La riforma della prescrizione tra populismi e legalità.

Non si tratta di uno strumento per difendere colpevoli evitando processi e condanne

(Prima Pagina News)
Giovedì 13 Febbraio 2020
Roma - 13 feb 2020 (Prima Pagina News)

Non si tratta di uno strumento per difendere colpevoli evitando processi e condanne

di Gianni Dell'Aiuto

Facciamo un indispensabile passo indietro. Nell’antica Grecia già era stato previsto un termine di prescrizione per tutti i reati, salvo l’omicidio e alcune fattispecie di crimini contro lo Stato. Demostene ci informa anche che si trattava di una norma volta anche a proteggere i cittadini dai sicofanti, gli accusatori di professione, spesso prezzolati per togliersi dalle scatole un nemico.

La prescrizione, cerchiamo di averlo sempre presente, non è uno strumento messo a disposizione di avvocati che difendono colpevoli e ricorrono ad ogni più vile e bieco mezzo per non affrontare il processo e evitare una condanna al proprio assistito.

Si tratta fin dai tempi di Cesare Beccaria di un istituto giuridico che contribuisce non poco a salvaguardare quel principio giuridico che è la certezza del diritto. Il giurista e filosofo milanese metteva in guardia dal pericolo che non venisse erogata prontamente una pena, ma anche da quello che i giudici potessero divenire legislatori se dovessero decidere del tempo necessario per provare un delitto.

Un messaggio di saggezza che una parte della politica e della magistratura sembra non vogliano cogliere, interessate più a difendere posizioni demagogiche la prima e di forza nel processo la seconda. Probabilmente l’istituto della prescrizione in sede penale deve essere oggetto di una riflessione, ma questa non può prescindere da una preventiva riforma del sistema della Giustizia, forse anche del processo penale.

Ma è decisamente più opportuno lavorare alla prima, mediante gli strumenti ed i mezzi messi a disposizione dell’attuale apparato, e attendere che alla seconda lavori un parlamento più stabile, che non si faccia condizionare dagli umori e dalle pance delle piaze, o peggio ancora della rete, e che, magari, sia guidata da un ministro competente e che sia in grado di parlare di diritto con cognizione di causa.

Le ultime uscite di Bonafede sullo sciagurato “lodo Conte” da applicare alla riforma, sono ancora una volta sintomatiche di una scarsa conoscenza della materia.

Ed applicare questo pasticciato rattoppo alla riforma della prescrizione così come concepita, vuol dire aggiungere ulteriori elementi di incostituzionalità ad una norma già gravemente contraria non solo alla nostra Costituzione, ma anche ad altri principi di valore sovranazionale contenuti, ad esempio, nella Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea.

Non erano mancate voci autorevoli in tal senso già prima che, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, anche alcuni magistrati mandassero pesanti segnali al Governo del concreto rischio di far approvare una norma non solo inutile, ma destinata a cadere sotto la mannaia della Corte Costituzionale alla prima occasione.

Le Camere Penali, che qualche giornalista (a suo tempo salvato proprio dalla prescrizione) ha cercato di denigrare scadendo in puerili distorsioni del loro nome, hanno portato avanti la loro battaglia e il loro presidente ha ribadito punto su punto ai sostenitori della riforma in un confronto con il magistrato paladino del giustizialismo e fautore di una presunzione di colpevolezza contraria ad un altro principio basilare della Costituzione.

Come altro definire chi sostiene come non esistano innocenti, ma solo colpevoli non scoperti?. Il dibattito resta aperto, ma nella attuale sempre più debole maggioranza, si è levata la voce di Renzi che ha avvertito Bonafede di come possano esistere rischi se volesse proseguire su questa strada.

E’ lo stesso avviso che gli viene lanciato dal mondo del Diritto. I danni che comporterebbe l’approvazione di questa riforma, ancor più se annacquata dal lodo Conte, potrebbero essere ben più gravi per il paese, che si esporrebbe anche ad ulteriori sanzioni e condanne da parte dell’Europa.


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