Ismea: aumentano i consumi di carne suina, +3,7% in 6 mesi

Aumentano anche i consumi dei salumi, +3%.

(Prima Pagina News)
Martedì 04 Novembre 2025
Roma - 04 nov 2025 (Prima Pagina News)

Aumentano anche i consumi dei salumi, +3%.

"La produzione UE di carne suina è in lieve crescita nei primi sei mesi del 2025 (+1,6% rispetto a gennaio-giugno 2024), grazie al progressivo rientro dell'emergenza PSA (Peste suina africana) e al recupero dell'offerta in alcuni dei principali paesi produttori (Spagna +5,1%, Germania +0,8%, Polonia +4,5%).

Dopo la sostanziale stabilità dello scorso anno, le esportazioni UE di prodotti suinicoli hanno ricominciato a crescere (+1,6% in volume nel primo semestre 2025), soprattutto grazie alla ripresa dei flussi diretti in Cina (+3,9% nel periodo gennaio-giugno 2025).

La tensione sui prezzi degli animali vivi è attenuata rispetto allo scorso anno, registrando nei primi sei mesi del 2025 un -8,1% nei listini dei suini da macello e un -11,2% su quelli dei suinetti".

E' quanto emerge dal report Tendenze Carni Bovine e Suine di Ismea.

"In Italia, l'offerta di capi avviati al macello nella prima metà del 2025 è risultata leggermente inferiore allo scorso anno (-0,5%), in parte per il persistere di problematiche sanitarie e in parte per l'aumento dei costi dei mangimi.

Dopo il rientro delle quotazioni dei principali cereali destinati all'alimentazione del bestiame, nei primi sei mesi del 2025, si è infatti registrata una nuova spinta al rialzo, soprattutto per il mais (+14% nel periodo gennaio-giugno) e l'orzo (+26%). In calo, invece, i prezzi dei ristalli (-10,8% per i suinetti di 30 kg)", si legge.

"La minore offerta di capi sta contribuendo a una progressiva risalita dei prezzi dei capi, che per i suini 160-176 kg nel circuito tutelato sono arrivati allo stesso livello di un anno fa (1,90 euro/kg peso vivo a giugno 2025). Nella fase all'ingrosso, i prezzi delle cosce fresche destinate al circuito tutelato (produzione di salumi tipici) risultano mediamente in calo rispetto allo scorso anno (-3,7% nel periodo gennaiogiugno 2025) e una dinamica anche più accentuata si registra per i tagli destinati al consumo fresco (-9,2% per il lombo taglio Padova), influenzati sia dalla contrazione dei prezzi delle carni di importazione sia da una domanda domestica piuttosto debole", continua.

"Nel 2024 il settore suinicolo ha registrato un nuovo record, con un fatturato all'estero che ha superato i 2,5 miliardi di euro (+7,9% rispetto al 2023), a fronte di una crescita anche dei volumi di carni e preparazioni che hanno varcato i confini nazionali (+5%). A trainare le esportazioni sono stati soprattutto i prosciutti disossati (+7,9% in volume e +8,5% in valore rispetto al 2023) e salami e salsicce (+14% in volume e +11,2% in valore); risultati soddisfacenti anche per mortadella e prosciutti cotti (rispettivamente +15% e +8% in valore).

Tra le prime cinque destinazioni per i salumi italiani, Francia e Stati Uniti sono stati i due mercati più dinamici del 2024 con una crescita a due cifre in termini di valore (rispettivamente +14,5% e +20%); meno vivace la domanda tedesca, che si conferma tuttavia la prima destinazione per il segmento degli insaccati. Il 2025 vede una conferma dei salumi italiani sui mercati esteri con un ulteriore aumento del fatturato (+5,7% in valore nei primi sei mesi), ma sul fronte dei volumi si segnala una battuta d'arresto (-0,6%) - soprattutto per i prosciutti disossati - in parte a causa del persistere di barriere sanitarie in alcuni mercati strategici (come il Giappone) in parte a causa della politica protezionistica statunitense.

Per quanto riguarda le importazioni, nei primi sei mesi si è registrato un calo degli acquisti sia di cosce fresche destinate all'industria dei prosciutti (-1,4% in volume) sia di suini vivi (-5%)".

"Nei primi sei mesi del 2025, grazie alla maggiore convenienza si è registrato un recupero degli acquisti da parte delle famiglie italiane di carni suine fresche (+3,7% in volume). In aumento anche i consumi di salumi (+3,1% in volume), con una crescita generalizzata che ha interessato tutte le principali categorie, sebbene meno accentuata per i prodotti di fascia alta".

"Con la recente autorizzazione da parte della Commissione Europea alla rimozione delle restrizioni per la PSA negli allevamenti suinicoli presenti nelle province lombarde di Lodi e Pavia e in quelle piemontesi di Novara e Alessandria, gli operatori della filiera suinicola nazionale ritrovano prospettive positive. Tuttavia, alcune criticità persistono a livello globale, soprattutto con riferimento alla chiusura per motivi sanitari dei mercati asiatici per i prosciutti stagionati e all'introduzione dei dazi USA che continua a rappresentare la prima destinazione extra-UE dei salumi italiani", prosegue. 

"Secondo i dati della Commissione Europea nei primi sei mesi del 2025 la produzione di carni bovine dell'Ue si è ridotta del 3,2%, dopo il lieve recupero del 2024 (+3%). Il calo ha interessato quasi tutti i paesi, in particolare Germania e Paesi Bassi (rispettivamente -7,9% e -13%).

Il settore continua a essere pesantemente influenzato da fattori sanitari che mantengono alta la tensione sui prezzi, che in media raggiungono nel mese di luglio incrementi del 30% su base annua. In controtendenza rispetto agli altri paesi europei, nei primi sei mesi del 2025 la produzione italiana di carne bovina ha evidenziato un incremento del 3,4% dei volumi, dopo il +6,3% del 2024, a fronte di una lieve flessione dei capi macellati.

Le importazioni di broutards da ingrasso nel primo semestre 2025 si sono ridotte rispetto all'analogo periodo del 2024, soprattutto nel secondo trimestre; pertanto, si prevede una riduzione dell'offerta di vitelloni da macello negli ultimi mesi dell'anno".

"Nei primi sei mesi del 2025 è proseguita la crescita dei prezzi all'origine dei vitelloni da macello, seppur in misura più contenuta (+20% rispetto al primo semestre 2024) e graduale rispetto a quella dei ristalli (+26%); ad agosto il prezzo dei vitelloni è stato al di sopra del 25% rispetto a quello di agosto 2024. Anche i prezzi all'ingrosso per le carni di vitellone hanno seguito un andamento di costante crescita rispetto ai valori di inizio anno, con un incremento del 10% su base annua nel primo semestre 2025", si legge ancora.

"Nei primi sei mesi del 2025 le importazioni di bovini da allevamento (per il 77% giovenche e broutards) si sono ridotte del 4,4% dopo l'aumento dell'11% nel 2024. Il calo è legato all'aumento dei prezzi e alla ridotta disponibilità di capi da ingrasso in Francia, dovuta alla diminuzione delle vacche nutrici e ai problemi sanitari. La domanda per questi animali è in crescita, anche da parte degli stessi allevatori francesi, che puntano sull'ingrasso locale.

Ci sono i primi segnali di diversificazione dei fornitori, con un incremento delle importazioni da Repubblica Ceca (+33%), Irlanda (+20%) e Polonia (+2%) a sostituzione degli arrivi dalla Francia. Sul fronte delle carni, le importazioni in volume dopo il +4,6% del 2024, nel primo semestre 2025 sono diminuite del 2% su base annua.

La flessione è sintesi di un calo delle fresche (-3,6%) e di un incremento delle congelate (+7,2%). Per le carni fresche, crescono le importazioni da Polonia e Francia, mentre calano quelle da Spagna e Irlanda. Per le congelate, aumentano i volumi da Argentina e Uruguay, mentre diminuiscono quelli dal Brasile, che resta comunque il principale fornitore con oltre il 50% delle carni congelate importate", prosegue il report.

"Nel primo semestre del 2025 le quantità di carni bovine acquistate dalle famiglie italiane sono leggermente diminuite rispetto ai primi sei mesi del 2024 (-0,4%), proseguendo sulla scia del 2024(-0,8%). La spesa destinata al segmento nello stesso periodo è aumentata del 7,7%, spinta dalla crescita dei prezzi medi (+8,1%).

Le carni rappresentano un'importante voce nella lista della spesa alimentare delle famiglie italiane. In particolare, le bovine, che rappresentano in volume il 29% delle carni nel carrello, da sempre hanno il prezzo più elevato tra le carni. Da un lato la ricerca di proteine nobili sta prendendo sempre più piede, dall'altro il fattore prezzo continua giocare un ruolo determinante, a sfavore delle referenze bovine, che sono le uniche a segnare una lieve perdita dei volumi a fronte di suine ed avicole che invece crescono".

"Obiettivi primari per la filiera bovina italiana restano, oltre ad una maggiore autosufficienza produttiva sul fronte dei ristalli, anche una migliore riconoscibilità del prodotto di qualità e una maggiore aggregazione e compattezza tra gli anelli della filiera. Una particolare attenzione sarà rivolta, nei prossimi mesi, al controllo delle emergenze sanitarie, che sempre più frequenti e inaspettate influenzano il mercato; importante in questo momento progettare e prevedere azioni concrete su vaccini, protocolli sanitari e strumenti assicurativi.

Sul fronte delle politiche, a luglio 2025 il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge "ColtivaItalia" che prevede 1,05 miliardi di euro destinati al consolidamento e allo sviluppo del settore agricolo. All'interno del provvedimento, 300 milioni sono destinati al piano "Allevamento Italia", con l'obiettivo di potenziare la produzione di carne bovina e la linea vacca-vitello riducendo la dipendenza dalle importazioni. Inoltre, il disegno di legge prevede una moratoria di 12 mesi sulla quota capitale delle rate di mutui e altri finanziamenti a rimborso rateale in scadenza nel 2026 per le imprese agricole colpite da epizoozie nel 2025".


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