Italia Cinquanta: moda e design. Nascita di uno stile
E’ nei favolosi anni ’50 che nasce il mito del Made in Italy che non si è mai offuscato ed è riuscito addirittura a imporre l’Italia nei settori più disparati.
di Paola Pucciatti
Mercoledì 15 Marzo 2023
Gorizia - 15 mar 2023 (Prima Pagina News)
E’ nei favolosi anni ’50 che nasce il mito del Made in Italy che non si è mai offuscato ed è riuscito addirittura a imporre l’Italia nei settori più disparati.

La mostra “Italia Cinquanta. Moda e design. Nascita di uno stile” è promossa e organizzata da ERPAC FVG - Ente Regionale per il Patrimonio Culturale del Friuli Venezia Giulia, attraverso il suo Museo della Moda e delle Arti applicate di Gorizia.

L’esposizione avrà luogo, dal 21 marzo al 27 agosto 2023,  nel sontuoso Palazzo Attems Petzenstein, nel cuore di Gorizia, futura Capitale europea della cultura, nel 2025, insieme a Nova Gorica.

Questa grande esposizione curata da Carla Cerutti, Enrico Minio Capucci e Raffaella Sgubin, affiancati nel lavoro da un nutrito gruppo di importanti specialisti, rilegge quel momento storico alla luce di due specifiche componenti: la moda e il design, comprendendo in quest’ultimo anche la tradizione delle arti applicate, punto di forza della produzione italiana grazie anche alla grande artigianalità dell’epoca che ha fatto grande il Made in Italy nel mondo.

Non manca certo il cinema che di quell’Italian Style fu un potentissimo mezzo di amplificazione planetaria.

L’arco temporale che si ripercorre nel corso della mostra è, idealmente, quello che intercorre tra le elezioni del 18 aprile 1948 e le Olimpiadi di Roma del 1960, un periodo di rinascita economica e culturale, di grande fecondità sia dal punto di vista industriale che artistico e artigianale, momento aurorale del design italiano che sarebbe divenuto celebre come “Made in Italy”.

Gli anni Cinquanta rappresentano per la moda un decennio di fondamentale importanza, tanto che al 1951 si fa risalire la nascita ufficiale della moda italiana, grazie all’iniziativa illuminata di Giovan Battista Giorgini, imprenditore che ebbe l’intuizione di riunire a Firenze i più importanti talenti creativi del momento, selezionati tra quelli che sceglievano di non ispirarsi alle tendenze provenienti da Parigi, che sin dal Settecento era considerata la patria della moda.

Cominciava così la favolosa stagione della Sala Bianca di Palazzo Pitti, scenografia d’eccezione di sfilate che radunavano i compratori di tutto il mondo ponendo le basi del fenomeno dell’Italian Fashion Style.

Nella mostra sarà esposta una selezione dei più significativi modelli di abiti e accessori tra i quali le creazioni di Emilio Schuberth, Roberto Capucci, Simonetta, Alberto Fabiani, le Sorelle Fontana, Jole Veneziani, Gattinoni, Biki, Curiel, Marucelli, Gucci e Salvatore Ferragamo.

Clienti di queste maison le stelle del cinema hollywoodiano come: Ava Gardner, Marilyn Monroe, Elizabeth Taylor, Esther Williams oltre a Sophia Loren, Gina Lollobrigida ed Elsa Martinelli.

Al termine del decennio aprirà il suo atelier Valentino.

Ingredienti unici e sapientemente miscelati, sul piano internazionale, per la nascente moda italiana: patrimonio culturale italiano, artigianalità di altissimo livello e produzioni cinematografiche.

Se le capitali nazionali della moda erano Roma, Firenze e Milano, a nordest si preparavano dei talenti creativi destinati a grandi successi.

Il triestino Renato Balestra, all’epoca, era un apprezzato disegnatore per Schuberth e le Sorelle Fontana, ma avrebbe aperto un proprio atelier alla fine del decennio.

A Milano  era già nota Gigliola Curiel.

Mila Schön e Ottavio Missoni, entrambi dalmati, si affacciavano sulla scena della moda proprio negli anni Cinquanta per trionfare nel decennio successivo.

La sezione Moda, è curata da Enrico Minio Capucci e Raffaella Sgubin con la partnership della Fondazione Roberto Capucci e la collaborazione dell’Archivio della Moda italiana di Giovan Battista Giorgini e dello CSAC (Centro Studi e Archivio della Comunicazione) dell’Università di Parma.

I capi in mostra arriveranno dalla Collezione Enrico Quinto e Paolo Tinarelli, dalla Fondazione Roberto Capucci, dagli archivi delle maison, dal Museo Salvatore Ferragamo, dall’Associazione Germana Marucelli e dalla Fondazione Micol Fontana.

La sezione Design e Arti Applicate, curata da Carla Cerutti con la consulenza scientifica dell’Associazione degli Archivi delle Arti Applicate Italiane del XX secolo,  ospiterà circa 150 pezzi, provenienti da collezioni pubbliche e private  spaziando dai mobili alle lampade, dalle ceramiche ai vetri, dai metalli alle stoffe d’arredamento, ai tappeti e agli arazzi, scegliendo tra le eccellenze più esemplificative del periodo, sia dal punto di vista creativo che innovativo.

Si potranno ammirare i mobili disegnati da: Franco Albini, Gio Ponti, Osvaldo Borsani, Gastone Rinaldi, Carlo Mollino, Ico Parisi, Marco Zanuso, Vico Magistretti, Luigi Caccia Dominioni; realizzati da: Poggi, Cassina, Fornasetti, Arflex, Azucena, Tecno, Fontana Arte, Rima; le lampade all’avanguardia di: Gino Sarfatti, Angelo Lelii, Max Ingrand e dei fratelli Castiglioni; le ceramiche affidate alla produzione industriale da Guido Andloviz, Antonia Campi, Giovanni Gariboldi, Piero Fornasetti, Ettore Sottsass e quelle più “di nicchia” create da Guido Gambone, Guerrino Tramonti, Salvatore Meli, Pietro Melandri, Alessio Tasca, Clara Garesio, la San Polo o, ancora, quelle “d’autore” di Lucio Fontana, Fausto Melotti e Leoncillo Leonardi.

Per la ricchissima e straordinaria produzione muranese sarà presente il meglio della Venini & C. (Fulvio Bianconi e Paolo Venini), di Aureliano Toso (Dino Martens), di Barovier & Toso (Ercole Barovier), e di Archimede Seguso, oltre ai vetri sommersi di Flavio Poli per Seguso Vetri d’Arte e le preziose reazioni policrome di Giulio Radi.

Completano il quadro innovativo dell’arredamento preziosi smalti di Paolo De Poli e dello Studio Del Campo, alcuni su disegno di Gio Ponti, argenti di Lino Sabattini, Eros Genazzi e la nuova produzione industriale in acciaio di Sambonet e di Alessi.

Non potevano mancare, a corredo di tutto ciò, stoffe, tappeti e arazzi: dalla rutilante fantasia di Piero Fornasetti ai bozzetti, ai tessuti e agli arazzi di Oscar e Fausto Saccorotti, Enrico Paulucci ed Emanuele Rambaldi per MITA, i cotoni stampati di JSA e della MTS, i tappeti “d’autore” del laboratorio di Renata Bonfanti.

Contribuiscono a ricreare l’atmosfera degli anni del boom alcuni esempi iconici di design industriale, come il televisore orientabile Phonola 17/18 del 1956, l’orologio meccanico Cifra 5 di Solari e inoltre la macchina da scrivere Olivetti Lettera 22 del 1950 e la macchina da cucire Necchi Mirella del 1957, entrambe disegnate da Marcello Nizzoli e premiate con il Compasso d’Oro, il più autorevole premio mondiale di design, istituito nel 1954. A questo tema sarà dedicata una sezione della mostra.


RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright Prima Pagina News

Gorizia
Italia Cinquanta
moda
Palazzo Attems
PPN
Prima Pagina News

APPUNTAMENTI IN AGENDA

SEGUICI SU