I Papi contro la Guerra, “La fumata bianca della pace”, e in diretta dal Donbass Stefania Battistini
Padre Federico Lombardi e Marco Politi presentano nella solenne cornice dell’Unar di Roma l’ultimo saggio di Giampiero Gamaleri, “La Fumata Bianca della pace”. Bellissima la lezione di Stefania Battistini dal fronte caldo dell’Ucraina.
di Pino Nano
Lunedì 03 Aprile 2023
Roma - 03 apr 2023 (Prima Pagina News)
Padre Federico Lombardi e Marco Politi presentano nella solenne cornice dell’Unar di Roma l’ultimo saggio di Giampiero Gamaleri, “La Fumata Bianca della pace”. Bellissima la lezione di Stefania Battistini dal fronte caldo dell’Ucraina.

Partiamo questa volta dall’autore, che è Gianpiero Gamaleri. Professore ordinario di “Sociologia dei processi culturali e comunicativi” già alla Sapienza e a Roma Tre, è attualmente docente di “Linguaggio dei nuovi media” all’Università Telematica Uninettuno, nonché visiting professor all’Università Pontificia della Santa Croce. È stato consigliere di amministrazione della Rai, della Triennale di Milano e del Centro Televisivo Vaticano. Ha introdotto in Italia il pensiero di McLuhan e di Postman.

Ha scritto tra l’altro tre raccolte delle omelie di Papa Francesco. L’uomo giusto, dunque, per raccontare “La voce dei dodici Papi contro la Guerra”, cosa che lui fa davvero alla grande nel suo ultimo libro “La fumata bianca della pace” presentato in forma direi quasi solenne all’UNAR di Roma da un grande vaticanista come Marco Politi e del sacerdote che dei Papi è stato per antonomasia il vero unico e storico portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, oggi Segretario della Fondazione Ratzinger.

Va detto subito che Giampiero Gamaleri non si smentisce neanche questa volta, ed è così che la presentazione del suo libro diventa alla fine una lezione di politica estera, di sociologia, di antropologia, di dottrina della Chiesa, insomma tutto quello che può ruotare attorno al mondo Vaticano. Il libro, in questo caso, ne è soltanto una scusa e un paravento.

Esaltante la partecipazione in diretta Skype dall’Ucraina della giornalista Stefania Battistini, inviata di guerra del TG1 che ha regalato a Gamaleri una lezione di giornalismo sul campo, il racconto appassionato e accorato di una reporter di guerra alle prese con una realtà che non sempre la televisione o i media riescono a raccontare fino in fondo e nella loro esatta dimensione. Una sorta di diario personale, a spasso ogni giorno e da quasi un anno per i paesi distrutti dalla guerra, costretta dal mestiere al confronto continuo con la “puzza dei cadaveri delle fosse comuni” e le barbarie perpetrate dai bombardamenti russi su popolazioni inermi, dove la morte regna sovrana e incontrollata e dove lo spirito della libertà del popolo ucraino sovrasta la guerra e ogni forma di violenza. Una vera e propria lectio magistralis sulla guerra nel Donbass, dalle trincee di Donec'k, Luhans'k, Horlivka, Slov''jans'k e Kramators'k. Trentacinque minuti di diretta Skype, tutti d’un fiato, in cui la giornalista del TG1 scortica il tema della guerra con una padronanza ed una umanità che sono il più bel regalo che Gamaleri potesse aspettarsi per la festa del suo saggio.

-Professor Gamaleri, ma come sarebbe il nostro mondo se dalla Grande Guerra ad oggi fossero stati ascoltati gli appelli dei Papi contro la guerra?

“È l’interrogativo che mi sono posto raccogliendo i loro richiami alla pace dalla metà dell’Ottocento fino ad oggi. Sono dodici papi, da Pio IX fino a papa Francesco. E Vedendoli riuniti in un solo testo colpisce l’assoluta coerenza delle loro parole e iniziative, ispirate non solo dal profondo senso religioso della loro fede cristiana ma anche da una partecipazione appassionata alle vicende del proprio tempo. Nel pensare al titolo di questo libro mi sono chiesto se usare il singolare o il plurale: “la voce o le voci” di dodici Papi? Raccogliendo i loro documenti non ho avuto dubbi: si è trattato e si tratta di una sola voce, anzi di un unico “grido” che purtroppo è rimasto inascoltato in tutto l’arco di tempo che abbiamo preso in esame”.

-Undici Papi insieme, un esperimento azzardato, non crede Professore?

“Cosa vuole che risponda? Si tratta di un periodo che prende le mosse dalla figura di Pio IX il cui lungo pontificato, dal 1844 al 1878, ha coperto il grande evento dell’Unità d’Italia e quindi anche della caduta del potere temporale pontificio. Un suo documento molto significativo fu la “Locuzione” del 29 aprile 1848 che testimonia tutto il travaglio di questo papa che è stato pienamente consapevole dei punti estremi dell’opinione pubblica di allora, divisa tra quanti all’inizio auspicarono addirittura che egli stesso si mettesse a capo dei moti per l’unità d’Italia, e quanti successivamente lo considerarono la massima espressione delle posizioni reazionarie e conservatrici. Quel documento ben testimonia anche la sofferenza personale di un’autorità religiosa gettata nel vortice di un cambiamento epocale. E dimostra nel contempo come in quel turbine di eventi e di passioni egli abbia saputo sempre tenere ben fissa la barra del timone della Chiesa orientandola verso l’orizzonte della pace e di una convivenza civile volta al rispetto della persona umana”.

-Padre Federico Lombardi le ha fatto i suoi complimenti, entusiasmante è stato il giudizio di Marco Politi, ma alla fine quale è il bilancio reale della sua analisi?

“Mi chiede se è possibile trarre un bilancio degli sforzi dei Papi per la pace e contro la guerra? Vede, il loro impegno è stato coerente e inequivocabile. I risultati purtroppo contraddittori. Ricordiamo alcuni insuccessi, come quelli di Benedetto XV che nel 1917 si era spinto a proporre un concreto piano di pace alle grandi potenze che non gli dettero neppure risposta. Oppure Giovanni Paolo II che scongiurò l’inizio delle due Guerre del Golfo, del 1991 e del 2004 senza successo, lui che aveva fatto crollare pacificamente il Muro di Berlino. Ma in altri casi quelle parole scossero le coscienze, come quando Giovanni XXIII contribuì a far fermare da Krusciov il convoglio di navi che portava i missili a Cuba, scongiurando un conflitto nucleare. Una cosa rimane sicura: tutti questi grandi personaggi hanno pregato e hanno fatto pregare tanto per la pace. E questo ha un grande effetto anche se non appartiene alla “cose visibili” ma alle “cose invisibili”.


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