provincia di Pavia, dell’Osservatorio Mediterraneo Criminalità Organizzata e Mafia e di Pop-ilgiornalepopolare.it, partner dell’evento. Un premio questo di Cinzia Fiorato quasi scontato, meritatissimo, se non altro per il coraggio che la giornalista del TG1 ha dimostrato di avere nella sua vita professionale ma anche privata.

La giornalista, da sempre impegnata sia come cittadina che come professionista per la diffusione della cultura della legalità -è stato ricordato- “aveva subito a febbraio un attentato incendiario, la sua auto di famiglia era stata data alle fiamme al culmine di un’escalation di minacce e di insulti che Cinzia Fiorato subisce da anni nel quartiere della città dove è nata e dove è tornata a vivere, per il solo fatto di aver trovato il coraggio di denunciare il degrado, le gang, lo spaccio e tutto il mondo criminale che piano piano si è insinuando nella vita notturna di Monterotondo, troppo spesso e banalmente definita movida, ma che in realtà sta diventando una vera e propria emergenza in Italia”.

Critica è stata in più occasioni la posizione della stessa Cinzia Fiorato nei confronti di “chi spesso non si rende  conto di come la vendita senza regole di alcol in molti locali che spesso non rispettano le normative base del commercio, costituisca terreno fertile per fenomeni degenerativi della sicurezza urbana, che spalancano le porte alle infiltrazioni della criminalità, spesso anche organizzata”.

Le sue battaglie anche legali per stimolare l’intervento delle autorità locali nel ripristino della sicurezza e della legalità hanno attirato l’attenzione di chi nell’assenza di regole aumenta i suoi guadagni illeciti ed ecco che puntuali sono arrivati i primi atti ritorsivi e le prime intimidazioni. Un impegno di alto valore civile –è stato ricordato nel corso della cerimonia-che Cinzia Fiorato porta avanti anche per combattere la cultura dello sballo che consegna migliaia di ragazzi ogni anno alle cure del Servizio Sanitario Nazionale e che a volte fa danni irreparabili.

“Vedo ragazzi che spesso perdono completamente consapevolezza, restano in balia degli eventi, a volte vengono portati via dall’ambulanza, sotto l’effetto devastante di alcol e droga combinate - ha dichiarato sul palco del teatro di Mede la giornalista del servizio pubblico – e mi domando, ma che divertimento è?”.

La giornalista lo rimarca con forza: gli assembramenti di migliaia di giovani richiamano la presenza di spacciatori che sono l’ultimo anello di una catena ben più drammatica e devastante per il territorio, quella della criminalità organizzata, una situazione che rischia di sfuggire di mano e di favorire il rafforzarsi quotidiano di clan e cosche. Senza contare che, come dimostrato da molte inchieste nella capitale e non solo, i locali notturni a volte possono essere frutto di attività di riciclaggio.

Pochi mesi fa proprio a Monterotondo, città natale della giornalista un tempo definita “la piccola Parigi alle porte di Roma”, c’è stato il sequestro di 680 chili di cocaina provenienti dall’est europeo. È di pochi giorni fa la notizia del ritrovamento di una camera della tortura alla periferia di Roma, per chi non pagava i debiti di droga dove gli spacciatori dell’hinterland romano venivano sottoposti a ogni tipo di violenza. Un modo di procedere tipico della criminalità organizzata che deve allarmarci, dice la giornalista. Sono molte le indagini che ci raccontano un hinterland romano oramai terreno di conquista delle ‘ndrine.

“Si deve ricominciare dalla presenza dello Stato sul territorio, dalle grandi città ai piccoli centri” sintetizza Cinzia Fiorato. “Ciascuno deve fare la sua parte e se i locali rendono invivibile un quartiere l’amministrazione e la polizia locale hanno il compito di risolvere al più presto la situazione, alleviando le sofferenze di migliaia di cittadini. Oramai non è più solo un fatto di quiete pubblica, c’è molto di più e va detto. Se si lascia mano libera a questo degrado i quartieri si spopolano dai residenti e diventano enclave del crimine. I sindaci hanno poteri di intervento straordinari che la legge gli attribuisce e devono rendersi parte diligente e attiva di un’altra catena, quella della legalità. Non bisogna avere paura di richiamare tutti ai loro doveri, io spesso sono accusata di non capire le esigenze di divertimento dei giovani, al contrario, io voglio tutelare la loro salute, voglio che attraverso di loro non finiscano fiumi di denaro nelle tasche dei malfattori. Se non si capisce che la lotta alla droga passa prima di tutto per la lotta alla cultura dello sballo anche e soprattutto alcolico, non si capisce a quale pericolo si sottopongono quotidianamente i ragazzi, da sempre blanditi da chi sfrutta le loro fragilità per i propri interessi, si sa”.

Per Cinzia Fiorato il rischio più pesante è che si sottovaluti un problema esplosivo e che l’ordine pubblico e la legalità non possono essere considerate questioni solo a carico delle forze di polizia. “È una questione di scelte politiche coraggiose. Il degrado in cui versano alcune città e paesi italiani, dovuto alla cosiddetta movida selvaggia, diventata oramai una vera piazza di spaccio e consumo di droghe che da sempre sono fonte di guadagni stellari per le mafie, si sa, va combattuto con regolamenti cittadini, controlli e sanzioni amministrative. Non si può lasciare le città in balia di un fenomeno che da molto tempo non ha quasi più niente a che fare con il divertimento dei giovani. Per questo ripartire, per esempio, da orari di chiusura più stringenti e dalla presenza della polizia municipale anche di notte può fare la differenza”, conclude la giornalista. Come si fa a non darle ragione?


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